È battaglia, all’Eurotower, sul quantitative easing (in italiano alleggerimento quantitativo), cioè una delle modalità con cui avviene la creazione di moneta, da parte della banca centrale, attraverso l’acquisto da parte di quest’ultima di titoli di Stato.
Durante un convegno a Madrid, infatti, il presidente della Bundesbank e membro del vertice della Banca centrale europea, Jens Weidmann, ha dichiarato che: “La politica monetaria può influenzare la domanda a breve termine, ma non può generare in permanenza prospettive di crescita. Invece di concentrarci su programmi di acquisti sui mercati, dovremmo porci il problema di come creare la crescita. Con riforme strutturali. Altre misure incontrano limiti legali a quanto è possibile fare”.
È stato proprio quell’accenno a “high legal hurdles” (rilevanti ostacoli giuridici) a mettere in evidenza la distanza dell’intervento di Weidemann dal recente annuncio del presidente della Bce, Mario Draghi, di imminenti misure eccezionali per reagire alla recessione europea, basate proprio su un possibile ricorso all’acquisto di titoli di Stato.
Le basse prospettive di crescita annunciate dalla stessa Commissione europea ( l’1% in media nei prossimi dieci anni), in certa misura causate dalla domanda debole, significano, secondo Weidmann, non solo tenori di vita più bassi bensì anche limiti di bilancio più severi in futuro. Ciò di cui abbiamo bisogno, ha sottolineato Weidmann, è un aumento sostenibile della crescita a medio termine, ma ciò sarà possibile soltanto se ci decideremo a necessarie riforme di struttura. Iniezioni di liquidità da parte della Bce, della Commissione o dei governi nazionali sono solo palliativi e non affrontano il problema alla radice.
Dichiarazioni forti, sopraggiunte nonostante i dati inaspettatamente positivi degli indici tedeschi avevano contribuito ieri a una buona notizia per l’Italia: lo spread Bund-Btp era sceso al nuovo minimo storico di 140.
Ma il dibattito resta aperto, in attesa del discorso in cui domani il neopresidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, illustrerà il piano da 300 miliardi per ripresa e lavoro.
F.P.