Un Sud a rischio desertificazione umana e industriale, dove si continua a emigrare (116mila abitanti nel solo 2013), non fare figli (continuano nel 2013 a esserci più morti che nati), impoverirsi (+40% di famiglie povere nell’ultimo anno) perché manca il lavoro (al Sud perso l’80% dei posti di lavoro nazionali tra il primo trimestre del 2013 e del 2014).
Lo afferma il Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2014 presentato oggi al Tempio di Adriano. È l’industria il settore che continua a soffrire di più (-53% gli investimenti in cinque anni di crisi, -20% gli addetti); i consumi delle famiglie crollano di quasi il 13% in cinque anni; gli occupati arrivano a 5,8 milioni, il valore più basso dall’inizio delle rilevazione (1977). La disoccupazione corretta sarebbe del 31,5% invece che il 19,7%.
“Meno di 6 milioni di occupati, un quantitativo equivalente a quello del 1977, l’ulteriore crescita della povertà assoluta, il crollo dell’industria, la tendenza delle imprese a ridurre ulteriormente le loro dimensioni: questi sono i dati del Rapporto Svimez. Data la criticità della situazione, l’urgenza maggiore, per l’istituto, è definire una strategia di sviluppo complessiva per il sud. E noi la condividiamo”. E’ questo il commento del Dipartimento Mercato del Lavoro, Industria e Mezzogiorno della Cisl al rapporto Svimez.
“Eludere la necessità di un intervento articolato sia per le infrastrutture e la logistica che per l’industria, sia per i servizi che per l’occupazione ed in supporto alla domanda delle famiglie – si legge nel comunicato – significa affossare il paese tutto. Non si può insistere con le false affermazioni sul Sud. E’ un gioco ormai scoperto quello che reclamizza le ingenti risorse attribuite al Mezzogiorno e poi le distoglie dallo sviluppo e le destina ad altri obiettivi. Gli investimenti pubblici sono diminuiti più intensamente che nelle altre aree del paese. In ambienti di Governo si sostiene la necessità di favorire un impiego dei fondi europei mirato a progetti integrati di sviluppo territoriale, così come si ritiene che nessuna Regione avrà difficoltà a spendere a causa dei vincoli del patto di stabilità interno. Ma non si capisce come questo impegno sarà garantito. La legge di stabilità non ha risorse per questo fine, più di 3 miliardi sono stati tagliati ed ancora non sono attivi gli strumenti per accelerarne la spesa dei fondi. Siamo preoccupati. Per questo richiamiamo alla coerenza il governo ed insistiamo sulla necessità di un confronto approfondito con le parti sociali proprio per costruire un piano coerente ed integrato di intervento nel Sud”.
La segretaria confederale della Cgil, Gianna Fracassi, ha così commentato il rapporto presentato oggi: “Il rapporto Svimez evidenzia in modo inequivocabile come la crisi economica continui a colpire in modo devastante il Sud Italia. Tutti i dati illustrati questa mattina, da quelli del disinvestimento industriale sia pubblico che privato, ai dati sull’occupazione, all’impoverimento delle famiglie al calo dei consumi e a quello demografico, contribuiscono a definire un quadro allarmante”.
“Un allarme – ricorda la dirigente sindacale – che era già stato lanciato nel luglio scorso in occasione delle anticipazioni del Rapporto e che non ci sembra ad oggi si sia tradotto dal governo in azioni e interventi urgenti. Al contrario è stato annunciato il taglio di 500 milioni del cofinanziamento statale per i fondi europei per il 2015 che si tradurrà per le regioni del sud in minori opportunità di spesa delle uniche risorse ‘fresche’ esistenti”.
“Il rischio desertificazione umana e industriale che evidenzia Svimez – aggiunge Fracassi – non si affronta solo ed esclusivamente delegando ai fondi strutturali le politiche di sviluppo del mezzogiorno del paese. Serve un progetto complessivo per il Sud accompagnato con risorse specifiche che tenga insieme un serio piano industriale, infrastrutture e logistica, potenziamento del sistema di istruzione e di formazione, valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale”.
“Solo in questo quadro di sistema, che preveda anche uno strumento per il contrasto alla povertà, – conclude la segretaria della Cgil – è possibile dare un significato alle politiche di coesione: il Sud non solo non può essere abbandonato ma deve rappresentare elemento di rilancio e occasione per lo sviluppo del nostro paese”.
F.P.



























