Dal 2008 c’è stata una flessione degli investimenti di circa un quarto. E’ quanto emerge dal capitolo “La società italiana al 2014” del 48esimo Rapporto Censis, nel quale si specifica però come i conti delle imprese che ce l’hanno fatta non siano peggiorati, ma in alcuni casi anche migliorati.
“Dal 2008 – spiega il Rapporto – si è registrata una flessione degli investimenti di circa un quarto. Si sono ridotti gli investimenti in hardware (-28,8%), costruzioni (-26,9%), mezzi di trasporto (-26,1%), macchinari e attrezzature (-22,9%). Se si prende a riferimento il 2007, si può dire che da allora fino al 2013 c’è stata una mancata spesa cumulata anno dopo anno per investimenti superiore a 333 miliardi di euro (più di quanto previsto dal piano Juncker)”.
“L’incidenza degli investimenti fissi lordi sul Pil si è ridotta al 17,8% – aggiunge il Censis -: il minimo dal dopoguerra (16,4% nel 1947, 17,3% nel 1948, poi 19,1% nel 1949). Ma a una così accentuata flessione delle spese produttive, determinata dalla recessione e dalle aspettative negative, non ha corrisposto un analogo peggioramento dei conti delle imprese che ce l’hanno fatta”.
“Dal 2008 a oggi il margine operativo lordo delle imprese si è mantenuto elevato – prosegue il Rapporto – e a tratti crescente. Il patrimonio netto delle imprese è aumentato negli anni della crisi arrivando a pesare nel 2013 5,8 volte l’ammontare degli investimenti effettuati. Questa discrasia tra risorse disponibili e ciclo declinante delle spese produttive non ha precedenti e appare inutile cercarne le cause nel razionamento del credito, visto che è in calo la stessa domanda di provvista finanziaria, mentre cresce la liquidità delle imprese (circolante e depositi)”.
“Le risorse liquide disponibili sono passate dai 238 miliardi di euro del 2008 ai 279 miliardi del 2013 (+17,3%) – conclude il Rapporto -. Se il grande capitalismo familiare italiano appare quasi sotto assedio, con molti marchi ceduti ad aziende straniere e fasi travagliate di ridefinizione della governance interna, resta una carta vincente per il Paese il microcapitalismo di territorio. Ancora nel primo semestre del 2014 le esportazioni degli oltre 100 distretti industriali (che contribuiscono per più di un quarto del valore aggiunto manifatturiero del Paese) sono cresciute del 4,2%, in termini tendenziali, a fronte di un incremento dell’1,2% dell’export manifatturiero complessivo”.


























