In guerra e in amore tutto è permesso, dice l’antico adagio (ma lasciamo perdere l’amore che qui purtroppo non c’entra niente). Dunque in guerra succede che si creino anche situazioni politicamente imbarazzanti, per esempio quando quelli di sinistra che sono contro l’invio di armi all’Ucraina si ritrovano alleati da quelli di destra che dicono la stesa cosa. Oppure, al contrario, quelli di destra che invece sono a favore delle armi, sono costretti a condividere la loro posizione con quelli di sinistra che pensano la stessa cosa. Discorso analogo vale per l’aumento delle spese militari. E allora uno si ricorda di Giorgio Gaber: “Tutti noi ce la prendiamo con la storia, ma io dico che la colpa è nostra, è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra. Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra…”.
Senza volersi cimentare in un discorso storico-politico-ideologico, troppo lungo e complicato, limitiamoci a quel che sta succedendo oggi nella nostra piccina politica italiana. Dove troviamo Matteo Salvini alleato di Giuseppe Conte che però, in teoria, dovrebbe essere il partner principale di quel campo largo del centrosinistra inventato da Enrico Letta, che invece sulla guerra non la pensa come lui ma, al contrario, la pensa come Giorgia Meloni, che invece dovrebbe essere l’alleata principale del leader della Lega: entrambi, insieme a Silvio Berlusconi, che è più vicino a Salvini di quanto non lo sia a Meloni, dovrebbero sfidare Letta e Conte alle prossime elezioni. Per non parlare della sinistra più radicale, dal partito di Bersani e Speranza a quello di Fratoianni e Vendola: è vero che il primo sta al governo e il secondo all’opposizione, ma è altrettanto vero che su molte questioni la pensano allo stesso modo. Esclusa la questione della guerra, o meglio quella delle armi. Proprio come Letta e Conte: uniti su (quasi) tutto, ma divisi sulla guerra. Come se fosse possibile mettere da parte una questione così importante per potersi poi – ma poi quando? – concentrarsi sulle cose di casa nostra…
Sappiamo per esperienza che la coerenza in politica non esiste, oggi si dice una cosa e domani il suo contrario, oggi ci si allea con uno e domani con un altro, tanto la gente ha la memoria corta. Ma chissà se di fronte a un evento così dirompente, che cambierà il corso della storia e dell’economia, come dicono i più importanti analisti internazionali, che ci costringerà a scelte difficili sul piano energetico e quindi sui nostri consumi, quindi sul nostro modello di vita, sarà possibile per i due schieramenti che dovrebbero competere alle elezioni presentarsi alle elezioni come se non fosse successo nulla? Uniti al loro interno, malgrado l’abisso bellico che li ha divisi, e compatti contro gli avversari? Avremmo così, tanto per seguire la polemica pubblica in corso, “pacifisti putiniani” alleati con “guerrafondai americani” che dovrebbero scontrarsi con quelli che fino a un attimo prima stavano dalla loro stessa parte ma che adesso sono schierati dalla parte opposta della barricata elettorale. Al contrario della straordinaria battuta di Ennio Flaiano, “la situazione è grave ma non è seria”, oggi il problema è anche molto serio. Perché non c’è niente più serio della guerra.
Che tuttavia prima o poi finirà, e speriamo presto, così potremo tornare a definirci di destra o di sinistra, proponendoci come i salvatori della Patria dal pericolo fascista o da quello comunista. Dimenticandoci in un batter di ciglia che fino al giorno prima con i fascisti o con i comunisti condividevano la stessa idea della guerra. Quindi del mondo. Ma allora, purtroppo, aveva ragione Gaber: “Cos’è la destra, cos’è la sinistra…”. Ah, saperlo.