Diventano sempre più tesi i rapporti tra il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa, e i sindacati. Nel confuso negoziato in corso a Palazzo Chigi, che dovrebbe portare ad un accordo entro il 28 giugno, il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ha illustrato le proposte del Governo su ammortizzatori sociali e politiche di sostegno ai giovani.
Tra le iniziative da far partire subito ci sono l'innalzamento dell'indennità di disoccupazione e il miglioramento dei servizi per l'impiego. Sul versante giovani, il sostegno al reddito e la copertura previdenziale per i lavori discontinui, la totalizzazione dei contributi, l'alleggerimento degli oneri per riscattare la laurea e l'aumento graduale dell'aliquota per i lavoratori parasubordinati. Tutte misure che hanno raccolto l'approvazione dei sindacati. Anche il direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta, giudica le proposte "interessanti", purché non abbiano ripercussioni sul costo del lavoro o riducano la flessibilità. Chiede, inoltre, di rivedere la ripartizione del "tesoretto". L'indicazione di Damiano era di destinare 1,3 miliardi alle pensioni più basse, 600 milioni ai giovani e dei restanti 600 una parte andrà alla riforma degli ammortizzatori sociali. La perplessità delle imprese è che rimangano poche risorse da destinare allo sviluppo, il vero nodo cruciale.
Ma è stato l'intervento di Padoa Schioppa a infiammare gli animi. Alla fine della riunione, infatti, ha preso la parola per ribadire l'impegno dell'Esecutivo a stanziare i 2,5 miliardi di euro ma, ha avvertito, saranno quelli e basta perché i conti a marzo sono andati male. Ha così negato la possibilità accennata appena la scorsa settimana da Damiano di reperire nuove risorse in corso d'opera. Uno dei leaders sindacali, a microfono spento, definisce l'intervento di Padoa Schioppa "una bacchettata inutile". E in sospeso rimane ancora il tema del superamento dello scalone, un punto su cui il premier Prodi ha ribadito l'impegno del Governo martedì.
L'uscita del ministro dell'Economia non è affatto piaciuta ai sindacati. Sulla previdenza "non trattiamo con la calcolatrice", sottolinea Guglielmo Epifani. Avverte l'Esecutivo che se pensa di affrontare in questo modo il nodo previdenziale, "non va proprio bene". Inoltre, ricorda, Padoa Schioppa ha dichiarato appena l'altro giorno che il Paese è "fuori dall'emergenza". Se poi c'è un problema di risorse, ha aggiunto Raffaele Bonanni, basterebbe mettere in campo le misure già annunciate, a partire dall'aumento della tassazione delle rendite. Il segretario generale della Uil Luigi Angeletti, pone anche una questione di metodo nel confronto con il Governo, una concertazione ben diversa nello spirito da quella che ha animato l'accordo del '93. I sindacati non si sottraggono da una discussione sulle entrate e le uscite del bilancio dello Stato, ma se devono parlare solo di "quello che avanza o che rimane per caso, come il tesoretto, gli resta solo il compito di difendere le persone che rappresentano". E per porre rimedio "all'incidente diplomatico", subito dopo l'incontro ufficiale, c'è stato un vertice durato quasi due ore tra i leaders sindacali, Letta, Damiano e il sottosegretario all'Economia Sartor. Si è discusso, ovviamente, di pensioni e del nodo risorse.
Il problema sembra sempre lo stesso: la mancanza di una posizione condivisa nel Governo. E lo testimonia anche il prossimo appuntamento fissato da Enrico Letta. Le parti torneranno a incontrarsi martedì 26, solo due giorni prima della scadenza fissata, e oggi ribadita, per la fine del negoziato. Inoltre, in questo incontro l'Esecutivo aveva annunciato che avrebbe presentato un documento su tutti i temi in discussione. Ma non è successo. Il testo sarà inviato alle parti sociali martedì mattina, a poche ore dalla riunione.
Giorgia Fattinnanzi

























