L’incertezza sulle sorti del Governo colpisce l’economia italiana in una fase molto deli-cata: quando si registrano le prime deboli conferme della fine della lunga e profonda re-cessione.
La società e il sistema produttivo, le famiglie e le imprese italiane stanno ancora pagan-do il conto salatissimo della più grave crisi dall’Unità del Paese: -8,9% il PIL, -1,7 mi-lioni le unità di lavoro, -7,6% i consumi, -27,1% gli investimenti.
Stiamo uscendo dalla recessione, ma rimaniamo dentro le conseguenze della crisi globale.
Una crisi che è stata resa più pesante per l’Italia proprio dall’inconcludenza della politi-ca nel realizzare rapidamente le riforme necessarie. Inconcludenza prima della crisi e du-rante la crisi stessa.
Oggi gli interessi della politica rischiano di aumentare ulteriormente questo gravissimo peso: gelando sul nascere il lento recupero dell’economia. Mentre bisognerebbe fare di tutto per consolidarlo e accelerarlo.
Secondo le stime del CSC, una nuova ondata di instabilità parlamentare peggiorerebbe nettamente lo scenario economico dell’Italia: –1,8% il PIL nel 2013 e -0,3% nel 2014, contro il -1,6% e il +0,7% previsti meno di un mese fa. Anche nel 2015 si avrebbe un effetto negativo sul PIL pari a -0,9%.
Nel 2015 l’occupazione risulterebbe più bassa di 260mila unità.
Queste simulazioni si basano sulla riproduzione delle condizioni già osservate tra la fine del 2012 e la prima metà del 2013 a causa della maggiore incertezza politica: allarga-mento dello spread per 100 punti base (gennaio-maggio 2013), calo della propensione al consumo (dal terzo trimestre 2012 al secondo 2013) e minore propensione a investi-re (congelamento del rapporto investimenti/PIL ai bassi livelli attuali). L’aumento dei tassi sui titoli pubblici produrrebbe un aggravamento delle condizioni del credito bancario.
Inoltre, si ipotizza che una nuova contesa elettorale sarebbe sterile, non portando al formarsi di una maggioranza parlamentare più solida e coesa (data l’attuale legge eletto-rale o quella che si avrebbe se questa fosse dichiarata incostituzionale). Sicché l’incertezza politica permarrebbe anche dopo l’eventuale ricorso alle urne e i suoi impat-ti economici non sarebbero recuperati attraverso il ritorno della fiducia.
Va ribadito che il quadro attuale è molto diverso rispetto a quello che si osservò nell’estate e nell’autunno del 2011: ora i conti pubblici sono in ordine. Il deficit/PIL rispetta i limiti europei e l’Italia è uscita dalla procedura di infrazione. L’avanzo primario è del 2,4% del PIL (4,9% in termini strutturali). Sono conti pubblici tra i migliori all’interno dell’Eurozona. Conti conquistati dagli italiani con grandi sacrifici e grazie agli obiettivi fissati e alle misure adottate dagli ultimi tre Esecutivi.
Il prolungamento della recessione metterebbe in forse queste conquiste, pur non com-promettendole.