I sindacati di categoria si sono incontrati lo scorso 19 giugno a Latina con il Prefetto e i vertici provinciali di Inps, Inail, Inl, Asl, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza per discutere sul fenomeno del caporalato. Il diario del lavoro ha intervistato la segretaria generale della Uila, Enrica Mammucari, che ha partecipato all’incontro. Per la segretaria, per contrastare il caporalato è necessario, oltre a maggiori e mirati controlli, anche realizzare tutte le azioni preventive previste dalla legge 199 /2016, incentivando l’iscrizione alla Rete del Lavoro agricolo di qualità da parte delle aziende oneste e virtuose che rispettano i contratti e la legislazione sociale. Secondo la sindacalista, è necessario innanzitutto assicurare il governo del mercato del lavoro, dall’incrocio tra domanda e offerta di lavoro fino al tema degli alloggi e trasporti, agli Enti bilaterali agricoli territoriali togliendo ossigeno agli intermediari illeciti che nei fatti, anche celandosi sotto forma di cooperative o imprese senza terra, lucrano sui diritti dei soggetti più fragili, soprattutto lavoratori migranti.
Mammucari, come è nata questa iniziativa con la Prefettura per affrontare il tema del contrasto al caporalato?
Questo incontro è figlio della richiesta delle organizzazioni sindacali, a un anno di distanza dalla morte di Satnam Singh, di fare il punto della situazione con la Prefettura che consideriamo essere il presidio di legalità sul territorio e che, riteniamo, debba svolgere un ruolo di regia in materia di contrasto all’intermediazione illecita e nella lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori. Importante è stata anche la presenza all’incontro di tutti gli enti preposti alle attività ispettive, come Inps, Inail, Carabinieri, Guardia di Finanza, Questura, Procura della Repubblica, nonché del commissario straordinario per l’utilizzo delle risorse del PNNR.
Che cosa è emerso dall’incontro?
I dati delle attività ispettive, seppur riguardanti una percentuale ancora molto bassa di aziende del territorio, evidenziano percentuali di violazioni troppo alte, rispetto alle quali abbiamo ribadito la necessità di un maggior coordinamento operativo tra i vari enti preposti e, soprattutto, che le ispezioni siano orientate sempre a certificare i crediti patrimoniali dei lavoratori vittime di sfruttamento consentendogli di recuperare tempestivamente il “furto salariale” subìto; abbiamo, infine, evidenziato la necessità di attuare le misure, fortemente sollecitate dal Sindacato, previste nel Dl agricoltura approvato nel 2024: il sistema unico dei controlli per garantire l’incrocio tra le banche dati di tutti gli enti e la banca data degli appalti per contrastare il ricorso ad appalti non genuini di manodopera.
A che punto siamo con la banca dati degli appalti?
Ad oggi, nonostante le nostre sollecitazioni, manca ancora il decreto attuativo.
Chi dovrebbe fare il decreto attuativo?
Il Ministero del lavoro e il Ministero dell’agricoltura, di concerto con l’Inps, INAIL, INL e le organizzazioni sindacali e datoriali più rappresentative nel settore. Ma il problema principale è che non riusciamo a confrontarci sul merito. Non è più stato convocato il tavolo Interistituzionale che aveva prodotto, anche dopo la scorsa estate, alcune modifiche del decreto flussi con il Dl 145/2024.
Come valutate le modifiche al decreto flussi?
Il decreto 145 ha introdotto delle misure che abbiamo valutato positivamente, anche se dovremo valutarne gli effetti concreti nei prossimi mesi. Oggi, con 39 giornate di lavoro si può convertire il contratto da stagionale a tempo determinato/indeterminato ed è stato abolito il tetto massimo annuo di conversione dei contratti da stagionali a tempo determinato. Tuttavia, questa innovazione normativa non ha valore retroattivo e lascia scoperta una parte consistente della forza lavoro straniera presente sul territorio. I lavoratori entrati in Italia negli anni passati con i vecchi decreti flussi, infatti, restano esclusi da ogni possibilità di regolarizzazione, a meno di misure straordinarie. Per questi soggetti – tra cui lo stesso Satnam Singh – non esiste a oggi alcun percorso che consenta il passaggio dalla condizione di irregolarità amministrativa a una posizione legale e tutelata. Il risultato è una contraddizione evidente: persone entrate con visto regolare, oggi considerate irregolari solo perché non esiste uno strumento normativo che permetta loro di restare legalmente.
Cosa chiedete di più?
Chiediamo quindi che a questi lavoratori sia concesso un permesso per attesa occupazione che consenta loro di rimanere in Italia per il tempo necessario a trovare un lavoro. Una norma che piacerebbe anche ad associazioni datoriali e imprese che lamentano carenza di manodopera e i limiti delle pastoie burocratiche dell’attuale sistema dei flussi.
Cosa serve per vincere la lotta al Caporalato?
È evidente che oltre ai controlli e alla repressione dei reati occorre costruire un mercato del lavoro agricolo trasparente che sappia garantire diritti ai lavoratori e al contempo rispondere anche alle esigenze delle imprese. È bene sottolineare, infatti, che la maggioranza delle imprese agricole del nostro paese sono aziende sane che rispettano la legge e applicano i contratti di lavoro e che subiscono la concorrenza sleale di chi, al contrario, non lo fa.
La legge 199/2016, fortemente voluta dal sindacato, è uno strumento importante ma ancora inattuato. In assenza di incentivi a farlo, le aziende iscritte alla Rete del lavoro agricolo di qualità sono meno di 9.000. Le sezioni territoriali non sono ancora state istituite in molte province e, dove presenti, in alcuni casi stentano a decollare nelle loro attività. La Uila ritiene che, per rilanciare questo strumento, sia necessario un grande co-protagonismo delle parti sociali agricole e il pieno coinvolgimento degli enti bilaterali agricoli territoriali che possono agire come uno strumento tecnico delle sezioni territoriali della Rete, collaborando in sinergia con gli enti pubblici in tema di trasporti, di alloggi, di incrocio fra domanda e offerta di lavoro. Va promossa l’iscrizione alla Rete da parte delle aziende affinché la competizione sul mercato sia fondata sull’eticità delle produzioni. Al tempo stesso vanno moltiplicate le iniziative già assunte da alcune Regioni (Emilia Romagna, Lazio) che riconoscono una premialità alle imprese iscritte alla Rete nell’accesso ai bandi regionali del Psr. Infine la UILA ritiene da sempre che sia fondamentale valorizzare anche commercialmente chi è iscritto alla Rete con la creazione di un bollino etico. C’è poi la condizionalità sociale degli aiuti europei alle aziende agricole, un altro strumento fondamentale che il sindacato è riuscito a introdurre con la revisione ultima della PAC.
Che cosa prevede?
Che i premi PAC possano essere ridotti per le aziende che non rispettano i diritti dei lavoratori previsti da alcune direttive europee, in materia di sicurezza e di trasparenza dei rapporti di lavoro. L’Italia è stata tra i primi paese europei a introdurla dal 2023, prevedendo la sospensione totale dei premi per quelle aziende che si sono macchiate del reato di caporalato. Anche per questo motivo è necessario attuare il sistema unico dei controlli, per essere congruenti con una norma di grande civiltà: le risorse pubbliche non possono essere utilizzate da chi viola i diritti dei lavoratori.
Emanuele Ghiani