“I dati sulla tipologia dei rapporti di lavoro nel Lazio confermano il restringimento del perimetro dei contratti a tempo indeterminato.
La differenza tra il totale delle attivazioni (141.479) con il totale delle cessazioni (183.485) segna un’ulteriore contrazione di 42.006 rapporti di lavoro non sostituiti con la stessa tipologia”. Così, in una nota, Antonella Monchieri, segretaria della Cgil di Roma e del Lazio.
“Se sommiamo i dati dal 2016 al 2019 – continua – la somma dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato non sostituiti con la stessa tipologia sale a 161.023.
A ciò bisogna aggiungere che il 45% dei contratti a tempo indeterminato attivati nel 2019 sono in part time.
Il part time caratterizza tutte le tipologie lavorative: il 37,82% dei contratti a termine, il 43,14% dei contratti di apprendistato, il 31% degli stagionali e il 55% dei somministrati.
La maggior parte del part time è involontario.
Sembra che i padroni abbiano deciso di ridurre l’orario di lavoro, a modo loro.
Le attivazioni dei rapporti a tempo indeterminato nel 2019 sono il 17,71% del totale, mentre il lavoro a termine, la maggior parte di breve durata, è il 58,28%, cui si aggiunge il 4,64% di apprendistato, il 6,40% del lavoro stagionale, 8,74% di somministrazione e il 4,22 del lavoro intermittente.
Il lavoro dunque continua a essere la vera emergenza.
La politica, gli imprenditori, lo stesso movimento sindacale si devono chiedere che tipo di società si vuole costruire.
E’ del tutto evidente che continuare a denunciare la riduzione demografica del paese senza intervenire sulle cause che determinano tale contrazione significa solo esprimere ipocrisia. Allo stesso modo parlare tanto del degrado delle periferie senza collegarlo alla condizione difficile del lavoro significa non coglierne una delle cause principali.
La teoria secondo la quale la flessibilità in tutte le sue forme avrebbe portato lavoro è sconfitta inesorabilmente, dobbiamo tutti lavorare per costruire le condizioni di una società più giusta e dunque più sicura.
Siamo convinti che ci siano le condizioni per una vertenza generale sulle condizioni di lavoro, una mobilitazione per dire alle stazioni appaltanti di finirla con il massimo ribasso, per dire alla Regione Lazio che i bonus occupazionali hanno un senso solo se sono selettivi, per affermare ai datori di lavoro che è necessario individuare tutti insieme soluzioni che ribaltino la storia recente del mercato del lavoro, ridando dignità e diritti alle persone per ridurre le disuguaglianze, migliorare i consumi interni e, con l’ausilio dei necessari investimenti pubblici, contribuire a far uscire il paese dalla stagnazione economica.
Solo istituendo un fronte comune sarà possibile traguardare un così importante risultato. La Cgil di Roma e Lazio è pronta, attendiamo di sapere chi accetterà la sfida”.
TN