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Il Diario del Lavoro

Quotidiano online del lavoro e delle relazioni industriali

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Home - Senato - Commissione Lavoro, previdenza sociale (Dai Resoconti della Settimana)

Commissione Lavoro, previdenza sociale (Dai Resoconti della Settimana)

13 Novembre 2019
in Senato

LAVORO PUBBLICO E PRIVATO, PREVIDENZA SOCIALE    (11ª)

MARTEDÌ 12 NOVEMBRE 2019

140ª Seduta (pomeridiana)

Presidenza del Vice Presidente

DE VECCHIS 

 

Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Di Piazza.        

La seduta inizia alle ore 14,40.

SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI  

Il PRESIDENTE ricorda che per la seduta è stata richiesta la pubblicità dei lavori, ai sensi dell’articolo 33 del Regolamento del Senato, e che la Presidenza ha già fatto conoscere il proprio assenso. Dispone pertanto l’attivazione del circuito audiovisivo.

Prende atto la Commissione.

IN SEDE CONSULTIVA 

–(1586) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022

–(Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2020 e per il triennio 2020-2022 (limitatamente alle parti di competenza)

–(Tab. 4) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2020 e per il triennio 2020-2022

(Rapporto alla 5a Commissione. Seguito e conclusione dell’esame. Rapporto favorevole con osservazioni)

Prosegue l’esame, sospeso nella seduta del 7 novembre e rinviato nella seduta antimeridiana di oggi.

Il PRESIDENTE comunica che, alla scadenza del termine, sono stati presentati 6 ordini del giorno, pubblicati in allegato al resoconto.

Riprende quindi la discussione generale.

Il senatore FLORIS (FI-BP), anche sulla base dei contenuti emersi nel corso delle audizioni svolte presso le Commissioni congiunte bilancio di Camera e Senato, giudica rischiosa la manovra di bilancio in esame, in quanto, a fronte di ingenti spese certe, senza altrettanto certe entrate, potrebbe richiedere a breve un intervento correttivo. Esprime quindi preoccupazione per le previsioni economiche della Commissione europea, che assegnano all’Italia l’ultimo posto in termini di PIL sia per il 2019 che per il 2020.

Relativamente alle materie di più stretta competenza, invita il Governo a rivedere l’impianto del Reddito di cittadinanza, che dalla sua istituzione, nonostante l’ingente quantità di risorse impiegate, non è riuscito ad incrementare il numero di coloro che, tra gli iscritti ai centri per l’impiego, hanno trovato un posto di lavoro. A suo parere, quindi, parte del relativo stanziamento andrebbe dirottato a favore di altri settori che si trovano in sofferenza, come quelli della disabilità, della non autosufficienza e dei caregiver. Quanto alla sua Regione di provenienza, tuttavia, rimarca con soddisfazione come i centri per l’impiego si siano dimostrati molto efficienti. 

Giudica poi offensiva, data l’esiguità delle somme interessate, la misura prevista dal comma 1 dell’articolo 58, relativa alla indicizzazione delle pensioni di importo pari a tre volte e pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo INPS, così come del tutto insufficienti gli stanziamenti per la contrattazione collettiva nazionale dei dipendenti statali, le Forze dell’ordine e i Vigili del fuoco. Altrettanto insufficiente, ma comunque interessante, è la riduzione del carico fiscale a favore dei lavoratori dipendenti.

Relativamente al turnover nella pubblica amministrazione, sottopone al Governo l’opportunità di effettuare comunque un attento esame dei fabbisogni, così da evitare una semplice sostituzione lineare, che avvantaggerebbe alcuni settori a discapito di altri, sperperando risorse che potrebbero essere diversamente impiegate per investimenti.

La senatrice PIZZOL (L-SP-PSd’Az), nel condividere le osservazioni del senatore Floris, denuncia la mancanza di coraggio della manovra in esame, che, anziché stimolare la crescita economica, aumenta le tasse e gli adempimenti burocratici, soprattutto a carico delle piccole e medie imprese e degli artigiani, e riesce addirittura ad accomunare nelle critiche Confindustria e sindacati dei lavoratori. A suo parere, il tessuto produttivo subirà dei contraccolpi e si perderanno molti posti di lavoro, in particolare nei settori dell’agricoltura, dei trasporti, della pesca e del turismo. 

Lamenta quindi l’assurdità e la durezza di molte politiche europee, che sembrano voler affossare l’Italia e tradire i suoi abitanti, che attendono misure per i giovani e a sostegno dei pochi settori economici ancora fiorenti.

In conclusione, esprime l’auspicio che l’attuale Governo si dimetta in fretta e il Capo dello stato indica nuove elezioni.

La senatrice GUIDOLIN (M5S) manifesta soddisfazione per la manovra in esame, che valuta espansiva, anche in considerazione della difficile congiuntura economica.  Ricorda quindi le misure più rilevanti varate, come la sterilizzazione delle clausole IVA, la conferma del Reddito di cittadinanza e di Quota 100, l’istituzione del Fondo per la disabilità e la non autosufficienza e del Fondo assegno universale e servizi alla famiglia, il mantenimento dei bonus bebè e asilo nido, la proroga del congedo di paternità, la cui durata viene elevata a 7 giorni, e degli istituti previdenziali denominati Ape sociale e Opzione donna. Infine sottolinea la rilevanza dei commi 2 e 3 dell’articolo 56, che prevedono la costituzione di due commissioni tecniche, una per lo studio della gravosità delle occupazioni, l’altra sulla classificazione e comparazione, a livello europeo e internazionale, della spesa pubblica nazionale per finalità previdenziali e assistenziali. 
La senatrice 
PARENTE (IV-PSI) invita a prendere consapevolezza del fatto che la maggior parte delle risorse disponibili è stata destinata alla sterilizzazione delle clausole IVA: uno sforzo immenso, quantificabile in 23 miliardi di euro, a favore di consumatori e imprese. Quanto agli ambiti di più stretta competenza, richiama brevemente le misure varate, con le disponibilità economiche rimanenti, a favore della famiglia e della natalità.

Infine, esprime l’auspicio che la Commissione approvi al più presto il provvedimento in materia di caregiver e anticipa l’impegno della propria parte politica a che vengano incrementate le risorse a favore delle disabilità, con una particolare attenzione al “dopo di noi”, e per rendere strutturale la misura dell’Ape sociale.

In premessa la senatrice TOFFANIN (FI-BP) rivolge una serie di critiche al Reddito di cittadinanza, misura destinataria di ingenti risorse, la cui efficacia, in termini di politiche attive del lavoro, si è dimostrata molto modesta.

Valuta quindi del tutto insufficienti gli stanziamenti a favore delle famiglie e dell’occupazione femminile – particolarmente penalizzata, se con figli, nella fascia di età tra i 24 e i 35 anni – e giovanile. In particolare considera del tutto prive di progettualità futura e paragonabili a spot pubblicitari le misure sugli asili nido e sulla decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato di soggetti di età inferiore a determinati limiti. In proposito, denuncia la mancanza di norme per favorire il rientro delle eccellenze italiane emigrate all’estero.

Giudica irrisorie le somme destinate al taglio del cuneo fiscale, che non serviranno a rilanciare le spese, e del tutto masochistiche le tasse sulla plastica e sulle bevande zuccherate, che colpiranno duramente le aziende del settore e porteranno a molti esuberi e alla necessità di nuovi ammortizzatori sociali.

Infine, riconosce la bontà della sterilizzazione delle clausole IVA, anche se fa notare che il problema è solo rinviato, e chiede con forza misure a favore delle imprese, come quelle del comparto dell’efficienza energetica, che ancora attendono la modifica dell’articolo 10 del “Decreto crescita”, e delle Forze dell’ordine.

La senatrice MATRISCIANO (M5S) evidenzia che il taglio del cuneo fiscale coinvolgerà 4,5 milioni di lavoratori, inclusi quelli con reddito compreso tra circa 26.000 euro e circa 35.000 euro, che non erano destinatari del bonus di 80 euro varato dal Governo Renzi. Quanto al Reddito di cittadinanza, contesta la narrazione negativa che appare quotidianamente sui mezzi di stampa e ricorda i principali dati forniti dall’INPS e dalla Banca d’Italia, anche con riferimento alla riduzione del tasso di povertà e all’indice di Gini. In particolare, evidenzia che, terminata la fase dell’assistenza alle persone meno fortunate, è iniziata la fase successiva, quella delle politiche attive e della riforma dei centri per l’impiego – il cui personale verrà portato da circa 8.000 a circa 20.000 unità – che permetteranno la firma dei patti per il lavoro e consentiranno alle aziende che assumeranno di usufruire di determinati incentivi. Considerato che l’Unione europea sollecitava una misura del genere almeno dalla fine scorso millennio, senza che la politica nazionale se ne facesse carico, si stupisce che si chieda ad un istituto così complesso di dispiegare tutti i suoi effetti nell’arco di pochi mesi dal suo varo.

La senatrice NISINI (L-SP-PSd’Az) riporta l’esperienza personale di assessore al Comune di Arezzo sulle difficoltà del centro per l’impiego cittadino, la cui operatività è limitata anche per il cambiamento della propria sede di lavoro, e bolla come esclusivamente assistenzialista la politica sottesa alla misura del Reddito di cittadinanza.

Si associa quindi alle considerazioni della senatrice Toffanin sulla esiguità delle risorse destinate alla non autosufficienza, alle famiglie e al sostegno alla natalità, e a quelle della senatrice Pizzol con riferimento all’impatto negativo che avranno alcune disposizioni sulle imprese.

 

Nessun altro chiedendo la parola, il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale e dispone una breve sospensione della seduta.

 

La seduta, sospesa alle ore 15,25, riprende alle ore 15,35.

 

Il relatore NANNICINI (PD), intervenendo in replica, si associa alle considerazioni della senatrice Parente relativamente alla sterilizzazione delle clausole IVA, che ha assorbito gran parte delle risorse disponibili per la manovra di bilancio, rendendo così limitate le somme da destinare agli interventi di competenza della Commissione. A suo giudizio, proprio per non affrontare una manovra così complessa, peraltro in una congiuntura difficile e nel permanere della stagnazione economica italiana, l’ex ministro Salvini ha provocato la crisi di Governo nella scorsa estate.

Alla luce di tali considerazioni, illustra infine uno schema di rapporto favorevole con osservazioni, pubblicato in allegato.

 

Il sottosegretario DI PIAZZA, dopo aver ringraziato tutti i componenti della commissione per il contributo, anche critico, fornito, sottolinea che il Governo ha inteso mettere al centro della manovra di bilancio la persona; lo dimostrano la sterilizzazione delle clausole IVA e il taglio del cuneo fiscale, che complessivamente hanno consentito al consumatore di disporre di risorse aggiuntive, nonché gli stanziamenti per la famiglia e il supporto alla natalità.

Relativamente al Reddito di cittadinanza, si dice certo che con il passaggio alla nuova fase e il varo di diversi decreti attuativi, il numero degli occupati aumenterà, con vantaggi anche per le piccole e medie imprese.

 

Interviene incidentalmente il senatore FLORIS (FI-BP) per esprimere l’auspicio che la previsione del Governo si riveli corretta.

 

Si passa quindi all’esame degli ordini del giorno.

 

La senatrice TOFFANIN (FI-BP) illustra gli ordini del giorno G/1585 Sez I/1/11 e G/1585 Sez I/2/11, relativi, rispettivamente, all’estensione dello strumento del voucher e all’equo compenso.

 

Il relatore NANNICINI (PD) illustra gli ordini del giorno G/1585 Sez I/3/11, G/1585 Sez I/4/11, G/1585 Sez I/5/11 e G/1585 Sez I/6/11, che si riferiscono a misure fiscali per le zone terremotate, al Fondo per la non autosufficienza, al completamento dell’iter della riforma del Terzo settore e alla convenzione bilaterale in materia di sicurezza sociale con l’Albania.

 

Il sottosegretario DI PIAZZA esprime parere contrario sull’ordine del giorno G/1585 Sez I/1/11 e favorevole – se accolte le rispettive riformulazioni di cui dà lettura – sugli ordini del giorno G/1585 Sez I/2/11, G/1585 Sez I/3/11, G/1585 Sez I/4/11, G/1585 Sez I/5/11 e G/1585 Sez I/6/11.

 

La senatrice TOFFANIN (FI-BP) insiste per la votazione dell’ordine del giorno G/1585 Sez I/1/11.

 

Per dichiarare il voto favorevole interviene il senatore FLORIS (FI-BP), che giudica indispensabile estendere l’uso dei voucher anche ai settori del turismo e dell’agricoltura così da dare risposte adeguate alle imprese.

 

Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, l’ordine del giorno G/1585 Sez I/1/11, messo in votazione, è respinto.

 

La senatrice TOFFANIN (FI-BP) accoglie le indicazioni del rappresentante del Governo e riformula l’ordine del giorno G/1585 Sez I/2/11 nell’ordine del giorno G/1585 Sez I/2/11 (testo 2), pubblicato in allegato, che viene sottoscritto dai senatori FLORIS (FI-BP), ROMAGNOLI (M5S) e CARBONE (FI-BP) e dal relatore NANNICINI (PD).

 

L’ordine del giorno G/1585 Sez I/2/11 (testo 2), posto ai voti, è approvato.

 

Il relatore NANNICINI (PD) accoglie le indicazioni del rappresentante del Governo e riformula l’ordine del giorno G/1585 Sez I/3/11 nell’ordine del giorno G/1585 Sez I/3/11 (testo 2), l’ordine del giorno G/1585 Sez I/4/11 nell’ordine del giorno G/1585 Sez I/4/11 (testo 2), l’ordine del giorno G/1585 Sez I/5/11 nell’ordine del giorno G/1585 Sez I/5/11 (testo 2) e l’ordine del giorno G/1585 Sez I/6/11 nell’ordine del giorno G/1585 Sez I/6/11 (testo 2), tutti pubblicati in allegato.

 

Le senatrici MATRISCIANO (M5S) e NOCERINO (M5S) sottoscrivono gli ordini del giorno G/1585 Sez I/3/11 (testo 2) e G/1585 Sez I/4/11 (testo 2).

 

La senatrice GUIDOLIN (M5S) e i senatori AUDDINO (M5S) eROMAGNOLI (M5S) sottoscrivono l’ordine del giorno G/1585 Sez I/4/11 (testo 2).

 

Con distinte successive votazioni la Commissione approva gli ordini del giorno G/1585 Sez I/3/11 (testo 2), G/1585 Sez I/4/11 (testo 2), G/1585 Sez I/5/11 (testo 2) e G/1585 Sez I/6/11 (testo 2).

 

Il PRESIDENTE pone in votazione lo schema di rapporto favorevole con osservazioni del relatore, che risulta approvato a maggioranza.

Dichiara infine conclusa la sessione di bilancio.

SCONVOCAZIONE DELLA SEDUTA NOTTURNA  

In considerazione dell’andamento dei lavori, il PRESIDENTE avverte che la seduta notturna di oggi, prevista per le ore 20,30, non avrà luogo.

Prende atto la Commissione.

La seduta termina alle ore 16.


RAPPORTO APPROVATO DALLA COMMISSIONE SUL DISEGNO DI LEGGE DI BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO PER L’ANNO FINANZIARIO 2020 E BILANCIO PLURIENNALE PER IL TRIENNIO 2020-2022

(DISEGNO DI LEGGE N. 1586 – TABELLA 4 e, limitatamente alle parti dicompetenza, TABELLA 2)

L’11a Commissione permanente, esaminato il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020, il bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022 e l’allegata tabella 4, nonché, limitatamente alle parti di competenza, l’allegata tabella 2, premesso che la manovra finanziaria in esame attua l’impegno assunto dal Governo di neutralizzare le clausole di salvaguardia in materia di IVA e di accise, contenute, da ultimo, nella legge di bilancio per il 2019,

considerato che:

l’articolo 5 del disegno di legge in oggetto dispone la costituzione di un Fondo per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti, con una dotazione di 3 miliardi di euro per il 2020 e di 5 miliardi annui a decorrere dal 2021, demandando a successivi provvedimenti normativi l’adozione (mediane l’impiego delle suddette risorse) di interventi intesi alla riduzione del carico fiscale sulle persone fisiche;

il successivo articolo 40 istituisce, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Fondo per la disabilità e la non autosufficienza, con una dotazione pari a 50 milioni di euro per il 2020, a 200 milioni per il 2021 ed a 300 milioni annui a decorrere dal 2022, prevedendo che tali risorse siano utilizzate con appositi provvedimenti normativi, ai fini dell’adozione di interventi intesi al riordino e alla ridefinizione sistematica delle politiche di sostegno alla disabilità;

il comma 1 dell’articolo 41 istituisce il Fondo assegno universale e servizi alla famiglia, con una dotazione pari a 1.044 milioni di euro per il 2021 e a 1.244 milioni annui a decorrere dal 2022, prevedendo che tali risorse siano utilizzate con appositi provvedimenti normativi, ai fini dell’adozione di interventi intesi al riordino e alla ridefinizione sistematica delle politiche di sostegno alle famiglie con figli, nonché dell’erogazione, per gli oneri relativi agli anni 2021 e successivi, dell’assegno di natalità (cosiddetto bonus bebè) e del cosiddetto bonus asilo nido, istituti che sono modificati ed ampliati dal medesimo articolo 41;

il comma 4 dell’articolo 41 proroga per il 2020 l’istituto del congedo obbligatorio di paternità per lavoratori dipendenti privati, elevandone la durata a sette giorni;

gli articoli 56 e 57 prorogano gli istituti pensionistici cosiddetti APE sociale e Opzione donna;

l’articolo 58 modifica la disciplina in materia di perequazione automatica dei trattamenti pensionistici, prevedendone la misura al 100 per cento anche per gli importi superiori a 3 volte e pari o inferiori a 4 volte il trattamento minimo INPS,

formula, per quanto di competenza, un rapporto favorevole con le osservazioni che seguono.

1) Preso atto che la denominazione del Fondo per la riduzione del cuneo fiscale, di cui all’articolo 5 del disegno di legge di bilancio, rimanda al “carico fiscale sui lavoratori dipendenti”, mentre le finalità del medesimo Fondo si sostanziano in una riduzione che riguardi tutte le persone fisiche, si auspica che i provvedimenti normativi ai quali viene demandata l’attuazione di tale riduzione non operino differenze tra forme di lavoro, se non giustificate dalla preventiva adesione a regimi fiscali speciali, e valutino l’opportunità di utilizzare le risorse finanziarie stanziate in via prioritaria per l’occupazione giovanile e femminile, considerato che i tassi di occupazione sono molto al di sotto della media europea per giovani e donne.

2) Preso atto che l’articolo 40 istituisce il “Fondo per la disabilità e la non autosufficienza” anche per favorire interventi di riordino e sistematizzazione delle politiche di sostegno in materia, si auspica che il Fondo in questione sia solo l’avvio di un percorso che mobiliti ulteriori risorse finanziarie da qui alla prossima legge di bilancio, con lo scopo di attuare una riforma strutturale che renda le indennità più generose e più adeguate alle necessità personali (approntando nuove modalità di riconoscimento delle differenti condizioni di disabilità, rifacendosi ai principi della convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e sulle migliori pratiche scientifiche internazionali) e che sostenga le spese familiari e individuali per servizi di cura e per l’autonomia personale.

3) Parimenti, preso atto che l’articolo 41 istituisce il “Fondo assegno universale e servizi alla famiglia”, si auspica che il Fondo in questione sia solo l’avvio di un percorso che mobiliti ulteriori risorse finanziarie da qui alla prossima legge di bilancio con lo scopo di attuare una riforma strutturale che introduca un assegno universale, unico per tutte le famiglie con figli a carico, superi la frammentazione degli attuali strumenti di sostegno alla genitorialità e sostenga le spese familiari per servizi all’infanzia, servizi di cura e di educazione, nonché ulteriori misure volte a sostenere la genitorialità in tutte le sue forme.

4) Infine, preso atto che gli articoli 56 e 57 prorogano istituti esistenti di flessibilità in uscita verso la pensione, quali APE sociale e Opzione donna, senza tuttavia renderli strutturali, anche a fronte della necessità di anticipare i problemi sociali legati alla futura evoluzione del nostro sistema previdenziale, si auspica che vengano realizzati al più presto interventi strutturali in materia pensionistica, volti a garantire un reddito in età vicina alla maturazione della pensione di vecchiaia per tutti i disoccupati, le persone con disabilità, i loro familiarie i lavoratori impiegati in occupazioni gravose, sia come dipendenti, sia come autonomi.

 

ORDINI DEL GIORNO AL DISEGNO DI LEGGE

N. 1586

G/1586 Sez I/1/11

Toffanin, Gallone, Mallegni, Floris

La Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, in sede di esame del disegno di legge recante «Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022»;

premesso che:

il decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50 convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96 – recante Disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo -, all’articolo 54-bis ha introdotto una nuova disciplina lavoristica, inerente allo svolgimento di prestazioni occasionali;

l’articolo 2-bis del decreto-legge in esame reca una serie di modifiche alla disciplina delle prestazioni occasionali attualmente contenuta nell’articolo 54-bis menzionato, (i cosiddetti PrestO), previste solo per alcuni ambiti come quello alberghiero ed agricolo; si eleva ad 8 unità per le aziende alberghiere e le strutture ricettive del turismo il limite massimo di dipendenti a tempo indeterminato, ai fini dell’ammissibilità del ricorso alle prestazioni di lavoro occasionale. La disposizione prevede che la prestazione occasionale va preventivamente comunicata, attraverso la piattaforma informatica INPS, con l’indicazione della data e dell’ora di inizio e di termine della prestazione medesima; l’arco temporale di utilizzo non può essere superiore a 10 giorni, nel limite di 4 ore continuative nell’arco della singola giornata;

vengono escluse dal divieto al ricorso al contratto di prestazione occasionale, le aziende alberghiere e le strutture ricettive che operano nel settore del turismo;

sarebbe opportuno specificare che tra queste rientrano le attività operanti nei servizi alla persona;

sarebbe opportuno e auspicabile ridisciplinare il «lavoro accessorio» con riferimento ai diritti del lavoratore (assicurazione, riposo, compensi) e definire i limiti all’utilizzo di tale strumento, nonché i soggetti che possono farvi ricorso;

rispetto alla normativa vigente del Libretto Famiglia e del Contratto PrestO, occorre superare le problematiche emerse sul fronte imprese e sul fronte famiglie per semplificare l’accesso alle prestazioni accessorie pur garantendo la massima tracciabilità e trasparenza,

impegna il Governo:

a valutare la possibilità di adottare disposizioni volte a ridisciplinare il lavoro accessorio estendendo lo strumento del voucher anche alle attività lavorative rese nei confronti degli imprenditori dei settori agricoltura, turismo, ivi compresi i pubblici servizi e lo spettacolo, commercio e servizi, servizi alla persona, artigianato e piccola e media impresa.

G/1586 Sez I/2/11 (testo 2)

Toffanin, Gallone, Floris, Nannicini, Carbone, Romagnoli

La Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale,

in sede di esame del disegno di legge recante «Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022»;

premesso che:

ai sensi dell’articolo 36 della Costituzione il lavoratore ha diritto ad una retribuzione, che non deve essere solo correlata alla qualità ed alla quantità del lavoro prestato, ma deve comunque assicurare una esistenza libera e dignitosa al lavoratore stesso ed alla sua famiglia;

l’equo compenso non è peraltro solo un principio costituzionale applicabile a tutti i lavori ma una oggettiva esigenza per tutti i consumatori perché li mette al riparo da servizi professionali di bassa qualità. La stessa capacità della domanda di autorganizzarsi in forme collettive deve infatti condurre non tanto a prezzi stracciati quanto ad un ottimale rapporto tra il prezzo e la qualità delle prestazioni,

impegna il Governo a valutare l’opportunità di adottare misure volte a stabilire che per compenso equo si intende un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione professionale.

G/1586 Sez I/2/11

Toffanin, Gallone

La Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale,

in sede di esame del disegno di legge recante «Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022»;

premesso che:

ai sensi dell’articolo 36 della Costituzione il lavoratore ha diritto ad una retribuzione, che non deve essere solo correlata alla qualità ed alla quantità del lavoro prestato, ma deve comunque assicurare una esistenza libera e dignitosa al lavoratore stesso ed alla sua famiglia;

l’equo compenso non è peraltro solo un principio costituzionale applicabile a tutti i lavori ma una oggettiva esigenza per tutti i consumatori perché li mette al riparo da servizi professionali di bassa qualità. La stessa capacità della domanda di autorganizzarsi in forme collettive deve infatti condurre non tanto a prezzi stracciati quanto ad un ottimale rapporto tra il prezzo e la qualità delle prestazioni,

impegna il Governo a valutare la possibilità di adottare misure volte:

a stabilire che per compenso equo si intende un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione professionale;

ad assumere per la misura dell’equità del compenso, ferma restando la discrezionalità del giudice nel valutare caso per caso le patologie del rapporto, il riferimento ai parametri vigenti nell’impiego al contenzioso;

a stabilire che il compenso inferiore ai minimi stabiliti dai parametri vigenti si deve ritenere iniquo;

a prevedere la garanzia del rispetto dell’equo compenso da parte della pubblica amministrazione, in attuazione dei princìpi di trasparenza, buon andamento ed efficacia delle proprie attività, in relazione alle prestazioni rese dai professionisti in esecuzione di incarichi conferiti.

G/1586 Sez I/3/11 (testo 2)

Nannicini, Laus, Nocerino, Matrisciano

La Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale,

in sede di esame del disegno di legge di Bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022;

premesso che:

tre anni dopo il terribile sisma del Centro Italia, un’indagine sul «cratere marchigiano» del progetto «Terre di ricerca», ci rappresenta una situazione complicata in riferimento alla situazione dello spopolamento dell’area;

dall’indagine, su ottantacinque comuni compresi nel cratere sismico marchigiano, è emerso come lo spopolamento, già in atto nel triennio precedente al terremoto, ha registrato nel triennio successivo alle scosse un’accelerazione significativa, che ha toccato il 170 per cento. In seguito agli eventi sismici, il calo della loro popolazione è più che raddoppiato di consistenza e intensità;

nel dettaglio, facendo un confronto territoriale, emerge dalla ricerca come la flessione demografica avvenuta tra 2016 e 2019 coinvolga certamente l’intero arco appenninico marchigiano, ma risulti relativamente più marcata nelle aree appenniniche del cratere;

altro indice che interessa lo spopolamento nelle zone dell’entroterra è certamente la mancanza di una prospettiva lavorativa. Una indagine del Centro Studi Cna Marche rivela che nella Regione che ha subito più danni a causa del sisma sono circa 500 le imprese che hanno chiuso e non hanno più riaperto tra la fine del 2016 e il 2018. Insieme a questo il terremoto è causa di perdita di oltre 1500 posti di lavoro;

le conseguenze per il sistema produttivo ed economico e per i livelli di occupazione, ma anche per il tessuto sociale dell’area sono pesantissime,

impegna il Governo a valutare l’opportunità di:

approvare provvedimenti che prevedano misure fiscali di vantaggio, come una zona no tax area, per le imprese e per le persone presenti nel territorio o per coloro che vogliono investire o trasferire la propria residenze nei comuni montani dell’entroterra che hanno subito ingenti danni al patrimonio immobiliare pubblico e privato nella misura oltre il 70 per cento, al fine di dare una risposta di contrasto al flusso continuo di emigrazione, spopolamento, amplificato dopo il terremoto, affinché si creino nuovi posti di lavoro e si amplino quelli presenti per ricreare e riattivare il tessuto socio-economico.

G/1586 Sez I/3/11

Nannicini, Laus

La Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale,

in sede di esame del disegno di legge di Bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022;

premesso che:

tre anni dopo il terribile sisma del Centro Italia, un’indagine sul «cratere marchigiano» del progetto «Terre di ricerca», ci rappresenta una situazione complicata in riferimento alla situazione dello spopolamento dell’area;

dall’indagine, su ottantacinque comuni compresi nel cratere sismico marchigiano, è emerso come lo spopolamento, già in atto nel triennio precedente al terremoto, ha registrato nel triennio successivo alle scosse un’accelerazione significativa, che ha toccato il 170 per cento. In seguito agli eventi sismici, il calo della loro popolazione è più che raddoppiato di consistenza e intensità;

nel dettaglio, facendo un confronto territoriale, emerge dalla ricerca come la flessione demografica avvenuta tra 2016 e 2019 coinvolga certamente l’intero arco appenninico marchigiano, ma risulti relativamente più marcata nelle aree appenniniche del cratere;

altro indice che interessa lo spopolamento nelle zone dell’entroterra è certamente la mancanza di una prospettiva lavorativa. Una indagine del Centro Studi Cna Marche rivela che nella Regione che ha subito più danni a causa del sisma sono circa 500 le imprese che hanno chiuso e non hanno più riaperto tra la fine del 2016 e il 2018. Insieme a questo il terremoto è causa di perdita di oltre 1500 posti di lavoro;

le conseguenze per il sistema produttivo ed economico e per i livelli di occupazione, ma anche per il tessuto sociale dell’area sono pesantissime,

impegna il Governo:

ad approvare provvedimenti che prevedano misure fiscali di vantaggio, come una zona no tax area, per le imprese e per le persone presenti nel territorio o per coloro che vogliono investire o trasferire la propria residenze nei comuni montani dell’entroterra che hanno subito ingenti danni al patrimonio immobiliare pubblico e privato nella misura oltre il 70 per cento, al fine di dare una risposta di contrasto al flusso continuo di emigrazione, spopolamento, amplificato dopo il terremoto, affinché si creino nuovi posti di lavoro e si amplino quelli presenti per ricreare e riattivare il tessuto socio-economico.

G/1586 Sez I/4/11 (testo 2)

Nannicini, Laus, Nocerino, Matrisciano, Guidolin, Auddino, Romagnoli

La Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale,

in sede di esame del disegno di legge di Bilancio di previsione per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022;

premesso che:

la piena inclusione sociale delle persone con disabilità è un problema ancora aperto nel nostro Paese. Ci si riferisce a diritti fondamentali, quali il diritto alla salute, allo studio, all’inserimento lavorativo e all’autodeterminazione di un numero elevato di cittadini, ai quali occorre assicurare la possibilità di cogliere tutte le opportunità di cui godono gli altri individui, secondo quanto sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York il 3 dicembre 2006 e ratificata dall’Italia ai sensi della legge 3 marzo 2009, n. 18 (di seguito denominata «Convenzione ONU»);

in particolare, in forza dell’articolo 19 della Convenzione ONU, gli Stati firmatari «riconoscono il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e adottano misure efficaci ed adeguate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e la loro piena integrazione e partecipazione nella società», assicurando, tra l’altro, che «le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi a domicilio o residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere nella società e di inserirvisi e impedire che siano isolate o vittime di segregazione»;

a tutt’oggi, il pieno godimento dei diritti fondamentali sanciti dal citato articolo 19 non è pienamente assicurato, essendo spesso limitata la partecipazione da parte delle persone con disabilità alla vita sociale ed economica del nostro Paese a causa di barriere comportamentali, ambientali, culturali ed economiche;

le proiezioni sociodemografiche e sanitario-assistenziali elaborate dall’ISTAT ci dicono che nel 2050 gli over 65 saranno più di 20 milioni (di cui 4 con più di 85 anni), ma che già nel 2030 gli anziani interessati da disabilità saranno già più di 5 milioni. Pertanto, il sistema di welfare socio-sanitario-assistenziale sarà chiamato ad uno sforzo significativo per affrontare tale emergenza;

altro dato che emerge in maniera forte nell’assistenza di lungo corso (LTC – Long Term Care), per persone anziane con disabilità è che, allo stato, la gran parte del carico assistenziale grava sulle famiglie, che provvedono attraverso l’assistenza volontaria e gratuita dei propri congiunti o attraverso il ricorso alla spesa assistenziale privata;

mentre la spesa pubblica per l’assistenza di lungo corso alle persone non autosufficienti è solo per 1/5 composta da prestazioni socio-assistenziali erogate a livello locale, essendo i restanti 4/5 riconducibili alle indennità di accompagnamento;

nel macro capitolo della non autosufficienza una particolare attenzione va posta a quella non derivante dal naturale invecchiamento o da patologie connesse alla senilità, bensì derivante da una preesistente disabilità, congenita o acquisita nel corso della vita ancor prima di raggiungere l’età anziana,

impegna il Governo a valutare l’opportunità di:

estendere il «bonus facciate» che prevede la detraibilità dall’imposta lorda sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) del 90 per cento delle spese documentate, senza limiti di spesa, presente nella legge di Bilancio, anche agli interventi per la rimozione o il superamento della barriere architettoniche negli spazi comuni al fine del miglioramento della qualità di vita di milioni di persone anziane o con disabilità;

aumentare le risorse del Fondo per le non autosufficienze (FNA);

ripristinare ed aumentare le risorse per i caregiver, nonché prevedere misure per agevolare il lavoro di cura in particolare per le lavoratrici;

potenziare la dotazione del Fondo per l’assistenza delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (cosiddetto «Dopo di noi») al fine di garantire la massima autonomia e indipendenza delle persone disabili.

G/1586 Sez I/4/11

Nannicini, Laus

La Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale,

in sede di esame del disegno di legge di Bilancio di previsione per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022;

premesso che:

la piena inclusione sociale delle persone con disabilità è un problema ancora aperto nel nostro Paese. Ci si riferisce a diritti fondamentali, quali il diritto alla salute, allo studio, all’inserimento lavorativo e all’autodeterminazione di un numero elevato di cittadini, ai quali occorre assicurare la possibilità di cogliere tutte le opportunità di cui godono gli altri individui, secondo quanto sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York il 3 dicembre 2006 e ratificata dall’Italia ai sensi della legge 3 marzo 2009, n. 18 (di seguito denominata «Convenzione ONU»);

in particolare, in forza dell’articolo 19 della Convenzione ONU, gli Stati firmatari «riconoscono il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e adottano misure efficaci ed adeguate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e la loro piena integrazione e partecipazione nella società», assicurando, tra l’altro, che «le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi a domicilio o residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere nella società e di inserirvisi e impedire che siano isolate o vittime di segregazione»;

a tutt’oggi, il pieno godimento dei diritti fondamentali sanciti dal citato articolo 19 non è pienamente assicurato, essendo spesso limitata la partecipazione da parte delle persone con disabilità alla vita sociale ed economica del nostro Paese a causa di barriere comportamentali, ambientali, culturali ed economiche;

le proiezioni sociodemografiche e sanitario-assistenziali elaborate dall’ISTAT ci dicono che nel 2050 gli over 65 saranno più di 20 milioni (di cui 4 con più di 85 anni), ma che già nel 2030 gli anziani interessati da disabilità saranno già più di 5 milioni. Pertanto, il sistema di welfare socio-sanitario-assistenziale sarà chiamato ad uno sforzo significativo per affrontare tale emergenza;

altro dato che emerge in maniera forte nell’assistenza di lungo corso (LTC – Long Term Care), per persone anziane con disabilità è che, allo stato, la gran parte del carico assistenziale grava sulle famiglie, che provvedono attraverso l’assistenza volontaria e gratuita dei propri congiunti o attraverso il ricorso alla spesa assistenziale privata;

mentre la spesa pubblica per l’assistenza di lungo corso alle persone non autosufficienti è solo per 1/5 composta da prestazioni socio-assistenziali erogate a livello locale, essendo i restanti 4/5 riconducibili alle indennità di accompagnamento;

nel macro capitolo della non autosufficienza una particolare attenzione va posta a quella non derivante dal naturale invecchiamento o da patologie connesse alla senilità, bensì derivante da una preesistente disabilità, congenita o acquisita nel corso della vita ancor prima di raggiungere l’età anziana,

impegna il Governo:

ad estendere il «bonus facciate» che prevede la detraibilità dall’imposta lorda sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) del 90 per cento delle spese documentate, senza limiti di spesa, presente nella legge di Bilancio, anche agli interventi per la rimozione o il superamento della barriere architettoniche negli spazi comuni al fine del miglioramento della qualità di vita di milioni di persone anziane o con disabilità;

ad aumentare le risorse del Fondo per le non autosufficienze (FNA);

a ripristinare ed aumentare le risorse per i caregiver, nonché prevedere misure per agevolare il lavoro di cura in particolare per le lavoratrici;

a potenziare la dotazione del Fondo per l’assistenza delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (cosiddetto «Dopo di noi») al fine di garantire la massima autonomia e indipendenza delle persone disabili.

G/1586 Sez I/5/11 (testo 2)

Nannicini, Laus

La Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale,

in sede di esame del disegno di legge di Bilancio di previsione per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022;

premesso che:

l’ISTAT ha censito nel 2016 il mondo del non profit rilevando: oltre 340.000 organizzazioni, 5,5 milioni di volontari, 800.000 lavoratori; una presenza al 50 per cento nelle regioni del Nord, 26,7 per cento Sud e isole, 23,3 per cento Centro; un rapporto che va da 42 (Puglia e Sicilia) a 114 (Trentino Alto Adige) istituzioni non profit ogni 10.000 abitanti. Si tratta di un mondo contraddistinto da una grande biodiversità: una pluralità di forme giuridiche ed organizzative (292.000 associazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale, 7.509 fondazioni, 15.600 cooperative sociali, 28.149 altre forme giuridiche – impresa sociale, cooperazione allo sviluppo, altro) ma tutti accomunati da principi e valori condivisi: la partecipazione, la solidarietà, l’inclusione, l’attenzione ai beni comuni. Un mondo fondato su valori che vanno dalla disponibilità a donare volontariamente il proprio tempo, sino alla costruzione di realtà imprenditoriali a valenza sociale che generano buona occupazione;

il complesso iter di riforma della legislazione sul Terzo settore non si è ancora concluso;

le risorse del fondo per i progetti degli Enti del Terzo settore (Fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel Terzo settore) di cui alla legge n. 106 del 2016, articolo 9, comma 1 e il Fondo per Interventi a sostegno degli enti del Terzo settore di cui al decreto legislativo n. 117 del 2017, articolo 73, comma 1, sono destinati a sostenere lo svolgimento di attività di interesse generale attraverso il finanziamento di iniziative e progetti promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni di Terzo settore. Si tratta di attività che hanno una grande ricaduta in particolare nelle aree di maggiore disagio sociale. I fondi in questione hanno subito un taglio;

il 5 per mille è uno strumento di grande valore perché consente ai cittadini di esprimere chiaramente una preferenza per i settori di welfare da sostenere tramite la contribuzione fiscale: una forma di partecipazione alle scelte di spesa che avvicina le persone alle organizzazioni non profit e rafforza il senso civico e la partecipazione ai bisogni delle comunità. Negli ultimi anni è fortemente aumentato il numero di cittadini che ha deciso di avvalersi del 5×1000. Tale misura ha un tetto di spesa che non risulta adeguato,

impegna il Governo a valutare l’opportunità di:

completare l’iter della riforma del Terzo settore in tempi rapidi e determinare adeguate risorse per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel Terzo settore e per Interventi a sostegno degli enti del Terzo settore.

G/1586 Sez I/5/11

Nannicini, Laus

La Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale,

in sede di esame del disegno di legge di Bilancio di previsione per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022;

premesso che:

l’ISTAT ha censito nel 2016 il mondo del non profit rilevando: oltre 340.000 organizzazioni, 5,5 milioni di volontari, 800.000 lavoratori; una presenza al 50 per cento nelle regioni del Nord, 26,7 per cento Sud e isole, 23,3 per cento Centro; un rapporto che va da 42 (Puglia e Sicilia) a 114 (Trentino Alto Adige) istituzioni non profit ogni 10.000 abitanti. Si tratta di un mondo contraddistinto da una grande biodiversità: una pluralità di forme giuridiche ed organizzative (292.000 associazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale, 7.509 fondazioni, 15.600 cooperative sociali, 28.149 altre forme giuridiche – impresa sociale, cooperazione allo sviluppo, altro) ma tutti accomunati da principi e valori condivisi: la partecipazione, la solidarietà, l’inclusione, l’attenzione ai beni comuni. Un mondo fondato su valori che vanno dalla disponibilità a donare volontariamente il proprio tempo, sino alla costruzione di realtà imprenditoriali a valenza sociale che generano buona occupazione;

il complesso iter di riforma della legislazione sul Terzo settore non si è ancora concluso;

le risorse del fondo per i progetti degli Enti del Terzo settore (Fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel Terzo settore) di cui alla legge n. 106 del 2016, articolo 9, comma 1 e il Fondo per Interventi a sostegno degli enti del Terzo settore di cui al decreto legislativo n. 117 del 2017, articolo 73, comma 1, sono destinati a sostenere lo svolgimento di attività di interesse generale attraverso il finanziamento di iniziative e progetti promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni di Terzo settore. Si tratta di attività che hanno una grande ricaduta in particolare nelle aree di maggiore disagio sociale. I fondi in questione hanno subito un taglio;

il 5 per mille è uno strumento di grande valore perché consente ai cittadini di esprimere chiaramente una preferenza per i settori di welfare da sostenere tramite la contribuzione fiscale: una forma di partecipazione alle scelte di spesa che avvicina le persone alle organizzazioni non profit e rafforza il senso civico e la partecipazione ai bisogni delle comunità. Negli ultimi anni è fortemente aumentato il numero di cittadini che ha deciso di avvalersi del 5×1000. Tale misura ha un tetto di spesa che non risulta adeguato,

impegna il Governo:

a completare l’iter della riforma del Terzo settore in tempi rapidi, ripristinare le risorse ed aumentarne la dotazione dei fondi per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel Terzo settore e per Interventi a sostegno degli enti del Terzo settore e prevedere un aumento del tetto di spesa per il 5×1000 adeguato alla volontà dei contribuenti.

G/1586 Sez I/6/11 (testo 2)

Nannicini, Laus

La Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale,

in sede di esame del disegno di legge di Bilancio di previsione per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022;

premesso che:

l’Italia ha stipulato convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con diversi Stati esteri (Argentina, Repubblica di Capo Verde, Australia, Repubblica di Corea, Brasile, Repubblica di San Marino, Canada e Quebec, Santa Sede, Paesi dell’ex-Jugoslavia, Tunisia, Israele, Turchia, Isole del Canale e Isola di Man, U.S.A (Stati Uniti d’America), Messico, Uruguay, Principato di Monaco, Venezuela, Repubblica di Bosnia-Erzegovina, Repubblica del Kosovo, Repubblica di Macedonia, Repubblica di Montenegro, Repubblica di Serbia e Vojvodina);

le Convenzioni Internazionali in materia di sicurezza sociale sono state stipulate per assicurare, alla persona che si reca in uno Stato estero per svolgere un’attività lavorativa, gli stessi benefìci previsti dalla legislazione del Paese estero nei confronti dei propri cittadini;

le Convenzioni bilaterali sono atti giuridici di diritto internazionale con i quali due Stati si impegnano ad applicare, nei rispettivi territori, un Regime di Sicurezza Sociale nei confronti dei cittadini migranti dell’altro Stato al fine di garantire la libera circolazione di manodopera;

le Convenzioni bilaterali si fondano su tre principi essenziali:

– la parità di trattamento, in base alla quale ciascuno Stato è tenuto ad assicurare ai cittadini degli altri Stati membri lo stesso trattamento e gli stessi benefìci riservati ai propri cittadini;

– il mantenimento dei diritti e dei vantaggi acquisiti e la possibilità, quindi, di ottenere il pagamento delle prestazioni nel Paese di residenza anche se a carico di un altro Stato;

– la totalizzazione dei periodi di assicurazione e contribuzione, grazie alla quale i periodi di lavoro svolto nei vari Stati si cumulano, se non sovrapposti; nel rispetto e nei limiti delle singole legislazioni nazionali, per consentire il perfezionamento dei requisiti richiesti per il diritto alle prestazioni;

in Italia la comunità albanese è una delle maggiori: dal punto di vista del mercato del lavoro, l’anno 2017 appare abbastanza dinamico. Infatti, per rapporti di lavoro attivati occupano il primo posto con 167.478 unità. La struttura della domanda di lavoro per singola cittadinanza evidenzia una presenza articolata dei cittadini albanesi nei vari settori: tra gli extracomunitari sono 29,1 per cento in agricoltura, 43,4 per cento nei servizi e 16,0 per cento nelle costruzioni. La maggior parte dei rapporti di lavoro degli albanesi sono stati attivati nelle seguenti città: Milano, Roma, Firenze, Rimini e Genova;

i lavoratori albanesi molte volte scontano il fatto di aver avuto contributi versati per anni di lavoro in Albania e altri in Italia non consentendogli di arrivare alla pensione né nel paese di partenza né in quello di arrivo;

è stato lanciato in rete un appello «La pensione è un diritto. Sosteniamo l’accordo Italia-Albania» che ha raccolto in poco tempo 8.000 firme e ancora sta raccogliendo sostenitori;

il 31 ottobre scorso il Presidente Conte si è incontrato a Roma con il Primo ministro della Repubblica di Albania Edi Rama, aprendo verso la possibilità dell’accordo sul piano previdenziale,

impegna il Governo a valutare l’opportunità di:

individuare le risorse necessarie al fine dell’attivazione della Convenzione bilaterale in materia di sicurezza sociale con l’Albania e tutti gli atti legislativi necessari al fine di garantire ai lavoratori interessati il giusto riconoscimento del diritto alle prestazioni previdenziali e sociali.

G/1586 Sez I/6/11

Nannicini, Laus

La Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, in sede di esame del disegno di legge di Bilancio di previsione per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022;

premesso che:

l’Italia ha stipulato convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con diversi Stati esteri (Argentina, Repubblica di Capo Verde, Australia, Repubblica di Corea, Brasile, Repubblica di San Marino, Canada e Quebec, Santa Sede, Paesi dell’ex-Jugoslavia, Tunisia, Israele, Turchia, Isole del Canale e Isola di Man, U.S.A (Stati Uniti d’America), Messico, Uruguay, Principato di Monaco, Venezuela, Repubblica di Bosnia-Erzegovina, Repubblica del Kosovo, Repubblica di Macedonia, Repubblica di Montenegro, Repubblica di Serbia e Vojvodina);

le Convenzioni Internazionali in materia di sicurezza sociale sono state stipulate per assicurare, alla persona che si reca in uno Stato estero per svolgere un’attività lavorativa, gli stessi benefìci previsti dalla legislazione del Paese estero nei confronti dei propri cittadini;

le Convenzioni bilaterali sono atti giuridici di diritto internazionale con i quali due Stati si impegnano ad applicare, nei rispettivi territori, un Regime di Sicurezza Sociale nei confronti dei cittadini migranti dell’altro Stato al fine di garantire la libera circolazione di manodopera;

le Convenzioni bilaterali si fondano su tre principi essenziali:

– la parità di trattamento, in base alla quale ciascuno Stato è tenuto ad assicurare ai cittadini degli altri Stati membri lo stesso trattamento e gli stessi benefìci riservati ai propri cittadini;

– il mantenimento dei diritti e dei vantaggi acquisiti e la possibilità, quindi, di ottenere il pagamento delle prestazioni nel Paese di residenza anche se a carico di un altro Stato;

– la totalizzazione dei periodi di assicurazione e contribuzione, grazie alla quale i periodi di lavoro svolto nei vari Stati si cumulano, se non sovrapposti; nel rispetto e nei limiti delle singole legislazioni nazionali, per consentire il perfezionamento dei requisiti richiesti per il diritto alle prestazioni;

in Italia la comunità albanese è una delle maggiori: dal punto di vista del mercato del lavoro, l’anno 2017 appare abbastanza dinamico. Infatti, per rapporti di lavoro attivati occupano il primo posto con 167.478 unità. La struttura della domanda di lavoro per singola cittadinanza evidenzia una presenza articolata dei cittadini albanesi nei vari settori: tra gli extracomunitari sono 29,1 per cento in agricoltura, 43,4 per cento nei servizi e 16,0 per cento nelle costruzioni. La maggior parte dei rapporti di lavoro degli albanesi sono stati attivati nelle seguenti città: Milano, Roma, Firenze, Rimini e Genova;

i lavoratori albanesi molte volte scontano il fatto di aver avuto contributi versati per anni di lavoro in Albania e altri in Italia non consentendogli di arrivare alla pensione né nel paese di partenza né in quello di arrivo;

è stato lanciato in rete un appello «La pensione è un diritto. Sosteniamo l’accordo Italia-Albania» che ha raccolto in poco tempo 8.000 firme e ancora sta raccogliendo sostenitori;

il 31 ottobre scorso il Presidente Conte si è incontrato a Roma con il Primo ministro della Repubblica di Albania Edi Rama, aprendo verso la possibilità dell’accordo sul piano previdenziale,

  impegna il Governo:

            ad individuare le risorse necessarie al fine dell’attivazione della Convenzione bilaterale in materia di sicurezza sociale con l’Albania e tutti gli atti legislativi necessari al fine di garantire ai lavoratori interessati il giusto riconoscimento del diritto alle prestazioni previdenziali e sociali.

139ª Seduta (antimeridiana)

 

Presidenza del Vice Presidente

DE VECCHIS 

 

            Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Di Piazza.       

 

            La seduta inizia alle ore 10,10.

 

 

SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI  

 

     Il PRESIDENTE avverte che per la seduta è stata richiesta la pubblicità dei lavori, ai sensi dell’articolo 33 del Regolamento del Senato, e che la Presidenza ha già fatto conoscere il proprio assenso. Dispone pertanto l’attivazione del circuito audiovisivo.

 

            Prende atto la Commissione.

 

 

IN SEDE CONSULTIVA 

 

–                     (1586) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022

–                     (Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2020 e per il triennio 2020-2022 (limitatamente alle parti di competenza)

–                     (Tab. 4) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2020 e per il triennio 2020-2022

(Rapporti alla 5a Commissione. Rinvio del seguito dell’esame)

 

     Il PRESIDENTE ricorda preliminarmente che nella seduta del 7 novembre è stata aperta la discussione generale.

 

Il senatore FLORIS (FI-BP) fa presente che sono ancora in corso, innanzi alle Commissioni bilancio di Camera e Senato, le audizioni utili a delineare il quadro macroeconomico complessivo della manovra di bilancio. Suggerisce pertanto di posticipare gli interventi in discussione generale alla seduta pomeridiana, allorché – concluse le audizioni dei soggetti istituzionali più importanti – i Gruppi di Opposizione potranno intervenire disponendo di un quadro informativo più completo.

 

La senatrice GUIDOLIN (M5S) concorda con la proposta di concludere la discussione generale nella seduta pomeridiana, fatti salvi gli interventi dei senatori che volessero prendere la parola nella seduta corrente. Invita infine a valutare la possibilità di approvare i rapporti nella seduta pomeridiana, sconvocando quella notturna.

 

La senatrice NISINI (L-SP-PSd’Az) si associa alla richiesta del senatore Floris, manifestando perplessità su un’accelerazione dei lavori che anticipi l’approvazione dei rapporti alla seduta pomeridiana.

 

Il PRESIDENTE si associa alle considerazioni del senatore Floris, osservando che la conclusione della discussione generale in una seduta successiva non pregiudicherà la tempestiva approvazione dei rapporti.

Non essendovi senatori che chiedono di intervenire in discussione generale, il PRESIDENTE rinvia il seguito dell’esame alla seduta pomeridiana già prevista per le 14,30.

 

La Commissione prende atto.

 

 

            La seduta termina alle ore 10,20.

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