“In una fase estremamente complessa per il settore del cineaudiovisivo italiano è necessario garantire stabilità e riferimenti istituzionali per le interlocuzioni necessarie con le parti sociali”. Lo afferma Sabina Di Marco, segretaria nazionale della Slc-Cgil, all’indomani delle dimissioni del direttore generale cinema e audiovisivo, Nicola Borrelli. A quanto si apprende, la decisione di Borrelli sarebbe derivata dallo scandalo del finanziamento da 860mila euro per l’attrazione di investimenti stranieri in Italia concesso a Francis Kaufamnn, alias Rexal Ford, tramite la produzione esecutiva italiana Coevolution, alimentando il caos che agita le stanze del Ministero della Cultura dopo gli scontri tra il ministro Alessandro Giuli e la sottosegretaria Lucia Borgonzoni e le dimissioni dalla presidenza di Cinecittà di Chiara Sbarigia dopo lo scandalo di fondi pubblici per “comprare” la stampa.
Le preoccupazioni di Di Marco, dunque, sono alimentate dalla “impressione di assenza di governo e d’indirizzo politico”, che rischiano di far passare in secondo piano i problemi che affliggono il comparto dell’audiovisivo. “Il caldo anomalo sta procurando difficoltà ai lavoratori sui set, mettendo a dura prova la salute di chi affronta quotidianamente e con orari di lavoro lunghi, luoghi di lavoro equiparati a “cantieri mobili – prosegue Di Marco -. Siamo inoltre in un momento delicato del negoziato per il rinnovo del Ccnl delle troupes, rinnovo atteso da circa venti anni, senza certezza dell’applicazione normativa e senza visibilità sui tempi di erogazione di strumenti di detassazione e di finanziamento diretto alle produzioni”.
Altra questione annosa riguarda il rinvio al 2026 del Codice dello Spettacolo. “Con tutte le difficoltà di applicazione che abbiamo registrato per le misure di sostegno al reddito, Naspi e Indennità di discontinuità”, è di ieri una bozza resa pubblica che richiede interventi tecnici ” di merito”.
A fronte di ciò, la Slc chiede la convocazione urgente delle parti sociali “e chiediamo al Ministero della Cultura ed al Ministro Giuli di poter affrontare con metodo le emergenze che sembrano sommarsi e le questioni irrisolte evitando un approccio estemporaneo (negli interlocutori e sui temi) che nuoce alla stabilità di cui il settore ha bisogno per il suo sviluppo e di cui le lavoratrici ed i lavoratori hanno diritto”.