In questo anno di pandemia le donne sono state “un baluardo contro il virus, sempre in prima linea con grande coraggio e responsabilità negli ospedali, nelle aziende, nei servizi, nelle scuole, ma soprattutto in famiglia, come madri e come figlie di genitori anziani”. Così il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, nel corso di un’iniziativa unitaria con Cgil e Uil sull`8 marzo.
“Le donne sono state le più colpite dalla crisi economica – ha detto – molte di loro avevano un lavoro, precario, part time o a termine e per la pandemia l`hanno perso. E con esso hanno visto sfumare progetti, svanire sogni, vedere svilita la propria dignità. Una grande battaglia persa con 312mila donne che sono rimaste senza lavoro da febbraio 2020, soprattutto nel terziario, negli studi professionali, nelle occupazioni meno garantite, dove tante passano spesso da un contratto a termine all`altro o sono costrette ad accettare occupazioni in nero, soprattutto al Sud”.
Sbarra ha aggiunto che “già prima della pandemia le donne italiane scontavano un tasso di occupazione tra i più bassi d`Europa: il 50% contro il 65% della media Ue, con punte al di sotto del 30% nel Mezzogiorno. Ora le cose sono peggiorate. Ecco perchè la rotta va invertita a tutti i costi. Se non si interverrà adesso, aumentando il numero delle donne che lavorano, valorizzando il talento di tantissime ragazze istruite e capaci, le conseguenze saranno drammatiche per il Paese: aumenteranno le disuguaglianze, cresceranno le povertà, si faranno sempre meno figli. Fino a quando le donne rimarranno ai margini del mercato del lavoro l`Italia non ripartirà, non tornerà a crescere. Le donne possono e devono essere un motore della ripresa, della nostra rinascita economica e sociale. Ma serve uno scatto, servono investimenti, sgravi fiscali e contributivi stabili per favorire le assunzioni, strumenti e politiche condivise tra il Governo, le Regioni, gli enti locali, le parti sociali”.
Il leader della Cisl ha poi sottolineato che una donna su quattro lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio, soprattutto nel Sud. “Ecco perché il primo sforzo va fatto sui servizi sociali, a partire dagli asili nido pubblici – ha affermato – oltre agli ammortizzatori sociali universali da estendere a tutti, al blocco dei licenziamenti fino alla fine dell`emergenza sanitaria, serve subito una riforma delle politiche attive per ricollocare le donne che perdono il lavoro. E serve più contrattazione per favorire la stabilizzazione delle donne e dei giovani, come prevede anche il Next Generation Eu, eliminando quel gender gap che penalizza nel nostro paese ingiustamente tante donne”.
Secondo Sbarra “dobbiamo anche riconsegnare lo smart working al perimetro delle libere ed autonome relazioni industriali”. Ha inoltre invocato anche “tolleranza zero contro ogni forma di violenza, per sollecitare la giusta punizione dei colpevoli, più prevenzione, la protezione e il sostegno delle vittime per accompagnarle nella ricostruzione della propria vita e della propria attività lavorativa”. Il segretario generale della Cisl ha aggiunto che “con il recovery plan abbiamo le risorse finalmente per una svolta sul lavoro, puntando sugli investimenti, sulla digitalizzazione, sulla transizione ecologica, sulla green economy. Non dobbiamo sprecare questa occasione. Sono risorse ingenti, forse irripetibili, che devono creare le condizioni affinché donne e giovani possano entrare e restare stabilmente nel circuito produttivo. Soldi che devono incidere e spezzare disuguaglianze sedimentate e riunire un Paese in tutte le sue componenti sociali. Questo è il patto forte che la Cisl chiede al Governo Draghi. Nessuno deve essere escluso dalla partecipazione ai processi di crescita e di sviluppo”.
E.G.