“Non possiamo abbandonare i lavoratori o veder svendere Ilva al primo privato che vuole approfittarne”. Parola di Matteo Renzi, all’assemblea dei senatori del Pd di questa mattina.
Ma non e’ forse questo, al momento, il più urgente problema del gruppo siderurgico. Il commissario dell’Ilva, Piero Gnudi, nel corso di una audizione parlamentare ha infatti avvertito che: primo, le casse sono a secco; secondo, nelle attuali condizioni di sequestri, e’ molto difficile che un qualunque privato voglia rilevare gli impianti. “Oggi i denari li abbiamo finiti – ha sottolineato Gnudi – abbiamo pagato gli stipendi di novembre e abbiamo la possibilità di pagare gli stipendi di dicembre, ma più in là facciamo fatica ad andare”. Quanto ai possibili acquirenti, altra doccia fredda: “Il 75% dell’impianto è sotto sequestro – ha detto ancora Gnudi – e se non risolviamo questo problema nessuno comprerà mai un’azienda sotto sequestro. Bisogna trovare una soluzione che va al di là del commissariamento”.
“C’è l’interesse di potenziali acquirenti – ha spiegato il commissario straordinario dello stabilimento di Taranto – e con alcuni abbiamo cominciato la due diligence: con un gruppo brasiliano, due indiani, un fondo americano e l’italiana Arvedi. Queste trattative hanno portato a due manifestazioni di interesse, da Arvedi e ArcelorMittal, che pongono però il gravissimo problema” del sequestro degli impianti. Se non risolviamoquesta situazione dello stabilimento sotto sequestro, nessun privato se lo comprerà mai”. È necessario, ha spiegato Gnudi, “un decreto che modifichi la legge Marzano sul modello Alitalia e preveda quelle norme ambientali che erano previste nel primo decreto del commissariamento governativo. Dopodichè si deciderà che fare. Un’ipotesi sul tavolo – ha aggiunto il commissario straordinario dell’Ilva – è che ci sia un soggetto, che non può essere che pubblico, che prende in affitto l’azienda e cerca di risolvere il problema ambientale e quello con la magistratura”. Gnudi ha infine annunciato che il governo e la procura di Milano stanno trattando con le autorità svizzere per far tornare in Italia i soldi sequestrati alla famiglia Riva, 1,2 miliardi di euro depositati nelle banche elvetiche. Soldi che, ha sottolineato il commissario, sono in Svizzera “legalmente, perchè erano stati scudati” con lo scudo fiscale per il rientro dei capitali. Solo una piccolissima parte, meno di 200 milioni, sono gia’ rientrati in patria.