La meritocrazia diventa una realtà incentivando gli aumenti salariali legati alla produttività, al rendimento. Per questo Manageritalia, il sindacato dei dirigenti del commercio, ha puntato nell'ultimo contratto, rinnovato nel mese di gennaio, proprio su una crescita della parte variabile della retribuzione dei suoi iscritti. Un contratto lodato proprio per questa sua particolarità da Maurizio Sacconi, già sottosegretario al Lavoro, in corsa per il Senato nelle file del Pdl.
Una scelta obbligata per i dirigenti del commercio, perché, lo ha detto ieri Claudio Pasini, il loro presidente, aprendo i lavori di un convegno dedicato proprio al tema del merito, in questi anni le retribuzioni dei manager hanno subito una decurtazione a causa della crescente pressione fiscale, nazionale e locale. In questo modo, ha spiegato, aumentando la parte variabile della retribuzione sarà possibile trasformarla da elargizione decisa unilateralmente dall'azienda a parte della retribuzione contrattata direttamente tra l'azienda e il dirigente. E in questo modo il settore sarà anche pronto a usufruire delle detassazioni che si prospettano in sede politica, si spera non solo in questa fase preelettorale, sul salario variabile.
Sacconi ha assicurato che, per quanto riguarda la sua parte politica, la detassazione ci sarà e sarà sostanziale. <Vogliamo _ ha detto _ liberare il lavoro dalla cappa ideologica che l'ha oppressa finora e per questo puntiamo su una detassazione degli straordinari e della parte premiale della retribuzione. Il nostro obiettivo è far lievitare la parte variabile del salario: Berlusconi dice di detassarlo del tutto, ma anche se non sarà così puntiamo su una tassazione secca, del 10%, escludendo questa parte salariale dalla tagliola della progressività>.
E' vero, ha spiegato, che la progressività è un requisito sistemico garantito dalla carta costituzionale, ma non deve necessariamente applicarsi a tutti i redditi: del resto, non vale né per i titoli di stato, né per gli affitti. <Una regola, ha aggiunto, che valga per tutti. Molto meglio di una spalmatura su tutti i redditi attingendo a un tesoretto, che poi forse nemmeno c'è: in quel modo i consumi non crescono, il vantaggio per ciascuno diventa molto, troppo limitato>. Sacconi sarebbe contrario a ridurre o eliminare la contribuzione su questi redditi, per non depauperare i redditi in quiescenza, ma Pasini ha detto che i dirigenti sarebbero disposti anche a questo passo pur di avere risultati concreti.
Altro plauso è venuto da Sacconi per l'altra grande novità del contratto dei dirigenti del commercio, la possibilità di assumere dirigenti over 50 disoccupati con una riduzione del 30, del 20 e del 10% sui minimi rispettivamente per il primo, il secondo e il terzo anno a fronte di una retribuzione collegata almeno per il 50% in maniera variabile ai risultati aziendali. Un passo importante a suo avviso perché si riduce sostanzialmente il costo del lavoro, causa prima della perdita del posto di lavoro e si scommette tutto sulla produttività, sulla capacità personale, individuale di ottenere risultati.
Anche perché, ha detto Sacconi, è giusto prevedere una gobba nella linea della retribuzione dei manager, dato che a una certa età, quando i figli escono dall'università e si è pagato il mutuo di casa, i bisogni decrescono. Osservazione che non ha però trovato d'accordo Pasini, che ha ricordato come ormai i tempi sono slittati rispetto a una volta: si finiscono gli studi più tardi, ci si sposa più tardi, più tardi si compra casa.
Nel complesso il contratto è stato accettato e valutato positivamente da tutti. Resta però il grande dubbio, se le aziende accetteranno di contrattare la parte variabile della retribuzione con i dirigenti. Perché ciò avvenga, è stato il commento univoco, deve crescere la cultura d'impresa, serve un nuovo approccio culturale, difficile però da far sorgere soprattutto presso i piccoli imprenditori. <Noi, ha detto Pasini, eravamo pronti a un contratto così anche quattro anni fa, ma allora le aziende non erano pronte, speriamo che adesso non abbia agito solo la molla della detassazione>.
Massimo Mascini

























