“Con un presidio a Roma, il 24 gennaio alle ore 15:30, davanti all`ambasciata Argentina (piazza dell’Esquilino, 2), manifestiamo il nostro appoggio allo sciopero proclamato, per quel giorno, dalle tre organizzazioni confederali argentine, Cgt, Ctat, Ctaa, contro le misure del governo Milei”. Lo fanno sapere, in una nota, Cgil e Uil.
“I sindacati argentini – proseguono le due Confederazioni – scioperano contro un maxi decreto d’urgenza che tende a modificare l’assetto economico ed istituzionale del Paese, delegando al mercato la regolazione delle relazioni economiche e sociali. A ciò si aggiunge la norma che mira a criminalizzare la protesta sociale e a limitare fortemente la libertà di espressione, con misure che non si conoscevano dai tempi della dittatura”.
Per Cgil e Uil “una grave minaccia alla democrazia argentina, ai diritti delle donne e degli uomini, delle lavoratrici e dei lavoratori argentini che già stanno subendo gli effetti negativi delle misure adottate con aumenti smodati dei prezzi dei servizi e dei prodotti alimentari e l’inizio di una campagna di deregolamentazione dell’economia nazionale, con il licenziamento di migliaia di dipendenti pubblici e la vendita di aziende statali strategiche con un progetto di progressivo smantellamento dello Stato”.
“Il maxi decreto – sottolineano ancora Cgil e Uil – incide altresì sul diritto del lavoro limitando i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, limitando gli indennizzi e le prerogative dei Contratti Nazionali e il diritto allo sciopero ed a manifestare”.
“Una minaccia alla democrazia argentina che mette a rischio lo stato di diritto e per questo sosterremo la lotta contro ogni tentativo di indebolire la democrazia, perché ogni attacco al mondo del lavoro, in qualsiasi parte del mondo, è un attacco a tutte le lavoratrici e i lavoratori. Per questi motivi, sempre mercoledì 24 gennaio, consegneremo una lettera all’ambasciata per esprimere il nostro pieno sostegno al movimento sindacale argentino e la preoccupazione per quanto sta avvenendo in Argentina”, concludono Cgil e Uil.
e.m.