La Cgil, insieme alla federazione di categoria Flc Cgil e alla Fondazione di Vittorio hanno presentato ieri, 13 febbraio, a Roma il secondo monitoraggio sull’alternanza scuola-lavoro. Il rapporto evidenzia un primo allarmante risultato e cioè che nel corso del programma, rivolto a studenti delle classi terza e quarta, c’è un alto rischio di esperienze poco qualificate e di “utilizzo distorto dello strumento” con “reiterati e diversificati tipi di abusi”. Mentre invece, secondo il rapporto, gli studenti avrebbero bisogno di percorsi sempre più innovativi e che guardino al futuro. L’alternanza scuola-lavoro ha coinvolto l’anno scorso 205 scuole in 87 province e prosegue quest’anno in altre 187 scuole di 91 province relative con oltre 43.500 studenti interessati.
In particolare, il rapporto rileva che un ragazzo su 5 ha partecipato solo ad attività propedeutiche senza avere esperienze di apprendimento in contesti di lavoro (11%) o ha fatto esperienza di lavoro senza adeguata formazione (8,7%) “rischiando così di essere fuori da percorsi privi di qualità”. La progettazione dei percorsi, sottolinea il rapporto, è generalmente stata fatta attraverso accordi con soggetti privati nati in modo occasionale. Diminuisce, infatti, il numero di scuole che siglano accordi con soggetti pubblici che passano dal 76 al 70%. È stabile il coinvolgimento di enti privati che rappresentano il 56% del totale, mentre diminuisce il coinvolgimento del Terzo settore che passa dal 58 al 44%.
Altro aspetto preoccupante rilevato da Cgil, Flc e Fondazione Di Vittorio è che la qualità della formazione risiede nel fatto che le imprese che ospitano i percorsi sono piccole: quasi un’azienda su due è una microimpresa che ha fino a 9 dipendenti, il 36% ha da 10 a 49 dipendenti. Cresce tuttavia, anche se a un livello ancora insoddisfacente, il coinvolgimento delle grandi imprese che passa dal 1 al 3,5% rispetto al monitoraggio precedente.
La netta maggioranza delle esperienze di apprendimento consistono in stage o tirocini nel 80% dei casi e in media la durata è di 4 settimane per studente. Il 16% delle esperienze rientrano nella tipologia dell’esperienza occasionale, come la visita in azienda. Per la Cgil i dati evidenziano l’importanza di “supportare le scuole in questa delicata fase di transizione, fornendo loro esempi di buone pratiche ed evitando frammentarietà, dispersione e occasionalità delle esperienze. Un rischio che le informazioni attualmente disponibili mettono fortemente in luce”.
Presente alla presentazione, la leader della Cgil, Susanna Camusso, ha quindi rilanciato la sfida: “Dobbiamo impedire che l’alternanza scuola lavoro si riduca in un percorso di addestramento. Serve formare menti capaci di coscienza critica, di adeguarsi ai cambiamenti”. Cosa che invece spesso non accade, perché, ha attaccato, “le imprese hanno un’idea di iperspecializzazione dello studio finalizzato a produrre personale pronto. Ma tutto, oggi, evolve troppo velocemente. Chi uscisse da quei percorso rischierebbe di essere già obsoleto”.
Annalisa Buccellato