Milano come paradigma delle global city e della loro crisi, o forse della loro futura evoluzione. È questo il succo di un piccolo saggio edito da Baldini+ Castoldi, uscito praticamente in parallelo con il recente scandalo edilizio che ha coinvolto la città, innescando una polemica diffusa sulla ‘’mutazione’’ di Milano in una global city ostile a chiunque non disponga di un corposo patrimonio. E il titolo del saggio è, da questo punto di vista, già una piccola provocazione: “Anche i ricchi piangono”. L’autore è Giulio Centemero, manager e parlamentare della Lega, che traccia in poche veloci pagine un ritratto aspro di Milano, toccando i punti cruciali del dibattito di questi ultimi mesi. Ne scaturisce una global city per antonomasia: ricca si, ma abitata da poveri, o da chi teme di rapidamente diventarlo.
Scrive Guido Maria Brera, banchiere d’affari e uomo di gran cultura, nella prefazione: “viviamo in un’era di asimmetrie, in cui l’aumento vertiginoso delle diseguaglianze ha spalancato la forbice che già divideva le società umane’’. Da questo punto di vista, spiega, ‘’le global city sono l’arena in cui questi cambiamenti prendono forma con maggiore chiarezza. Dove la perdita di status è una tendenza a cui è difficile sottrarsi, anche per chi si credeva ricco per sempre, e i poveri diventano sempre più poveri’’. Al momento, nella capitale economica d’Italia, afferma Centemero, vivono benone solo gli Uhnwi, cioè gli Ultra High Net Worth Individuals, in parole semplici i super ricchi. Che, peraltro, “si fanno vedere poco in giro”, chiusi nei loro club esclusivi, come “il The Wilde, quattromila euro di iscrizione”, o “nelle case da 300 metri quadrati minimo, agli indirizzi più prestigiosi di Brera, Corso Magenta, via Carducci o Vincenzo Monti”.
Ma quanto è solida la ricchezza dei milanesi? Eccola qua: “le ultime dichiarazioni dei redditi 2023 -scrive l’autore, che essendo anche membro della commissione Finanze di Montecitorio, se ne intende- dicono che un milione e 34 mila milanesi hanno dichiarato circa 36 miliardi e 485.000 euro di reddito imponibile. Il reddito medio è pari a 35.282 euro l’anno, oltre duemila euro in più rispetto al 2021. Più ricchezza quindi. Ma anche più disequilibrio’’. Il Covid, peraltro, che pure ha colpito duramente Milano, non ha intaccato le ricchezze: nel 2019 i super redditi (quelli cioè superiori a 120 mila euro) registravano un valore in media di 290 mila euro, e dopo il Covid la cifra è salita a 295 mila. Ma, appunto, anche i ricchi ‘’piangono’’: tutto cambia molto velocemente, avverte l’autore, e oggi il rischio, anche per gli apparentemente più solidi, è ritrovarsi spinti sempre più ai margini del ‘’circolo della ricchezza’’, fino ad esserne espulsi.
Tra le cose che vorticosamente cambiano c’è il concetto di casa: il fenomeno degli affitti brevi non è solo turismo, ma va di pari passo con la diffusione dello smart working e il nomadismo digitale, cambiando in profondità la ‘’casa’’ come elemento stabile e centrale nella vita delle persone, per trasformarlo in una sorta di punto di sosta, oggi qua domani là nel vasto mondo. È un bene, è un male? Dipende dai punti di vista, ma certamente è qualcosa con cui fare i conti, e forse a cui toccherà abituarsi, visto che il fenomeno ha portata mondiale, e non si ferma con un dito. La città globale, scrive ancora Brera, viene oggi ‘’messa a reddito’’: “la superficie che abitiamo diventa un luogo estrattivo: vediamo ristoranti, alloggi turistici e hub della logistica, invece che trivelle e pozzi di petrolio, ma in realtà assistiamo alla trasformazione della città in terreno da cui cavare ricchezza”. Intanto, i prezzi delle case continuano a salire, in affitto nemmeno da parlarne, non se ne trovano perché sono diventano tutte airbnb. “E così i sopravvissuti della classe media sono costretti a traslocare a Lodi o in provincia di Varese”.
Ma è evidente che occorrerà trovare una soluzione sensata per evitare che le nuove tendenze, inarrestabili, spingano fuori dalle metropoli – Milano, ma non solo-gli abitanti tradizionali, desertificando i centri storici e snaturandone l’anima. Si chiede infatti Centemero: “può Milano proporre un nuovo esempio di sviluppo e comunità, per farsi ancora città-catalizzatore di un ritorno dei giovani che fuggono all’estero o delle famiglie che si spostano nelle aree suburbane? Trovare risposte a queste domande significa trovare un modo per trainare le nostre città verso il futuro”.
Nunzia Penelope
Titolo: Anche i ricchi piangono. La crisi del modello Milano e delle global city
Autore: Giulio Centemero, prefazione di Guido Maria Brera
Editore. Baldini+Castoldi
Data di pubblicazione: giugno 2025
Pagine: 77
Prezzo: 16 euro
ISBN: 9791254942437