Dopo il fermo produttivo dello stabilimento di Ancona, oggi gli operai della Fincantieri hanno dato vita al primo “martedì della collera” per protestare contro il rischio di chiusura del sito. In circa 150 sono sfilati in corteo dal cantiere verso l’Arcivescovado dove hanno incontrato l’arcivescovo di Ancona-Osimo, Mons. Edoardo Menichelli.
Nel serpentone sono stati esposti due striscioni con le scritte “Difendiamo l’arsenale” e “mai domi”. L’incontro con mons. Menichelli è durato circa mezz’ora. L’arcivescovo ha ribadito il suo impegno nell’opera di sensibilizzazione a tutti i livelli sulla questione Fincantieri e ha chiesto ai lavoratori di continuare con le loro iniziative sempre in senso positivo. La Fincantieri per il lavoro ad Ancona, ha detto mons. Menichelli, è un po’ come la cattedrale di San Ciriaco per la fede, un punto di riferimento centrale e importantissimo. L’arcivescovo ha riferito che convocherà la pastorale del lavoro per l’8 giugno e organizzerà una veglia di preghiera.
Gli operai, insieme ai quali ha sfilato tra gli altri il segretario regionale della Fiom Cgil Giuseppe Ciarrocchi, hanno distribuito volantini in centro per ribadire che l’obiettivo della protesta è difendere il cantiere e i 600 posti di lavoro per maggior parte dei quali si profila la cassa integrazione.
Martedì prossimo, ha riferito Ciarrocchi, gli operai faranno il bis con iniziative ancora da decidere. La protesta arriverà il giorno dopo la convocazione del comitato consultivo per la presentazione del piano industriale di riorganizzaizione da parte di Fincantieri, prevista per il 23 maggio. “Finalmente conosceremo il nostro futuro – ha detto Ciarrocchi – dopo tante voci e promesse”. Da parte sua l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono aveva rassicurato circa la volontà dell’azienda di non chiudere lo stabilimento anconetano ma al momento al sito non è stata affidata alcuna commessa. (LF)


























