La piattaforma olandese di prenotazioni e viaggi Booking.com ha annunciato nei mesi scorsi un piano di riorganizzazione globale che prevede un rilevante taglio della forza lavoro. Secondo indiscrezioni di stampa, il piano coinvolgerebbe migliaia di lavoratrici e lavoratori, con una stima che varia tra i 200 e i 1.000 esuberi. Anche l’Italia non è esclusa da questa strategia: l’azienda ha comunicato l’intenzione di procedere con 9 licenziamenti su un totale di circa 150 dipendenti della sede italiana.
Le motivazioni fornite dall’azienda non riguardano esclusivamente elementi economici, bensì si richiamano a una presunta necessità di ottimizzazione dei costi e di preparazione all’automazione, al fine di “innovare in modo più intelligente, aumentare la velocità e agilità, e investire saggiamente per garantire il successo a lungo termine”.
“Un linguaggio ambiguo, che nasconde una strategia ormai ben nota: tagliare posti di lavoro per aumentare i margini, a discapito delle persone”, commentano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs.
“Il cambiamento del settore non può e non deve diventare un alibi per ridurre l’organico e scaricare sulle lavoratrici e sui lavoratori il peso di scelte aziendali unilaterali. È inaccettabile che, tra le giustificazioni addotte per i licenziamenti, l’azienda arrivi a citare questionari interni anonimi, dai quali emergerebbe un “basso senso di appartenenza al team” e una “diminuzione della motivazione”. Una strumentalizzazione gravissima, da respingere con fermezza”. Per i sindacati, inoltre, questo ennesimo caso dimostra ancora una volta l”a fragilità e l’iniquità dei modelli economici delle multinazionali digitali, che privatizzano i profitti nei momenti di crescita e socializzano i costi non appena il mercato cambia”.
Per questo motivo Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno richiesto con forza all’azienda di esplorare soluzioni alternative ai licenziamenti, come l’uso di ammortizzatori sociali, la possibilità di ricollocazione interna e qualunque altra opzione finalizzata al mantenimento della forza lavoro in azienda, ma l’unica disponibilità ottenuta da Booking.com “è stata una proposta economica del tutto insufficiente, accompagnata inoltre dalla pretesa di selezionare le persone da licenziare. Stiamo parlando di lavoratrici e lavoratori con oltre dieci anni di anzianità, alcuni dei quali presenti fin dagli esordi dell’azienda in Italia, che hanno contribuito in maniera decisiva alla sua crescita e al suo successo sul mercato”.
“Di fronte alla totale chiusura dell’azienda verso ogni proposta di mediazione, le organizzazioni sindacali, insieme alle rappresentanze sindacali aziendali, hanno proclamato lo stato di agitazione e si riservano di mettere in campo tutte le azioni necessarie a tutela dei diritti e della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori”, concludono.