«Se fossi il relatore del provvedimento non avrei alcun dubbio nel proporre ai colleghi del Pd una soluzione tedesca anche per i licenziamenti per motivi economici. Non mi pare che nella proposta arzigogolata del governo ci sia un maggior tasso di riformismo». Il vicepresidente della commissione Lavoro della Camera Giuliano Cazzola (Pdl), intervistato dal Messaggero, apre sull’articolo 18.
«Sono pronto a scommettere che una gran parte dei licenziamenti economici si ribalteranno in quelli discriminatori», dice Cazzola, secondo cui «i giudici del lavoro saranno bravissimi ad aggirare l’ostacolo»
Sull’articolo 18, prosegue il deputato del Pdl, «sarà il caso di riesaminare qualche altro aspetto riguardante i licenziamenti disciplinari, dove la scelta del giudice è molto vincolata», ma anche nel resto della riforma, sottolinea, ci sono cose che non vanno bene. «La flessibilità in entratà, così come è affrontata nelle linee guida, per noi è irricevibile. Non ha senso trattare tutti i rapporti flessibili sottoponendoli a una presunzione di illiceità salvo prova contraria a carico dei committenti».
Per Cazzola «il governo si è fatto prendere la mano dalla ‘mistica del precariato’, dimenticando il contributo alla crescita dell’occupazione che le leggi Treu e Biagi hanno dato dal 1997 al 2007. Non è la precarietà la questione più grave del paese – rimarca – ma la disoccupazione, soprattutto giovanile».
























