Il protocollo è fatto e passa ora all'esame del Consiglio dei ministri, ma non mette tutti d'accordo; il testo non è intoccabile, restano posizioni differenti. E' quanto emerso nel convegno promosso dall'Eli, dal titolo "Le riforme del lavoro", che si è svolto ieri a Roma. Una giornata di confronto che, dopo l'introduzione di Tiziano Treu, ha visto sindacati e imprese intavolare un'ampia discussione sull'intesa del 23 luglio, che riscrive i capitoli di welfare e competitività nel Paese.
Arrivano conferme da Cgil, Cisl e Uil: giudizio largamente positivo, ma adesso è necessario continuare sulla via della concertazione. Per Giorgio Santini, segretario confederale della Cisl, gli aspetti più innovativi del protocollo riguardano la revisione dello scalone e l'armonizzazione dei trattamenti previdenziali. Anche sugli ammortizzatori ci sono novità rilevanti, ma ora "bisogna completare questa riforma". Il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, sottolinea un aspetto poco analizzato: l'intervento sul part-time. Il numero delle ore è ancora basso, avverte, e per questi lavoratori va sciolto il nodo della precarietà previdenziale. Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, pone un problema di metodo legislativo e invita ad evitare uno stato di transizione permanente: "Le norme non possono cambiare continuamente, bisogna fare proposte precise nei tempi adeguati". Anche l'Ugl conferma il sì al protocollo: per Nazzareno Mollicone, segretario nazionale, il pregio maggiore dell'accordo è l'aumento di tutele per i periodi di disoccupazione.
Ma c'è ancora molto da fare. Sono d'accordo tutte le organizzazioni dei lavoratori: lo stato sociale italiano, malgrado la firma del 23 luglio, non è ancora completo. Il protocollo "non è immodificabile, ma serve solo come base di lavoro", chiarisce Mollicone. Per esempio il tetto dei lavori usuranti, fissato a 5mila unità, non corrisponde alla realtà e dovrà essere rivisto. Santini fa l'elenco delle questioni ancora aperte: il nodo delle stabilizzazioni e quello dell'apprendistato, ancora poco utilizzato nella aziende, che va reso effettivo come strumento di inserimento a lungo termine. E ancora i contratti a progetto, che "non si regolano con automatismi, ma creando le condizioni a monte", ovvero ripensando gli incentivi per le aziende. Fammoni aggiunge le norme sui collaboratori, gli interinali, le esternalizzazioni, i subappalti e, augurandosi una politica di intervento complessiva, si interroga: "Le singole misure migliorano il mondo del lavoro o fanno perdere di vista il punto della questione?". Un cambio di marcia soprattutto culturale lo chiede anche Loy, intervenendo su temi fiscali e spiegando che "bisogna rendere vantaggioso il lavoro dipendente" mentre oggi, al contrario, spesso non conviene uscire dall'irregolarità.
Diversa e più eterogenea è la posizione delle imprese. Confcommercio non ha firmato il protocollo e il suo rappresentante, Alessandro Vecchietti, spiega che non è stata una scelta politica ma dettata da fattori contingenti. Sulle pensioni "c'è un problema di tenuta", e il Governo ha scelto di rivedere il sistema senza considerare la copertura finanziaria. C'è il rischio di aumentare la pressione contributiva e il costo del lavoro, a suo giudizio, anche a causa del mancato ritocco ai coefficienti. I commercianti muovono inoltre una critica ideologica: "se si vuole sostenere il reddito dei più deboli – afferma Vecchietti – allora bisogna equiparare lavoratori autonomi e dipendenti". Ad accogliere pienamente l'intesa è invece Coldiretti. Per il responsabile delle politiche del lavoro, Romano Magrini, l'accordo è stato il punto di partenza per definire un protocollo specifico per l'agricoltura. "Un intervento storico che riforma la disoccupazione nel settore – lo definisce – e arriva grazie a una lavoro di concertazione compiuta". Il confronto conviene anche alle imprese. E' d'accordo Franco Tumino, che interviene per Legacoop invitando il Governo "a rimuovere gli ostacoli per rendere il mercato competitivo". Bisogna garantire servizi per l'infanzia e assistenza agli anziani, ma anche il sostegno alle zone più arretrate come il Mezzogiorno: in almeno quattro regioni del Sud, avverte, oggi le coop si rifiutano di investire. Quindi, rivolgendosi direttamente al Governo, conclude: "Sul protocollo il giudizio è positivo, ma vi prego di continuare a lavorare".
A margine del dibattito, infine, c'è un'annotazione di Fulvio Fammoni. Quasi per riassumere l'attuale scenario sindacale, come sintesi degli ultimi giorni, il segretario Cgil afferma: "Dopo le assemblee dei lavoratori, fa piacere tornare a confrontarsi in un clima più sereno".
Emanuele Di Nicola

























