Nel 2021 sono stati circa 230mila i lavoratori irregolari nell’agricoltura, oltre un quarto del totale degli occupati del settore, in larga parte concentrata nel lavoro dipendente che include una fetta consistente degli stranieri non residenti. Lo rileva il VI rapporto su agromafie e caporalato presentato dalla Flai-Cgil.
La geografia del lavoro agricolo subordinato non regolare è radicato in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria e Lazio con tassi di irregolarità che superano il 40%. In molte regioni del Centro-Nord i tassi di irregolarità degli occupati sono comunque compresi tra il 20 e il 30%. Il peso dei lavoratori migranti è quasi raddoppiato, in particolare quello dei cittadini comunitari. In oltre il 70% dei casi si tratta di lavoratori dipendenti e, tra questi, si osserva un maggior peso degli occupati che lavorano in regime di part-time.
Ne consegue che, in corrispondenza dei lavoratori con queste caratteristiche, i tassi di irregolarità assumono valori decisamente più elevati rispetto al tasso riscontrato per l`intero settore agricolo. Inoltre, nel comparto agricolo si riscontra la tendenza a generare lavoro povero, dove prevalgono individui che pur avendo lavorato mostrano redditi personali e familiari decisamente al di sotto dei valori medi.
In particolare, circa 8,6 milioni di individui hanno un reddito disponibile familiare equivalente annuo inferiore alla metà del reddito mediano misurato su tutti i residenti (inferiore a 8.300 euro). Escludendo i lavoratori stranieri non residenti, poco meno di un terzo dell`occupazione agricola pari a oltre 300mila unità ricade in questa area a bassissimo reddito, con un`incidenza che è il triplo di quella media, senza contare un ulteriore 3,7% di occupati agricoli che vive in famiglie prive di segnali di redditi emersi.
Estendendo l`analisi anche alle famiglie degli occupati in nero appare evidente che non siano in grado di svolgere un ruolo di paracadute in termini di sostegno economico. Infatti, la vulnerabilità economica individuale non sembra essere affievolita dalla presenza di un contesto familiare di sostegno sia a causa della ridotta numerosità dei componenti del nucleo, sia del loro stato occupazionale. Se in generale le famiglie con almeno un occupato nel settore agricolo sono mediamente piuttosto numerose (circa il 40% ha almeno quattro componenti e in oltre il 55% dei casi si tratta di coppie con almeno un figlio), il sottoinsieme di famiglie con almeno un occupato non regolare è mediamente di dimensione assai più contenuta. Si tratta in prevalenza di famiglie monocomponente e a seguire di coppie senza figli con soggetto di riferimento ultra 64enne e poi di famiglie monogenitore.
L`estrema vulnerabilità della parte più fragile dell`occupazione agricola è peraltro evidenziata anche dal numero di procedimenti e di inchieste avviate per motivi di sfruttamento lavorativo. Nel quinquennio 2017-2021, infatti, su un totale di 438 casi ben 212 (oltre il 48%) hanno riguardato il solo settore primario.
L`appalto e il subappalto illecito, orchestrati da colletti bianchi senza scrupoli, con girandole di pseudo imprese, spesso false cooperative, ma anche Srl farlocche quasi sempre intestate a compiacenti prestanomi, rappresentano l`evoluzione dell`intermediazione illecita di manodopera, che può essere definita nuovo caporalato o caporalato industriale.
Un`evoluzione, sottolinea la Flai-Cgil, diventata un modello d`organizzazione del lavoro per imprese senza scrupoli che, pur di essere più competitive e di aumentare le proprie marginalità, calpestano contratti di lavoro, la dignità delle persone e le leggi dello Stato. Un modello che non interessa solo le imprese dell`agroalimentare.
Il sistema consente a committenti spregiudicati di avvalersi di manodopera a costi bassissimi, in alcuni casi oltre il 40%, con improprie applicazioni contrattuali (logistica e multiservizi per lavorazioni del processo produttivo dell`industria alimentare), con orari e ritmi di lavoro pesantissimi, ma che genera anche imponenti evasioni da parte delle pseudo imprese appaltatrici che non saldano i propri debiti con lo Stato (Iva, Irap, contributi Inps) o con le banche. La vera forza motrice degli appalti irregolari è comunque l`evasione dell`Iva e di tutte le altre imposte che gravano sulle imprese.
tn