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Home - Senato - Commissione Lavoro, previdenza sociale (I lavori della settimana)

Commissione Lavoro, previdenza sociale (I lavori della settimana)

17 Novembre 2014
in Senato

114ª seduta: martedì 18 novembre 2014, ore 15,30
115ª seduta: mercoledì 19 novembre 2014, ore 15

ORDINE DEL GIORNO

PROCEDURE INFORMATIVE

Interrogazioni

IN SEDE REFERENTE

I. Esame del disegno di legge:
CASSON ed altri. – Misure sostanziali, processuali e previdenziali a tutela delle vittime, a qualsiasi titolo, dell’amianto – Relatrice alla Commissione SPILABOTTE
(Pareri della 1a, della 2a, della 4a, della 5a, della 8a, della 10a, della 12a e della 13a Commissione)

(1645)

II. Seguito dell’esame congiunto dei disegni di legge:
1. CASSON ed altri. – Norme a tutela dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente dall’amianto, nonché delega al Governo per l’adozione di un testo unico in materia di amianto
(Pareri della 1ª, della 2ª, della 4ª, della 5ª, della 6ª, della 7ª, della 8ª, della 9ª, della 10ª, della 12ª, della 13ª e della 14ª Commissione)

(8)

2. SCILIPOTI. – Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di eliminazione dell’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni, all’amianto e alle altre sostanze dannose per la salute nei luoghi di lavoro
(Pareri della 1ª, della 2ª, della 5ª, della 12ª e della 13ª Commissione)

(631)

3. Ivana SIMEONI ed altri. – Disposizioni per il recepimento della direttiva 2009/148/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con un’esposizione all’amianto durante il lavoro, nonché modifica all’articolo 47 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326 (Fatto proprio dal Gruppo parlamentare Movimento 5 Stelle, ai sensi dell’articolo 79, comma 1, del Regolamento)
(Pareri della 1ª, della 2ª, della 4ª, della 5ª, della 7ª, della 12ª, della 13ª e della 14ª Commissione)

(1268)

– Relatrice alla Commissione SPILABOTTE

INTERROGAZIONI ALL’ORDINE DEL GIORNO

CATALFO, PAGLINI, PUGLIA, BERTOROTTA – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – 
Premesso che:
8.000 lavoratori dei servizi della formazione professionale e degli sportelli multifunzionali siciliani si trovano in un grave ed insostenibile stato di precarietà, vedendo disattesi il rispetto e l’applicazione di tutte le garanzie occupazionali. Da diversi mesi i lavoratori non percepiscono lo stipendio, pertanto il mancato recupero diretto di tutte le somme arretrate (da 14 a 28 mesi) loro spettanti ha creato una situazione di emergenza assoluta per le famiglie interessate;
a questo si aggiunge la sospensione del pubblico servizio per ciò che attiene all’erogazione delle politiche attive del lavoro, compreso la “Youth guarantee” (programma europeo per favorire l’occupabilità e l’avvicinamento dei giovani al mercato del lavoro), e all’attivazione e al proseguimento dei percorsi di obbligo d’istruzione e formazione. Ciò comporta un grave danno per lo Stato, per i disoccupati e per gli allievi che spesso appartengono a categorie sociali che devono essere tutelate e protette come propone l’Europa con la lotta all’esclusione sociale;
considerato che:
la Commissione europea ha adottato il programma operativo nazionale per l’implementazione in Italia dell’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile, la cosiddetta Garanzia giovani, il piano da 6 miliardi di euro che si ripropone di assicurare che ogni giovane fino a 25 anni (da noi fino a 29) riceva un’offerta qualitativamente valida di lavoro, di istruzione o di formazione entro 4 mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’abbandono dell’istruzione formale. In tutto ne beneficeranno i 20 Stati membri che hanno regioni in cui la disoccupazione giovanile supera il 25 per cento;
la European youth guarantee è un nuovo meccanismo contro la disoccupazione giovanile che riguarda 5,7 milioni di giovani europei. Il programma prevede che tutti i giovani europei sotto i 25 anni ricevano un’offerta di lavoro (apprendistato, tirocinio, impiego o altra fase formativa) entro 4 mesi dalla fine degli studi o, se già lavoravano, dall’inizio del periodo di disoccupazione;
quello italiano è il secondo programma operativo adottato dall’Esecutivo dopo quello francese. Il nostro Paese mobiliterà in totale 1,5 miliardi di euro di cui 1,1 miliardi proverranno da Bruxelles, giungendo sia dall’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile, di cui l’Italia è il secondo maggior destinatario con più di 530 milioni di euro che verranno utilizzati in quasi tutte le Regioni sotto il coordinamento del Ministero del lavoro, sia dal Fondo sociale europeo;
il programma dell’Italia che attua l’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile dovrebbe interessare più di mezzo milione di giovani italiani che non lavorano, non studiano o non sono in formazione;
ai beneficiari dovrebbe essere offerta un’ampia gamma di azioni su misura: sessioni d’informazione e di orientamento; formazione professionale, collocamenti lavorativi, apprendistati, in particolare per i più giovani, tirocini, promozione del lavoro autonomo e dell’imprenditorialità, opportunità di mobilità professionale su scala transnazionale e territoriale e un sistema basato sul servizio pubblico con la possibilità di certificare l’acquisizione di nuove competenze;
le Regioni sono gli attori fondamentali da cui dipende il successo di questo programma, sta a loro il compito di progettare interventi rispondenti alle loro esigenze specifiche, interventi che siano coerenti con il contesto socioeconomico locale. Tali interventi dovranno avere il sostegno in particolare dei servizi pubblici per l’impiego al fine di fornire adeguate misure di attivazione dei programmi nazionali;
considerato inoltre che:
l’interruzione del pubblico servizio con l’eliminazione del personale specializzato degli sportelli multifunzionali dai CPI (centri per l’impiego) ha prodotto la mancata applicazione di tutte le attività previste dalla “legge Fornero” (legge n. 92 del 2012) sull’orientamento e sulle politiche attive del lavoro, ovvero incontro domanda e offerta, per cui i lavoratori in stato di cassa integrazione, mobilità e disoccupati in genere avrebbero dovuto godere dei servizi specialistici per il reinserimento e l’inserimento nel mondo del lavoro, disattendendo la legge n. 147 del 2013 (legge di stabilità per il 2014), nonché il blocco delle attività collegate alla “Garanzia giovani” e all’obbligo di istruzione e informazione;
il mancato rispetto delle leggi regionali siciliane n. 24 del 1976 e n. 25 del 1993, dell’art. n. 34 del contratto collettivo nazionale del lavoro e di tutte le leggi e norme a difesa dei lavoratori e del sistema formativo hanno comportato la negazione del diritto al lavoro sancito dalla Costituzione e le relative mancate retribuzioni,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
quali iniziative, nei limiti delle proprie attribuzioni, intenda assumere per la tutela dei lavoratori in questione affinché vengano sbloccate al più presto le loro retribuzioni ed inoltre si strutturino i servizi per il lavoro, si dia avvio ai percorsi di obbligo di istruzione nonché delle attività della terza annualità del piano giovani;
se intenda attivarsi presso le amministrazioni competenti perché venga, quindi, dichiarato lo stato di crisi del settore con la conseguente riattivazione del fondo di garanzia;
quali iniziative siano state intraprese e/o si intenda intraprendere per dare attuazione al programma “Garanzia giovani” predisposto dal Governo ed in particolare relativamente alla precarietà di cui sono vittime gli 8.000 lavoratori dei servizi della formazione professionale e degli sportelli multifunzionali siciliani che di conseguenza comporta il blocco dell’erogazione del servizio stesso, incluso il programma “Youth guarantee”.

(3-01236)

MONTEVECCHI, CAPPELLETTI, NUGNES, MORONESE, SIMEONI, SCIBONA, BUCCARELLA, LUCIDI, SERRA, BLUNDO, GIROTTO, CATALFO, PAGLINI, AIROLA,DONNO – Ai Ministri dei beni e delle attività culturali e del turismo e del lavoro e delle politiche sociali. – 
Premesso che:
in data 6 ottobre 2014 sul sito dell’Ansa si legge che lo stato di agitazione dei lavoratori degli enti lirici italiani è stato proclamato dal coordinamento dei 4 principali sindacati a Roma. Secondo quanto si apprende le organizzazioni sindacali Slc Cgil (Sindacato lavoratori comunicazione), Fistel Cisl (Federazione informazione spettacolo e telecomunicazioni), Uilcom Uil (Unione italiana lavoratori comunicazione) e Fials Cisal (Federazione italiana autonoma lavoratori dello Spettacolo) chiederanno le dimissioni del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini se non sarà in grado di dare risposte dopo il preannunciato licenziamento di orchestra e coro del teatro dell’Opera di Roma;
le dimissioni del maestro Riccardo Muti non hanno facilitato la distensione delle trattative, tanto che i sindacati intendono organizzare una manifestazione nazionale a Roma. Si apprende inoltre che nella giornata del 6 ottobre, giovani musicisti in cerca di un lavoro stabile hanno suonato il “Va pensiero” nel piazzale antistante al teatro in appoggio agli orchestrali e ai coristi dell’Opera di Roma licenziati in blocco;
durante il sit in è comparso il sovrintendente dell’Opera Carlo Fuortes che è stato fischiato quando si è allontanato in auto. La disperazione ed il senso di sdegno sono stati alimentati dalla comunicazione ai sindacati della procedura di licenziamento per i 180 orchestrali e coristi dell’Opera di Roma, che il consiglio di amministrazione della fondazione una settimana fa ha deciso di licenziare in blocco. La lettera avvia un periodo di 75 giorni per discutere i licenziamenti;
innanzi al teatro si sono riuniti ragazzi e professionisti che studiano musica e divulgano il buon gusto italiano nel mondo: a parere degli interroganti, tutti gli annunci del Governo relativi all’importanza di dare spazio ai giovani appaiono in tutta la loro fragilità e finalità propagandistica;
il ministro Franceschini ha più volte dichiarato che vuole aprire l’Opera ai giovani e questa decisione non sembrerebbe il primo passo per il raggiungimento dello scopo; appare infatti impensabile che una fondazione storica come il teatro dell’Opera di Roma possa definitivamente calare il sipario e non concedere bis sul grande palcoscenico dell’opera lirica mondiale;
in ragione delle dichiarazioni del Ministro dovrebbero essere indetti dei concorsi pubblici per consentire ai giovani di entrare “in scena”, ma a giudizio degli interroganti anche queste rischiano di diventare le solite dichiarazioni da campagna elettorale;
considerato che:
la prestazione professionale di un artista è una prestazione personalissima, cioè non può essere paragonata all’esecuzione, della medesima opera, di un altro artista, ma anche questo sembra non essere riconosciuto ai musicisti che a quanto pare potranno, se lo vorranno, associarsi in cooperative esterne e concedere le prestazioni a chiamata, in altre parole un’orchestra di mercenari, senza identità, senza cioè quell’affiatamento necessario che trasforma ciascun singolo suono in armonia;
inoltre anche il sovrintendente della Staatsoper di Vienna, Meyer, grande amico del maestro Muti, dichiara che un teatro lirico importante deve avere un’orchestra “in casa” altrimenti non è possibile mantenere il livello qualitativo necessario;
come è noto infatti, nella maggior parte dei teatri d’opera europei, le orchestre sono stabili, e lo stesso maestro Muti ha sempre sostenuto che per mantenere un livello di eccellenza adeguato la stabilità dell’orchestra rappresenta un presupposto irrinunciabile;
considerato inoltre che:
nella comunicazione ex artt. 4, 5 e 24 della legge n. 223 del 1991 per la riduzione del personale, datata 6 ottobre 2014, lo stesso sovrintendente Carlo Fuortes, nel punto relativo all'”Inquadramento generale”, rappresenta che il teatro dell’Opera di Roma capitale “nel solo 2013 ha fatto registrare un deficit di 2,9 Milioni di Euro ed un indebitamento consolidato pari a circa 30 Milioni di Euro” e che, in considerazione di ciò, ai sensi dell’art. 11 del decreto-legge n. 91 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 112 del 2013, è stato presentato un piano di risanamento, per il triennio 2014-2016 al commissario straordinario del Governo, soggetto deputato alla ricezione dei piani di risanamento;
il piano di risanamento appariva molto ambizioso perché, già dal primo esercizio 2014, prevedeva il pareggio di bilancio ed il riequilibrio finanziario ed in particolare nel medesimo piano, tra le altre voci, si prevedeva “la riduzione e la razionalizzazione della pianta organica, senza ricorso a licenziamenti, né a mobilità verso Ales, ma solo mediante pensionamenti”;
il teatro dell’Opera di Roma, sulla scorta delle strategie e dei dati previsionali presentati, ai sensi della medesima legge n. 112 del 2013, ha chiesto un finanziamento pari a 25 milioni di euro per il quale è stato ottenuto un anticipo di 5 milioni di euro;
tutto questo avveniva prima dell’inizio della stagione degli scioperi, messa in risalto dai media. Gli artisti sono stati accusati di produrre poco, quando invece gli scioperi proclamati denunciavano una situazione fattuale, per la difesa di un organico di gran lunga inferiore rispetto alle altre orchestre europee. È ben chiara, a parere degli interroganti, la pretestuosa campagna diffamatoria operata dai mass media, in danno esclusivo degli orchestrali, che invece hanno solo rivendicato un loro diritto;
lo stesso Ministro pro tempore Bray avrebbe dichiarato che i 30 milioni di debiti li ha causati chi ha gestito il teatro dell’Opera, per cui sarebbe opportuno promuovere un’azione di responsabilità contro costoro invece di licenziare i lavoratori;
considerato infine che:
il sovrintendente Carlo Fuortes ad oggi risulta ricoprire sia l’incarico di sovrintendente del teatro dell’Opera, sia, dal 2003, l’incarico di amministratore delegato della fondazione Musica per Roma che gestisce l’auditorium-Parco della musica di Roma;
a giudizio degli interroganti si può profilare un’ipotesi di conflitto d’interessi in capo al dottor Fuortes il quale non potrà, liberamente e serenamente, dedicare la propria prestazione professionale in totale indipendenza e nell’esclusivo interesse dell’una o dell’altra fondazione, giacché entrambe operano nel settore musicale;
molti musicisti sono pronti a scendere in piazza per difendere i propri diritti, contro il primo atto di un licenziamento collettivo che sta mortificando la qualità della musica lirico sinfonica romana, quasi che tale epocale azione possa in qualche modo diffondersi a macchia d’olio ed investire anche gli altri teatri italiani;
a giudizio degli interroganti i musicisti sono vittime di una cattiva gestione determinata dalle autorità locali e lo stato di precarietà in cui versa la gran parte dei teatri italiani altro non è che il risultato di una scarsa ed inefficiente politica delle amministrazioni che non riguarda l’orchestra e dunque i musicisti; da più parti arrivano gesti di solidarietà ai musicisti, tanto da ipotizzare dei concerti di solidarietà in molte città italiane;
a parere degli interroganti, il settore raffinato della buona musica sta subendo un’inarrestabile débacle, non certo a causa dell’orchestra o delle dimissioni del maestro Muti, quanto piuttosto a causa di un’amministrazione inadeguata, incompetente ed inefficiente, che però resta sempre “dietro le quinte”. Si tratta di una disastrosa regia che ha determinato il fallimento del settore lirico-sinfonico italiano e a causa della quale il teatro dell’Opera di Roma rischia di diventare solo la “prima” di uno spettacolo che nessuno auspica replicare,
si chiede di sapere:
quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri in indirizzo al fine di bloccare la procedura di licenziamento collettivo azionata nei confronti dei componenti dell’orchestra del teatro dell’Opera di Roma, atteso che nelle disposizioni urgenti per il risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche ed il rilancio del sistema nazionale musicale di eccellenza si dava atto che la riduzione e la razionalizzazione della pianta organica sarebbe avvenuta senza ricorrere ai licenziamenti e che tale impegno ad oggi risulta disatteso e, pertanto, a parere degli interroganti i licenziamenti collettivi sarebbero strumentali, ritorsivi e contra legem;
quali iniziative di competenza intendano assumere, in ogni caso, al fine di garantire a tutti i musicisti il rispetto delle procedure ed il reimpiego nel breve termine;
se intendano, nei limiti delle proprie attribuzioni, accertare le responsabilità dei rappresentanti della classe dirigente al fine di rimuovere gli ostacoli che hanno impedito una sana e durevole stagione operistica del teatro dell’Opera di Roma e valutare azioni dirette nei confronti dei responsabili, al fine di ristabilire il rapporto di lavoro con gli orchestrali;
se, nell’ambito delle rispettive competenze, non intendano attivarsi per rimuovere dall’incarico il dottor Carlo Fuortes dalla carica di sovrintendente del teatro dell’Opera di Roma, per manifesta incapacità gestionale, nonché per il manifesto conflitto di interesse, giacché ad oggi non risultano ancora rassegnate le dimissioni dalla carica di amministratore delegato della fondazione Musica per Roma.

(3-01323)

 

 

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Il Diario del Lavoro

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Vicedirettrice: Nunzia Penelope
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