306ª Seduta (pomeridiana)
Presidenza del Vice Presidente
Interviene il vice ministro del lavoro e delle politiche sociali Martone.
La seduta inizia alle ore 18,40.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
Il presidente MORRA avverte che, per improvvisi e improrogabili impegni istituzionali concomitanti del ministro Fornero, l’esame della proposta di nomina è rinviato ad altra seduta.
La Commissione prende atto.
IN SEDE REFERENTE
(3249) Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita
(Seguito dell’esame e rinvio)
Riprende l’esame, sospeso nella seduta antimeridiana di oggi.
Il senatore MAZZATORTA (LNP), si dichiara disponibile a concentrare l’illustrazione degli emendamenti a sua firma in tempi congrui, purchè vi sia certezza circa l’andamento successivo dei lavori della Commissione, anche il riferimento all’esame in Assemblea. Chiede inoltre che, in considerazione dell’assenza del Governo, la seduta sia sospesa.
Anche la senatrice CARLINO (IdV) chiede al Presidente informazioni circa i tempi di esame, anche in considerazione della necessità di attendere i pareri della Commissione bilancio prima di procedere alla votazione degli emendamenti.
Il presidente MORRA, in considerazione del numero degli emendamenti presentati, non ritiene possibile, al momento, prevedere l’andamento dei lavori in Commissione. Conferma in ogni caso l’opportunità di rispettare gli accordi raggiunti nella seduta antimeridiana, su proposta del presidente Giuliano, circa le modalità di illustrazione degli emendamenti.
Il senatore CASTRO (PdL) assicura che i senatori del proprio Gruppo conterranno in tempi ragionevoli l’illustrazione degli emendamenti, soffermandosi in particolare sulle questioni politiche più rilevanti, con particolare riguardo alla cosiddetta “flessibilità in entrata”, oggetto degli interventi modificativi.
Il senatore ROILO (PD) assicura che anche i senatori del suo Gruppo svolgeranno l’illustrazione degli emendamenti in tempi contenuti.
La senatrice SPADONI URBANI (PdL) condivide la scelta di concentrare in tempi ragionevoli la fase dell’illustrazione degli emenamenti.
La senatrice POLI BORTONE (CN:GS-SI-PID-IB-FI), richiamando alcune recenti esternazioni del Ministro del lavoro e delle politiche sociali circa la particolare condizione dei giovani meridionali, critica l’assenza di un rappresentante del Governo e preannuncia che il suo Gruppo interverrà, in sede di dichiarazione di voto, su ogni emendamento presentato.
La senatrice CARLINO (IdV) si associa alla richiesta di sospensione avanzata dal senatore Mazzatorta, in ragione dell’assenza del rappresentante del Governo.
Il presidente MORRA dispone dunque la sospensione della seduta.
La seduta, sospesa alle ore 19,10, riprende alle ore 19,15.
La senatrice SBARBATI (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) richiama i temi e gli obiettivi politici perseguiti dagli emendamenti presentati dal suo Gruppo, che intendono migliorare alcuni specifici profili della riforma, in particolare sulla flessibilità in entrata, non alterandone tuttavia le linee di fondo e gli obiettivi.
Si sofferma quindi sugli emendamenti riferiti agli articoli 3, 7 ed 11, precisando che le proposte sono dirette ad omogeneizzare il trattamento normativo dei lavoratori interessati dalle diverse categorie contrattuali. Illustrando nel dettaglio gli emendamenti all’articolo 29, sottolinea che la medesima necessità di evitare disparità di trattamento è alla base delle proposte modificative presentate agli articoli del Capo IV del disegno di legge in esame.
Dà poi conto degli emendamenti riferiti all’articolo 9, soffermandosi in particolare sull’emendamento 9.7, che intende mitigare i criteri eccessivamente rigidi adottati dal Governo in tema di lavoro autonomo, allo scopo di ridurre il coinvolgimento di un numero rilevante di partite Iva reali.
Quanto alla disciplina delle tutele in costanza dei rapporti di lavoro, rileva che gli emendamenti riferiti agli articoli 42, 43, 44, 45, 46 e 47 sono volti ad eliminare alcune criticità nella disciplina dei fondi bilaterali, che sembra escludere la possibilità di regolamentazioni ad opera della contrattazione collettiva di comparto.
Gli interventi emendativi riferiti agli articoli del Capo VII, invece, intendono mitigare la connotazione “dirigista” della disciplina, evitare un’invasione delle competenze regionali, nonché ripristinare il fondamentale ruolo delle imprese nella formazione dei lavoratori. La medesima ratio si rinviene anche con riferimento alla disciplina dell’avviamento al lavoro, in particolare per quanto riguarda gli emendamenti all’articolo 5, in materia di apprendistato, volti a recuperare una regolamentazione conforme alle linee guida europee.
Dà conto infine dell’emendamento 56.13, volto a integrare le politiche di sostegno alla genitorialità, attraverso l’introduzione di un istituto, quale quello, mutuato dall’ordinamento tedesco, della cosiddetta “Tagesmutter”, che ha conseguito ottimi risultati.
Il senatore SCARABOSIO (PdL) rinuncia ad illustrare gli emendamenti a sua firma.
Il senatore MAZZATORTA (LNP) illustra gli emendamenti a propria firma riferiti all’articolo 11. In relazione all’emendamento 11.27, rileva l’opportunità di consentire agli enti locali di avvalersi di prestazioni di lavoro accessorio da retribuire con appositi voucher per scopi di utilità sociale, senza che tali spese vengano considerate quali costi per il personale ai sensi del patto di stabilità. Si sofferma quindi sull’emendamento 11.28, che, come il precedente, è finalizzato ad agevolare il ricorso a società di servizi per prestazioni presso impianti fieristici ed impianti sportivi e in occasione di eventi culturali. Quanto all’emendamento 11.31, ritiene congruo che venga definito il termine entro il quale il Ministro del lavoro è tenuto, con proprio decreto, a determinare la percentuale relativa al versamento dei contributi previdenziali in funzione degli incrementi delle aliquote contributive per gli iscritti alla gestione separata dell’INPS. Illustra quindi l’emendamento 12.8, volto a sopprimere il criterio direttivo di cui alla lettera d) dell’articolo 12, riferito alla delega legislativa da conferire al Governo per disciplinare la materia dei tirocini formativi, in quanto tale criterio comporterebbe l’impossibilità per le aziende, a causa dei costi eccessivi, di attivare stages. In ordine all’emendamento 12.6, osserva che esso è volto ad abbreviare il termine per l’esercizio della suddetta delega, mentre l’emendamento 12.9 è teso a migliorare il testo attraverso una riformulazione della citata lettera d). Passando all’emendamento 13.2, sottolinea l’opportunità della soppressione dell’articolo 13, riguardante la disciplina dei licenziamenti individuali, che reca modifiche a una disciplina apprezzata per il suo equilibrio in un senso già oggetto di critica da parte delle stesse parti sociali. L’emendamento 13.19, invece, si propone di abbreviare i termini per lo svolgimento della procedura di conciliazione di cui all’articolo 13 del disegno di legge in esame.
Si sofferma poi sugli emendamenti relativi all’articolo 14, di notevole rilevanza in quanto concerne le tutele del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo. L’emendamento 14.2 è in particolare finalizzato a consentire la permanenza dei livelli di tutela di cui all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. A tale proposito, rileva l’etica sottesa alla previsione del reintegro del lavoratore illegittimamente licenziato. Dopo aver manifestato perplessità circa l’eccessiva vaghezza che contraddistingue l’articolo 14, suscettibile di dar luogo a interpretazioni contrastanti, richiama l’attenzione sugli ulteriori emendamenti riferiti a quell’articolo, i quali hanno lo scopo di migliorare la formulazione delle norme ivi contemplate, garantendo un maggior equilibrio tra le parti, particolarmente a favore dei lavoratori.
Passando agli emendamenti riferiti all’articolo 58, osserva come le disposizioni ivi previste possano configurare una sanatoria occulta a beneficio degli stranieri extracomunitari che perdono il posto di lavoro, quando la normativa vigente stabilisce opportunamente la necessità di un rapporto di lavoro in essere al fine della liceità della permanenza dello straniero extracomunitario nel territorio nazionale.
Illustra quindi l’emendamento 64.5, sottolineando l’incongruità di qualsiasi misura volta a sopprimere l’esenzione dal pagamento dei ticket sanitari per i soggetti disoccupati.
Il senatore MURA (LNP) aggiunge la propria firma a tutti gli emendamenti aventi come firmatari i senatori Mazzatorta e Maraventano. Quanto all’emendamento 15.2, sottolinea l’opportunità della soppressione dell’articolo 15, che, diversamente da quanto previsto dalla normativa vigente, non prevede la contestualità delle comunicazioni relative ai licenziamenti collettivi destinate ai lavoratori, nonché agli uffici pubblici e alle associazioni di categoria. Ulteriori perplessità sollevano, a suo giudizio, le previsioni recate dall’articolo 15 in materia di procedure conseguenti a vizi nelle comunicazioni. Illustra quindi l’emendamento 16.1, richiamando il parere espresso dalla Commissione giustizia e sottolineando i rischi che il modello processuale configurato dal disegno di legge in esame possa essere lacunoso per alcuni aspetti. Quanto alla proposta emendativa 17.2, mette in evidenza come il proprio Gruppo giudichi opportuna la soppressione dell’articolo, in quanto non condivide tutta la procedura della cosiddetta tutela urgente.
Si riferisce quindi all’emendamento 18.6, che mira a ridurre i termini processuali in caso di chiamata in causa. Richiama quindi i contenuti dell’articolo 19 e degli emendamenti 19.5, 19.6, 19.8 e 19.9, tutti finalizzati ad una rimodulazione dei termini processuali per le impugnazioni, affinché le parti abbiano maggior tempo per il reclamo alla Corte d’appello e la decisione sia più celere. Successivamente evidenzia la problematicità dell’articolo 20, in tema di priorità nella trattazione delle controversie, richiamando l’emendamento soppressivo 20.2. Altrettanta importanza annette alla soppressione dell’articolo 21, proposta con l’emendamento 21.1, così da garantire l’applicazione delle nuove norme a tutte le controversie pendenti. Illustra poi l’emendamento 23.1, del quale evidenzia la valenza non di mera forma, bensì di coerenza sostanziale con gli obiettivi generali dell’articolo quanto ai requisiti per l’accesso all’ASPI.
Dopo aver richiamato i contenuti dell’articolo 26, sulla procedura connessa all’ottenimento dell’ASPI, chiarisce che l’emendamento 26.1 mira a garantire l’accesso immediato all’indennità e che l’ulteriore 26.2 prevede un termine più congruo per la relativa domanda del lavoratore.
Dopo un richiamo ai contenuti del terzo comma dell’articolo 27, sottolinea la rilevanza degli emendamenti 27.2 e 27.3 per garantire al lavoratore uno spazio più adeguato allo scopo di assolvere gli obblighi informativi a suo carico in caso di svolgimento di attività lavorativa autonoma. Proseguendo con l’illustrazione dell’articolo 35, in tema di indennità una tantum a beneficio dei collaboratori coordinati e continuativi in situazione di disoccupazione, chiarisce che l’emendamento 35.4 provvede a diminuire la soglia reddituale per l’accesso alle tutele in aderenza all’attuale situazione delle retribuzioni. Nel richiamarsi poi all’emendamento aggiuntivo 36.0.1, ne sottolinea le finalità di lotta alla criminalità organizzata, poiché priva dei benefici pensionistici i condannati in via definitiva per questo tipo di reati.
Il senatore MAZZATORTA (LNP) prosegue nell’illustrazione degli emendamenti a sua firma, richiamandosi ai contenuti della proposta di modifica 38.0.2, con la quale si intende intervenire a favore dei prestatori di lavoro del settore edilizio, ambito colpito dalla crisi economica in modo assai grave. Fa riferimento in seguito all’emendamento 39.1, con il quale si vuole limitare l’entità delle abrogazioni nell’ambito del decreto-legge n. 185 del 2008, nonché al 41.1 che intende favorire le esigenze dei lavoratori portuali. Con il successivo emendamento 42.5 si mira invece a introdurre il principio della legittimazione dei sindacati più diffusi a livello territoriale in materia di fondi di solidarietà, mentre il seguente 42.6 si limita a precisare che la gestione dei medesimi fondi presso l’INPS dovrà avere carattere autonomo. Richiama successivamente l’emendamento 50.2, in materia di riconversione del fondo di solidarietà di cui alla legge n. 449 del 1997; l’emendamento 52.0.1, volto a meglio definire il trattamento a supporto dei lavoratori anziani da ricollocare; el’emendamento 53.11, che rimodula i benefici di cui all’articolo 53, rivolgendoli a tutte le assunzioni di lavoratrici prive di impiego da almeno diciotto mesi.
Prosegue nell’illustrazione, richiamando gli emendamenti aggiuntivi all’articolo 55, con particolare riferimento al 55.0.1, in tema di contratti di lavoro per assistenza domiciliare, e al 55.0.2, relativo al lavoro a tempo parziale delle lavoratrici madri: Si sofferma quindi sugli emendamenti 56.0.3 e 56.0.4, volti entrambi a sostenere gli interventi degli enti locali a beneficio dei disabili gravi e l’assistenza loro garantita dalle famiglie. Analoga finalità di promozione sociale annette all’emendamento 56.0.6, riguardante gli assegni familiari, al successivo 56.0.7, a favore dei genitori separati o divorziati, nonché al 57.0.1, che interviene a sostegno dei lavoratori studenti.
Con un ulteriore richiamo all’emendamento 58.1 e a quelli subito seguenti, ne ribadisce l’importanza per evitare improprie sanatorie della condizione di irregolarità dei cittadini extracomunitari, anche in ossequio ad impegni assunti in sede europea. Prosegue con un riferimento al contenuto dell’emendamento 61.3, in materia di acquisizione dello stato di disoccupazione, e ai diversi emendamenti aggiuntivi presentati con riguardo all’articolo 63. In particolare ricorda il 63.0.1, sull’erogazione a cadenza mensile del trattamento di fine rapporto; il 63.0.2, che inquadra l’istituto del prestito del lavoro; il 63.0.3, volto allo sviluppo della previdenza integrativa; il 63.0.4, sul grave problema delle scadenze di pagamento dell’IVA, a fronte di fatture non saldate; nonché i successivi 63.0.5 e 63.0.6, riguardanti la deducibilità dell’IRAP. Insiste sull’interesse del suo Gruppo verso il tema della perequazione retributiva, dovuta in considerazione del diverso costo della vita nei differenti ambiti provinciali, alla base dell’emendamento 63.0.8. Si sofferma sulla necessità di adeguate misure di sostegno per le famiglie monogenitoriali, le giovani coppie e gli studenti universitari, come proposto negli emendamenti 63.0.9 e 63.0.10, nonché sull’opportunità di modificare parzialmente la regolamentazione dell’attività dei professionisti iscritti in ordini e collegi, oggetto delle modifiche promosse con gli emendamenti 63.0.17 e 63.0.18.
Dà quindi brevemente conto dell’emendamento 64.5, diretto a ripristinare l’esenzione dal ticket sanitario per i disoccupati ed i loro familiari, eliminando quello che dallo stesso Governo è stato ritenuto un refuso, come pure degli emendamenti 70.1 e 71.8.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
DIFFERIMENTO DELLA SEDUTA DI DOMANI
Il PRESIDENTE avverte che la seduta della Commissione di domani, già convocata alle ore 8,30, è differita alla ore 9.
La seduta termina alle ore 21,20.
305ª Seduta (antimeridiana)
Presidenza del Presidente
Intervengono il vice ministro del lavoro e delle politiche sociali Martone e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Malaschini.
La seduta inizia alle ore 10,30.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
Il PRESIDENTE avverte che la trattazione in sede consultiva della proposta di nomina del presidente dell’INAIL, prevista per la giornata di oggi, avverrà tenendo conto degli impegni istituzionali del ministro Fornero e dell’andamento della seduta dell’Assemblea del Senato, eventualmente anche nel corso di una possibile sospensione dei lavori.
La Commissione prende atto.
IN SEDE REFERENTE
(3249) Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita
(Seguito dell’esame e rinvio)
Riprende l’esame, sospeso nella seduta pomeridiana del 19 aprile scorso.
Il presidente GIULIANO annuncia che, allo scadere del termine, sono stati presentati in totale 1.048 emendamenti e 2 ordini del giorno (pubblicati in allegato al resoconto). Ricorda che nella seduta odierna si procederà unicamente all’illustrazione, attesa la necessità di acquisire i pareri della 1a e della 5a Commissione permanente per procedere alla votazione.
Il senatore MAZZATORTA (LNP) avanza la proposta di acquisire sul provvedimento un parere del CNEL, ai sensi dell’articolo 49 del Regolamento del Senato.
Il presidente GIULIANO ricorda che i rappresentanti del CNEL sono già stati ascoltati in sede di audizione dinanzi all’Ufficio di Presidenza della Commissione, depositando una memoria scritta contenente una compiuta valutazione sul disegno di legge.
Il senatore CASTRO (PdL), a nome del suo Gruppo, non condivide la proposta del senatore Mazzatorta, convenendo con le osservazioni del Presidente e ricordando che il Governo italiano ha assunto impegni, nel contesto internazionale, per una complessiva riforma del mercato del lavoro in tempi celeri.
Anche il senatore ROILO (PD) esprime, a nome del suo Gruppo, contrarietà alla proposta del senatore Mazzatorta.
In senso contrario si pronunciano altresì la senatrice CARLINO (IdV) e la senatrice Cristina DE LUCA (Per il Terzo Polo:ApI-FLI).
La proposta del senatore Mazzatorta si intende pertanto non accolta.
Il PRESIDENTE propone quindi, per una migliore organizzazione dei lavori, che, in sede di illustrazione degli emendamenti, ciascun proponente illustri gli aspetti generali e la logica complessiva che li ispira, ferma restando la possibilità di una disamina delle motivazioni delle singole proposte in sede di dichiarazioni di voto.
Il senatore MAZZATORTA (LNP) esprime contrarietà a tale criterio, che giudica penalizzante per le necessità di una esposizione completa e documentata.
Il senatore ROILO (PD) si pronuncia in favore di interventi concentrati sulle proposte di modifica riferite a ciascun singolo articolo, al fine di garantire un esame di ampio respiro.
Il senatore SCARABOSIO (PdL) propone che ciascun senatore esponga le proprie proposte sui principali temi che compongono il provvedimento, in modo da coniugare le esigenze di sintesi con l’opportuna analiticità.
Il senatore PASSONI (PD) chiede precisazioni circa la possibilità di utilizzare la sede delle dichiarazioni di voto per fornire indicazioni di dettaglio sugli effetti di ciascun emendamento proposto.
Il presidente GIULIANO rassicura circa la possibilità di precisazioni puntuali anche in sede di dichiarazione di voto e ribadisce l’utilità di interventi che esprimano la filosofia complessiva delle proposte emendative.
Si passa all’illustrazione degli emendamenti.
Il senatore MAZZATORTA (LNP) sottolinea, in primo luogo, l’importanza dell’articolo 1 del disegno di legge, i cui principi appaiono condivisibili, ma non correttamente espressi, sia dal punto di vista della completezza dei contenuti, sia sotto il profilo lessicale. Al riguardo, richiama ed illustra le proposte emendative a sua firma riferite all’articolo 1: l’emendamento 1.3 intende superare il concetto di mercato del lavoro “inclusivo”, che ritiene inappropriato; con il successivo 1.6, si mira a sopprimere la nozione di “contratto dominante”, a suo parere poco aderente alla realtà attuale. Si sofferma poi sull’emendamento 1.11, che introduce l’obiettivo dell’efficacia per gli ammortizzatori sociali, sull’1.12, recante interventi a favore dei disoccupati ultracinquantenni, nonché sull’1.14, che intende mettere in luce la necessità di creare opportunità di lavoro per le donne.
Circa il sistema di monitoraggio e valutazione introdotto con il provvedimento, sottolinea l’opportunità di mettere a disposizione del Parlamento i dati e gli studi da esso prodotti. Tale è l’intento degli emendamenti 1.18, 1.20, 1.21 e 1.22.
Richiama poi l’attenzione sull’emendamento 2.3, relativo all’applicazione dei tetti retributivi per i dipendenti degli organi costituzionali, segnalandone la coerenza con gli obiettivi di rigore finanziario perseguiti dal Governo. Ricordando gli interventi di contenimento dei costi della politica, compiuti nei confronti dei trattamenti economici degli stessi parlamentari, ritiene che l’autonomia garantita agli organi costituzionali non dovrebbe essere di ostacolo alla modifica proposta. Dà quindi conto dell’emendamento 2.0.1, che prevede forme di incentivazione alla conversione dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa in contratti a tempo indeterminato, operando sia sulla riduzione del costo del lavoro per le imprese sia su meccanismi di tutela e formazione del lavoratore, con l’obiettivo di favorire la flessibilità in entrata.
Passa quindi all’illustrazione congiunta degli emendamenti proposti all’articolo 3, disciplinante i contratti a tempo determinato, soffermandosi in particolare sul 3.85 e sul 3.91, che incidono sulle modifiche apportate dal disegno di legge in esame ai termini della procedura giudiziale, avente ad oggetto la risoluzione di questioni relative alla nullità del termine apposto a contratto.
Nell’illustrare l’emendamento 4.3, che ha l’obiettivo di confermare un istituto cardine della cosiddetta riforma Biagi, quale il contratto di inserimento, ne sottolinea la convergenza con le altre proposte modificative presentate all’articolo 4 e ne auspica quindi un favorevole accoglimento da parte della Commissione.
Dopo aver espresso la volontà di sottoscrivere l’emendamento 5.1, illustra la propria proposta emendativa 6.7, volta a ridurre il costo contributivo a carico delle imprese nei casi di nuove assunzioni con contratto a tempo parziale di studenti lavoratori al primo impiego. Essa contempla inoltre disposizioni volte a garantire la necessaria copertura finanziaria, attraverso un sistema a base progressiva di contributi di solidarietà da applicare ai redditi e ai trattamenti pensionistici complessivi più elevati. Passando agli emendamenti riferiti all’articolo 7, si sofferma dapprima sulla proposta 7.12, rilevando come quanto previsto dalla lettera a) del comma 1 ponga rilevanti problemi di coordinamento con l’ordinamento vigente. In riferimento all’emendamento 7.23, osserva l’opportunità di prevedere tempi più rapidi riguardo all’emanazione del decreto ministeriale volto alla ulteriore semplificazione delle modalità di comunicazione, alla Direzione territoriale del lavoro, dell’inizio delle prestazioni di lavoro intermittenti.
Nell’illustrare gli emendamenti riferiti all’articolo 8, richiama in primo luogo l’attenzione sulla proposta 8.19, facendo presente come, nel caso nell’individuazione dei compiti meramente esecutivi o ripetitivi, in sede di predisposizione dei contratti collettivi, sia opportuno prevedere la partecipazione delle organizzazioni sindacali più rappresentative sul piano territoriale, oltre che su quello nazionale. Passando all’emendamento 8.1, sottolinea l’opportunità politica, sostenuta dal proprio Gruppo, di procedere alla soppressione di disposizioni qualificanti quali, appunto, l’articolo 8, al fine di svuotare di significato un disegno di legge sul quale il giudizio è complessivamente negativo. Nel caso specifico del lavoro a progetto, ritiene che la disciplina vigente sia da preferire rispetto a quanto previsto dall’articolo 8 del disegno di legge, in ragione della maggiore flessibilità operativa di cui possono disporre le imprese e della sussistenza di una giurisprudenza in materia ormai ben consolidata. Esprime inoltre perplessità in ordine alla novella, di cui al comma 1, lettera d), riguardante la facoltà di recesso garantita al committente per profili di inidoneità professionale del collaboratore, la quale non consente a quest’ultimo di poter disporre di una sufficiente stabilità. La stessa formulazione apre, a suo avviso, un eccessivo spazio a dubbi interpretativi. Sulla base delle medesime considerazioni, si giustifica inoltre la presentazione dell’emendamento 8.3, volto a correggere la formulazione di cui all’articolo 8, rendendola più stringente.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 12.
LUNEDÌ 23 APRILE 2012
304ª Seduta
Presidenza del Vice Presidente
Interviene il vice ministro del lavoro e delle politiche sociali Martone.
La seduta inizia alle ore 16,30.
IN SEDE CONSULTIVA
(Doc. LVII, n. 5) Documento di economia e finanza 2012 e connesso allegato
(Parere alla 5a Commissione. Esame. Parere favorevole con osservazione)
Il presidente relatore MORRA (PdL), premesso che il Documento è stato predisposto in attuazione della novella di cui alla legge di riforma della contabilità pubblica, n. 39 del 2011, rileva che nell’ambito del quadro programmatico esposto nella prima sezione è prevista nel 2012 una riduzione del PIL pari all’1,2 per cento, ed un successivo incremento fino all’1,2 per cento nel 2015, cui corrisponde, nel triennio 2013-2015, una progressiva riduzione del tasso di disoccupazione.
Il paragrafo IV.4 illustra gli obiettivi del disegno di legge di riforma del mercato del lavoro attualmente all’esame della Commissione, mentre il paragrafo II.3 è dedicato ai fattori che frenano lo sviluppo del Paese, a cominciare dal basso tasso di occupazione delle donne, dei lavoratori anziani e dei giovani, inferiore rispetto alla media europea. In proposito vengono richiamati i recenti interventi del Governo in tema di occupazione giovanile e si osserva che, per i lavoratori giovani ed anziani, una delle cause è costituita dalla carenza di adeguati processi di formazione, mentre per le donne incide anche l’attuale sistema fiscale e di benefici, che disincentiva un secondo reddito familiare.
Quanto alla spesa pensionistica, specificamente esaminata sia nel capitolo III della seconda sezione che nel capitolo III della terza sezione, il Documento rileva che le misure adottate nel corso degli anni, nonché quelle introdotte, da ultimo, con il decreto-legge n. 201 del 2011, compensano in larga parte l’andamento negativo (cosiddetta gobba pensionistica) che si prospettava per i prossimi decenni; in questo quadro, il rapporto fra spesa pensionistica e PIL tenderà a ridursi fino al 2030, secondo un trend più accentuato a partire dal 2015.
Il presidente relatore MORRA (PdL) richiama infine l’attenzione della Commissione sull’allegato n. 1, parte III.3, in cui viene dato conto dell’indagine svolta dal nucleo di analisi e valutazione della spesa sul Fondo sociale di occupazione e formazione istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ricopre un ruolo rilevante nelle misure a sostegno del reddito in caso di sospensione e perdita di lavoro. Sul punto, condivide la necessità di rafforzare il sistema di monitoraggio del flusso della spesa, che manifesta alcune criticità causate dal disallineamento temporale dei trasferimenti tra Ministero ed INPS.
Illustra conclusivamente una bozza di parere favorevole con osservazione (pubblicata in allegato al resoconto), che sottolinea l’esigenza di rafforzare le politiche di incentivo all’occupazione femminile, anche attraverso una rimodulazione del sistema di imposizione sul reddito familiare, ed i processi di formazione per promuovere l’occupazione dei giovani e dei lavoratori ultracinquantenni.
La senatrice CARLINO (IdV) stigmatizza il comportamento del Governo, che sistematicamente presenta testi di grande rilevanza con scadenze estremamente brevi per il loro esame parlamentare, sminuendo così le prerogative delle Camere.
Passa quindi ad illustrare una bozza alternativa di parere di segno contrario (pubblicata in allegato al resoconto), in cui, richiamando il recente giudizio del Fondo monetario internazionale sulle misure di risanamento adottate dall’Italia, si avverte che a causa dell’aumento del debito e nonostante le misure di austerità adottate, il pareggio di bilancio verrà rinviato al 2017, con la previsione di una ripresa assai precaria anche nel prossimo anno.
La senatrice esprime viva preoccupazione per la contrazione del reddito e della propensione al risparmio delle famiglie, nonché per l’elevata pressione fiscale; ricorda tuttavia che, anche secondo la Banca d’Italia, è la disoccupazione a pesare maggiormente nell’attuale fase di incertezza. Quanto al mercato del lavoro, che costituisce una delle tematiche del Documento, pur condividendo alcuni degli obiettivi della riforma, segnala che il disegno di legge relativo, attualmente in esame presso la Commissione, risulta insufficiente, riducendosi ad una lieve revisione della normativa che regola le forme contrattuali cosiddette atipiche in cambio di uno stravolgimento delle garanzia dei lavoratori in tema di licenziamento illegittimo. La riforma potrà dunque solo lacerare la coesione sociale, nascondendo i fattori che determinano realmente la crisi e che impediscono la ripresa.
Nessun altro chiedendo di intervenire, verificata la presenza del prescritto numero di senatori, il presidente relatore MORRA (PdL) pone ai voti la proposta di parere favorevole con osservazione, da lui illustrata.
La Commissione approva.
Risulta conseguentemente preclusa la votazione dello schema di parere contrario illustrato dalla senatrice Carlino.
(3184-B) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati
(Parere alle Commissione 5a e 6a riunite. Esame. Parere favorevole)
Il presidente relatore MORRA (PdL) ricorda che la Commissione è chiamata ad esaminare nuovamente il disegno di legge, modificato dalla Camera dei Deputati, alcuni dei quali di interesse specifico della Commissione. In particolare menziona l’articolo 1, che aumenta il novero dei debiti rateizzabili per il contribuente. Con modifica dell’articolo 2, si incrementa l’area di responsabilità solidale nell’ambito dei contratti d’appalto, per garantire maggiormente le ritenute fiscali e l’assolvimento degli obblighi IVA sulle forniture. Con riguardo all’articolo 3, il presidente relatore MORRA (PdL) evidenzia le modifiche alle norme che prevedono il pagamento con mezzi diversi dal contante di stipendi e pensioni, prorogandone il termine iniziale al 1° luglio prossimo e limitando l’obbligo di indicare il numero di conto corrente entro il 30 giugno alle pensioni INPS. Nella disposizione si precisa altresì che le somme erogate per le tredicesime non concorrono al superamento della soglia di mille euro per il pagamento in contanti. La Camera dei Deputati ha poi introdotto ulteriori norme volte a limitare la pignorabilità degli stipendi e ad escludere dall’imponibile IRPEF le somme ed i benefici erogati per servizi all’infanzia e per borse di studio.
Dopo aver segnalato una novella che pone a carico di INPS e INAIL una riduzione di spesa, pari rispettivamente a 48 e 12 milioni di euro, correlata ai maggiori oneri connessi alla mancata riduzione del Fondo sperimentale di riequilibrio per l’imposta municipale propria, il presidente relatore MORRA (PdL) propone infine l’espressione di un parere favorevole.
La senatrice CARLINO (IdV) annuncia il proprio voto contrario.
Il vice ministro MARTONE ringrazia la Commissione per la sensibilità dimostrata nell’esaminare con celerità e tempestività provvedimenti delicati e particolarmente urgenti, in considerazione del momento che vive il Paese.
Il presidente relatore MORRA (PdL) mette quindi ai voti lo schema di parere favorevole testé illustrato che, presente il prescritto numero dei senatori, è approvato.
La seduta termina alle ore 17,10.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
SUL DOCUMENTO LVII, N. 5
La Commissione lavoro, previdenza sociale, esaminati, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2012 e il connesso allegato;
premesso che il Documento rafforza le priorità del Governo in materia di riforma del lavoro, in linea con il disegno di legge recentemente presentato al Senato, che interviene sui principali fattori di debolezza del mercato;
preso atto dei precedenti interventi in tema di occupazione giovanile e di miglioramento della condizione dei giovani;
valutati gli incrementi del PIL e del tasso di occupazione nel periodo 2011-2015, nonché il decremento del tasso di disoccupazione;
considerato che le misure adottate nel corso degli anni, nonché quelle introdotte, da ultimo, con l’articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, e successive modificazioni, compensano in larga parte l’andamento negativo prospettato per i prossimi decenni, consentendo di ridurre il rapporto fra spesa pensionistica e PIL fino al 2030;
esprime, per quanto di competenza, parere favorevole, rilevando la necessità di rafforzare le politiche di incentivo all’occupazione femminile, anche attraverso una rimodulazione del sistema di imposizione sul reddito familiare, ed i processi di formazione per promuovere l’occupazione dei giovani e dei lavoratori ultracinquantenni.
SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DALLA SENATRICE CARLINO
SUL DOCUMENTO LVII, N. 5
La 11a Commissione del Senato, esaminato il Documento di economia e finanza 2012;
rilevato che:
secondo il giudizio del Fondo monetario internazionale (FMI) racchiuso nei documenti del Word outlook e del Fiscal monitor illustrati a Washington, le misure di risanamento adottate dall’Italia non bastano a pareggiare il bilancio entro il 2013 perché deficit e debito pubblico crescono mentre ciò che manca è la crescita;
infatti, a causa dell’aumento del debito e nonostante le misure di austerità adottate, il pareggio di bilancio verrà rinviato al 2017. In particolare, il deficit sarà quest’anno del 2,4 per cento, ben oltre il previsto 1,6 per cento e il debito pubblico arriverà a toccare il 123,4 per cento del PIL, rispetto al 120,1 per cento del 2011, confermandosi il più alto dell’eurozona dopo quello della Grecia;
l’Italia è il fanalino di coda dell’Eurozona che a sua volta resta il maggior freno alla crescita globale. Infatti, per il FMI il PIL globale nel 2012 crescerà del 3,5 per cento e quello degli Stati Uniti del 2,1 per cento mentre l’Eurozona si indebolirà dello 0,3 per cento soprattutto a causa dell’arretramento dell’Italia dell’1,9 per cento e della Spagna dell’1,8 per cento;
ad avvalorare lo scenario di incertezza per l’Italia ci sono le previsioni di una ripresa assai precaria nel prossimo anno;
nel quarto trimestre del 2013 il Pil crescerà dello 0,7 per cento , difficile in tale prospettiva una riduzione della disoccupazione che nel 2012 sarà del 9,5 per cento arrivando al 9,7 nel 2013 raggiungendo così il dato peggiore nell’eurozona subito dopo la Spagna;
poiché la sovrapposizione fra recessione e indebitamento porta ad una spirale negativa sui conti pubblici, ciò che affiora dai documenti del FMI è la necessità da parte del governo italiano di un decisivo taglio della spesa pubblica di dimensioni tali da scongiurare la ripetizione della crisi greca;
gli indicatori economici congiunturali riportati dal bollettino economico di Bankitalia appena pubblicato segnalano la prosecuzione della fase di debolezza della domanda interna: il PIL italiano ha frenato dello 0,7 per cento nell’ultimo trimestre del 2011 e probabilmente chiuderà il primo trimestre del 2012 con un risultato analogo;
secondo la Banca d’Italia ciò che pesa maggiormente in questa fase di incertezza è la disoccupazione, soprattutto tra i giovani: quasi 18 su 100 non hanno lavoro. La situazione delle famiglie non lascia sperare bene: il reddito a loro disposizione si è contratto di mezzo punto percentuale nel 2011, così che a fare i conti dal 2008 – anno di inizio della crisi – la loro capacità di spesa è crollata del 5 per cento. Di conseguenza si restringono i consumi con ripercussioni facili da immaginare per chi produce o commercia. Diminuisce di pari passo anche la propensione al risparmio. In tale quadro urge far ripartire il credito alle famiglie e alle imprese poiché l’economia reale ne ha un bisogno impellente per poter sostenere una crescita praticamente azzerata;
in controtendenza rispetto ai dati forniti dal FMI, il governo Monti, con il suo primo Documento di economia e finanza (DEF), si dimostra più ottimista sostenendo che la contrazione dell’economia italiana sarà dell’1,2 per cento quest’anno (contro l’1,9 per cento valutato dal FMI) in peggioramento di 0,8 punti rispetto alle ultime stime di dicembre. Inoltre le stime del Governo sull’impatto della recessione sono leggermente migliori rispetto alle indicazioni arrivate dalla Commissione europea (-1,3 per cento) e anche rispetto al valore più alto della “forbice” di banca d’Italia, che fissava un calo del PIL in termini reali dell’1,5 per cento;
secondo il DEF, per effetto delle manovre correttive varate nel corso del 2011, il miglioramento del deficit proseguirà, toccando quest’anno l’1,7 per cento del PIL per arrivare al “quasi pareggio” nel 2013 quando, con un prodotto in ripresa di mezzo punto, dovrebbe attestarsi attorno al -0,5 per cento. Il pareggio di bilancio è previsto solo tra il 2014 e il 2015;
a un giorno di distanza dall’approvazione definitiva da parte del Senato del ddl costituzionale sul pareggio di bilancio, il DEF annuncia un peggioramento sostanzioso del debito pubblico che quest’anno sarà ancora in forte salita (+3,9 per cento) per attestarsi a quota 123,4 per cento sul PIL. Ed è proprio sull’aggregato del debito pubblico che arriva la notizia più negativa del DEF, infatti il 2012 anziché essere l’anno dell’inversione di tendenza, registra un ulteriore dato negativo. A spiegare questa rilevante differenza, secondo il governo sono sostanzialmente tre fattori: i sostegni ai Paesi dell’area euro, l’andamento previsto dal fabbisogno e il diverso quadro economico. Il rapporto debito/PIL torna a scendere nel 2013 (121,6 per cento) mantenendosi tuttavia su una soglia di oltre 5 punti superiore alle vecchie previsioni proprio per effetto degli interventi di salvataggio adottati in Europa;
l’effetto più intenso della crisi sull’economia reale è previsto per il mercato del lavoro, infatti, secondo il governo quest’anno l’occupazione misurata in unità standard, si ridurrà dello 0,6 per cento con un tasso di disoccupazione atteso al 9,3 per cento. L’inversione di tendenza non arriverà prima del prossimo anno ma, nel frattempo, il costo del lavoro per unità di prodotto, indicatore chiave per la misura della produttività, risulterà ancora in crescita dell’1,7 per cento. In crescita anche i prezzi al consumo, con un indice armonizzato al 3 per cento nella media d’anno, in aumento rispetto al 2011;
ma la vera debolezza dell’economia italiana si misura con l’elevatissimo livello della pressione fiscale e con la continua crescita della spesa pubblica. Infatti, la pressione fiscale, dopo il picco toccato l’anno scorso (42,5 per cento del PIL) è prevista in ulteriore crescita al 45,1 per cento. Un vero record negativo che supera anche il 43,7 per cento toccato nel 1997 con l’introduzione dell’Eurotassa. Ma l’innalzamento della pressione fiscale non si ferma fino al 2014 quando toccherà il 45,3 per cento del PIL;
per quanto riguarda la spesa pubblica, si deve registrare un continuo aumento, nonostante il concentrarsi proprio quest’anno della coda dei tagli lineari disposti nella prima parte della legislatura in corso. In rapporto al PIL, la spesa totale delle amministrazioni crescerà quest’anno di 0,4 punti toccando quota 50,4 per cento, mentre dal 2013 è prevista un’inversione di 0,8 punti destinata a stabilizzarsi nel biennio successivo, con un calo al 49,1 per cento nel 2014 e al 48,7 per cento nel 2015, anno in cui comincerà a produrre effetti la riforma delle pensioni varata con il decreto-legge 102 del 2011 cosiddetto Salva Italia;
dopo il taglio delle pensioni, l’aumento delle accise e dell’Iva (tutte tasse indirette che colpiscono proporzionalmente in misura maggiore i ceti popolari), l’IMU sulla casa, la liberalizzazione del mercato del lavoro che toglie diritti ai lavoratori senza ottenere un solo posto di lavoro in più, siamo arrivati ai risultati descritti dal FMI, risultati a dire poco preoccupanti;
né il drastico prolungamento dell’età pensionabile, né le cosi dette liberalizzazioni, né il tentativo di abolire l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, hanno nulla a che vedere con la riduzione del debito pubblico italiano. Anzi, il rapporto debito/prodotto interno lordo è ancora cresciuto per via della recessione incalzante;
il Governo ascrive a suo merito l’avere ridotto lo spread dei nostri BTP con i bund tedeschi. Occorre in proposito fare un’operazione di verità. Non c’è dubbio che nel primo mese del Governo Monti lo spread tra i BTP italiani ed i bund tedeschi è sceso. Ma nelle ultime settimane ha ripreso ad attestarsi poco sotto i 400 punti;
infatti, ciò che ha veramente salvato l’Italia e l’euro dal default è stata la decisione presa dalla Banca centrale europea due mesi fa di immettere liquidità, con il programma long term refinancing operation, nelle banche europee, sia per comprare i titoli di Stato dei rispettivi Paesi, sia per compensare le perdite subite. Oltre 1.000 miliardi di euro sono stati immessi ad un tasso dell’1 per cento nelle banche europee, circa 200 miliardi di euro in quelle italiane, salvandole dal fallimento e permettendole di acquistare una parte rilevante dei titoli di Stato in scadenza. Lo stesso entusiasmo delle borse di inizio anno ha una sola vera ragione d’essere: è l’oceano di liquidità, determinato anche dal «quantitative easing» promosso dalla Federal reserve, in cui galleggia l’economia mondiale;
nel frattempo l’economia reale, quella delle famiglie e delle imprese non ha visto un euro, il credito è praticamente bloccato o a costi esosi;
il governo chiede sacrifici – a senso unico e a carico dei ceti più deboli – mentre il debito rimane inchiodato, anzi cresce, la disoccupazione aumenta , le tasse aumentano e calano i consumi. In definitiva, i problemi sono stati solo rinviati;
si è instaurata nel nostro paese ed a livello europeo una spirale perversa di politiche di austerità che incidono negativamente sulla crescita deprimendo il PIL, che a sua volta diminuisce le entrate dello Stato e ne aumenta le spese per fare fronte alla disoccupazione crescente;
le semplificazioni e le cosidette liberalizzazioni – per lo più a carico delle lobby meno forti, perché banche, assicurazioni e professioni garantite sono rimaste sostanzialmente immuni dalle misure di riforma – e l’attacco ai diritti dei lavoratori, secondo gli stessi dati riprodotti dal Documento di economia e finanza, avranno effetti (sempre che li abbiano, cosa di cui si può fortemente dubitare) molto ridimensionati rispetto a quelli indicati in un primo momento dal professore Monti che pronosticava una crescita indotta da questi provvedimenti da qui al 2020 del 10 per cento del PIL;
in riferimento alle riforme varate da gennaio in poi, ovvero i due decreti legge in materia di liberalizzazioni e semplificazioni, dal DEF emergono stime molto più prudenziali rispetto a quelle circolate nelle scorse settimane. Infatti, le due riforme dovrebbero produrre un effetto cumulato sulla crescita del 2,4 per cento nell’arco di nove anni (2012-2020) con un impatto medio annuo dello 0,3 per cento ipotizzato sulla base di una simulazione che, per quest’anno, le riforme siano operative a partire dal terzo trimestre;
considerato che:
nell’ambito del descritto quadro congiunturale non è pensabile una nuova manovra economica pesantemente recessiva, al contrario servono scelte coraggiose che permettano al nostro paese, in tempi brevi, di ridare slancio alla crescita e di alleggerire la pressione fiscale sul lavoro. In una fase economica di crescita praticamente nulla come quella attuale, l’unico modo per diminuire la pressione fiscale è riuscire a ridurre la spesa pubblica corrente improduttiva in modo da annientare gli sprechi e individuare i possibili risparmi senza dover necessariamente ridurre la qualità dei servizi offerti ai cittadini;
considerato, inoltre, che nell’ambito specifico delle materie di competenza della XI Commissione:
il lavoro costituisce una delle tematiche principali del documento in esame;
si sottolinea in particolare la necessità di operare un miglioramento del livello generale di qualità del lavoro nonché delle reti di protezione sociale nei confronti in particolare dei giovani, delle donne e dei lavoratori che perdono il posto dopo i cinquant’anni;
il principale strumento per l’introduzione di tali miglioramenti viene identificato nel disegno di legge di riforma del mercato del lavoro (atto Senato 3249) attualmente in discussione presso questa commissione;
tale disegno di legge appare assolutamente insufficiente a risolvere i problemi del mercato del lavoro italiano, riducendosi di fatto ad una lieve revisione della normativa che regola le forme contrattuali cosiddette atipiche, che sono state il veicolo principale della diffusione del precariato e del conseguentemente aumento del cosiddetto dualismo del mercato del lavoro, in cambio di uno stravolgimento delle garanzie dei lavoratori in teme di licenziamento illegittimo;
l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (legge n. 300 del 1970) detta le conseguenze in caso di licenziamento illegittimo (effettuato senza comunicazione dei motivi, ingiustificato o discriminatorio) nelle unità produttive con più di 15 dipendenti;
tale normativa costituisce un importante strumento di protezione generale in quanto difende i diritti di tutti i lavoratori, prescindendo dalle opinioni politiche o dalle appartenenze sindacali;
la situazione di crisi che attualmente sta investendo l’economia italiana in ogni settore produttivo e area geografica ha ragioni ben diverse dalla permanenza nella legislazione vigente dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori;
infatti, come molti importanti soggetti economici hanno denunciato, i più gravi fattori di deterrenza per la realizzazione di investimenti in Italia sono:
a) l’elevatissimo tasso di burocrazia e di corruzione, che rende impossibile prevedere tempi certi di realizzazione degli investimenti;
b) un sistema di infrastrutture tra i più arretrati d’Europa, che rallenta in misura spesso proibitiva la circolazione delle merci e delle persone;
c) l’utilizzo del credito a sostegno di interessi finanziari collegati con gli stessi istituti bancari, anziché la sua destinazione a supporto del sistema economico con l’obiettivo di creare, sviluppando il necessario indotto, ambienti produttivi favorevoli agli investimenti esteri;
d) un sistema fiscale, che impone alle imprese un costo del lavoro pari al triplo della retribuzione netta dei lavoratori;
e) i cronici ritardi nell’effettuazione dei pagamenti da parte delle Pubbliche amministrazioni, ritardi che sfiorano ormai, mediamente, i trecento giorni, in palese violazione della normativa europea la quale indica tra i 60 e i 90 giorni il tempo massimo di pagamento;
ad oggi, quattro milioni di giovani precari e circa sette milioni di lavoratori occupati in aziende con meno di quindici dipendenti sono privi di qualsiasi protezione sociale;
una tale situazione di grave ed ingiustificata disparità non può essere sanata diminuendo ulteriormente le garanzie dei lavoratori ma, al contrario, favorendo la nascita di un nuovo welfare adeguato alle trasformazioni della struttura economica e dell’occupazione;
la ricerca di soluzioni per i problemi reali che oggi gravano sui lavoratori, sulle imprese e sui cittadini va effettuata su tematiche assai diverse rispetto al tema della modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori;
assumere l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori quale punto principale della riforma del lavoro ha significato invece generare uno scontro sociale inutile e dannoso, di chiara natura ideologica, privo di qualsiasi concreta motivazione economica e sociale;
inoltre, insistere su una riforma inutile che può solo lacerare la coesione sociale, significherebbe nascondere i fattori che determinano realmente la crisi e che impediscono la ripresa,
appare dunque chiara la necessità di eliminare l’ipotesi di riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori dal disegno di legge attualmente in discussione presso questa commissione e a non recepire tale ipotesi nei prossimi eventuali provvedimenti in tema di lavoro e politiche sociali, anche per dare un segnale distensivo al mondo del lavoro: l’articolo 18 costituisce una delle principali risorse per la ripresa e non un obiettivo da colpire per penalizzare i lavoratori e cancellarne ulteriormente i diritti fondamentali;
al contrario appare necessario,
a) favorire quanto più possibile l’estensione dell’applicazione delle garanzie previste dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori anche alle categorie che attualmente non ne usufruiscono;
b) adoperarsi per sanare l’attuale gravissima e generalizzata situazione di insicurezza sociale al fine di garantire ai giovani lavoratori una decorosa sicurezza oggi e una pensione domani;
c) favorire l’istituzione di un unico contratto di apprendistato quale modalità privilegiata di accesso al lavoro, fatti salvi i casi particolari come i contratti stagionali e il part time, e la contestuale abrogazione delle quarantasei forme contrattuali attualmente in vigore, per combattere concretamente ed efficacemente la diffusione del lavoro precario;
d) porre in essere, attraverso opportuni strumenti normativi, una drastica riduzione della pressione fiscale per le aziende che investono in Italia e che creano posti di lavoro a tempo indeterminato;
e) favorire l’introduzione di una normativa volta a ad incrementare il costo del lavoro per i contratti a tempo determinato al fine di renderli più onerosi rispetto ai contratti a tempo indeterminato;
f) promuovere l’introduzione di una normativa sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’azienda al fine di favorire l’incremento della qualità, produttività ed efficienza delle imprese.
esprime parere negativo.