“Servono scelte per l’Italia del futuro. Scelte anche controvento. Serve il coraggio del futuro”. E’ questo il messaggio al governo lanciato dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, in occasione dell’assemblea annuale.
Rivolgendosi direttamente al premier Giuseppe Conte e al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, presenti in sala, Bonomi ha affermato: “Ascolteremo con grande attenzione le vostre osservazioni e spero anche qualche risposta alla nostre richieste. Ma è veramente difficile che possiate incontrare associazioni più rispettose, costruttive e comprensive di noi”. E con una battuta ha aggiunto: “lo siamo così tanto che alla nostra Assemblea parla uno per Confindustria e due per il Governo”. Ma, “basta dire che gli imprenditori chiedono cose irreali e irrealizzabili”, ha aggiunto.
Il numero uno di Confindustria ha insistito sulla “necessità di una visione alta con al centro l’impresa italiana. Una visione alta che ci consente di correre di più, di soddisfare più bisogni, di assicurare un futuro migliore a giovani e famiglie. Una visione che oggi ci chiede coraggio, il coraggio di scelte appropriate. Che possono sembrare difficili o impossibili. Ma non lo sono”. Evocando un campione come Alex Zanardi, “modello di caparbia capacità umana”, Bonomi ha concluso: “All’Italia di oggi serve un pò di quello spirito di Alex”.
“Presidente, due settimane e ancora pochi giorni fa, lei ha detto: ‘se sbaglio sull’utilizzo del Recovery Fund, mandatemi a casa’. No, signor Presidente, non è così. Se si fallisce nel compito che abbiamo di fronte, nei pochi mesi ormai che ci separano dalla precisa definizione delle misure da presentare in Europa, non va a casa solo lei. Andiamo a casa tutti. In caso di fallimento “il danno per il Paese sarebbe immenso e lo pagheremmo tutti. Per anni a venire. Semplicemente non ce lo possiamo permettere. E’ tempo di azione comune oppure non sarà un’azione efficace”, ha avvertito Bonomi.
Secondo il leader di Confindustria “le ambiguità della politica economica non devono aggiungere ulteriore incertezza e sfiducia nel Paese”. Del resto “nessun provvedimento di politica economica, nessuna misura istituzionale, nessun capitolo di spesa, generano effetti positivi, rilevanti e durevoli senza che la strategia in cui si inscrivono venga compresa e validata dagli operatori economici. Il futuro si può subire, attraversare o invece progettare. E occorre farlo da parte della politica e delle istituzioni coinvolgendo ogni grande soggetto della vita economica e sociale del nostro Paese non solo nell’ascolto, ma nella definizione stessa delle priorità”.