Cgil, Cisl e Uil restano divise sulla riforma dei contratti e sui rinnovi di terziario e pubblico impiego. Giorgio Benvenuto, ex segretario generale della Uil, sono differenze strategiche?
Penso di no. Non è la prima volta che si rompe l’unità sindacale, è avvenuto anche su questioni più importanti come la scala mobile: nel 1985 l’unità era considerata morta e sepolta, ma poi le cose sono andate diversamente.
Adesso cosa succederà?
Gli effetti della crisi economica costringeranno le organizzazioni a trovare un punto d’intesa e ricreare unità d’azione; d’altronde finora si sono divise sempre su procedure o risultati contrattuali, mai sulle ragioni di fondo.
Quindi la situazione non la preoccupa.
Le divergenze non vanno sottovalutate, ma le ritengo di natura tattica. L’unità sindacale complessiva si è allontanata, certo, però l’azione comune non è in discussione, i sindacati non possono permetterselo.
Perché?
Le imprese sono molto unite e influenzano l’agenda politica, un sindacato diviso non può sostenere il confronto. E poi c’è il nuovo bipolarismo: in questa fase le organizzazioni non vengono colpite solo dai partiti di destra, ma anche da alcuni settori della sinistra. Insomma, muoversi insieme diventa fondamentale.
Quando si ricomporranno i contrasti?
Già sulla questione Alitalia è stata ripristinata l’unità confederale. Davanti alle grandi difficoltà scatta sempre un meccanismo di solidarietà, che porta i sindacati a superare conflitti interni e spinte corporative.
4 novembre 2008
Emanuele Di Nicola
























