191ª Seduta (antimeridiana)
Presidenza del Presidente
GIULIANO
Interviene il ministro del lavoro e delle politiche sociali Sacconi.
La seduta inizia alle ore 9,30.
IN SEDE CONSULTIVA
(2465 e 2465-bis) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 e relativa Nota di variazioni, approvato dalla Camera dei deputati
– (Tabb. 4 e 4-bis) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(2464) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011), approvato dalla Camera dei deputati
(Rapporto alla 5a Commissione. Seguito dell’esame congiunto e rinvio)
Riprende l’esame congiunto, sospeso nella seconda seduta pomeridiana di ieri.
A giudizio del senatore ROILO (PD) , la situazione economica e finanziaria del paese resta molto preoccupante: mentre la Germania nel 2010 registra una crescita economica del 3,4 per cento del PIL e per il 2011 si prevede una crescita del 2 per cento, l’Italia è ferma ad un 1,2 per cento nel 2010 ed a un 1,3 per cento per il 2011, ben al di sotto della media dell’area dell’euro. Inoltre, insieme ad una bassa crescita, l’economia in Italia sconta una generale perdita di competitività, testimoniata dall’andamento negativo della bilancia dei pagamenti. Drammatica è la situazione del mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione reale, secondo la Banca d’Italia, è dell’11 per cento e ne risultano colpiti soprattutto i giovani. Il tasso di occupazione attuale è del 57,2 per cento, a fronte dell’obiettivo del 75 per cento, indicato dalla UE. A questo si aggiunge un aumento delle disuguaglianze del reddito, che colpisce innanzitutto i redditi da lavoro. Negli ultimi due anni, i conti pubblici sono peggiorati pesantemente: nel 2010 il debito pubblico è salito al 118,5 per cento, il livello di indebitamento ha raggiunto il 5 per cento del PIL, il saldo primario è stato azzerato, la pressione fiscale è aumentata. In questo quadro, l’Italia è esposta a rischi fortissimi in termini di stabilità ed è destinata a restare indietro rispetto agli altri paesi industrializzati.
La manovra finanziaria per gli anni 2011-2013, lungi dal risolvere, semmai aggrava questa situazione. La copertura è incerta, affidata a misure una tantum; non si eliminano gli sprechi, atteso che i tagli lineari colpiscono unicamente gli investimenti, non si migliorano le prestazioni dei servizi pubblici, non si rilanciano le infrastrutture, non si stimolano le imprese, si mortificano la ricerca e la cultura, si rinvia la riforma fiscale, non si aiutano la competitività e l’innovazione, non si prevedono misure di sostegno del potere d’acquisto di salari e pensioni, e dunque si aumentano le disuguaglianze. E’ assente qualsiasi intervento di protezione sociale di tipo strutturale, non essendo allo scopo sufficiente la proroga della Cassa integrazione guadagni in deroga. Per centinaia di migliaia di lavoratori la Cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria è ormai in scadenza, e si palesa il rischio del licenziamento. Per questo è necessario raddoppiare la Cassa integrazione guadagni ordinaria. A ciò si aggiunga che, per effetto delle disposizioni contenute nel decreto-legge n. 78, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, anche i lavoratori collocati in mobilità sono obbligati a restare un anno senza lavoro prima di andare in pensione.
Dopo una breve precisazione del ministro SACCONI a proposito del numero dei lavoratori che fruiranno della Cassa integrazione in deroga, e delle misure allo scopo contenute nella manovra economica-finanziaria, il senatore ROILO (PD), riprendendo il proprio intervento, insiste che la previsione risulta in ogni caso insufficiente e ne auspica correttivi efficaci. Conclusivamente, ribadisce la netta contrarietà del suo Gruppo nei confronti dei documenti di bilancio e della loro filosofia complessiva.
Il senatore NEROZZI (PD) ritiene che il dibattito sui documenti di bilancio non possa prescindere da una riflessione sulla gravissima crisi che attraversa la maggioranza di Governo, rendendola vieppiù incapace di corrispondere all’emergenza economico-finanziaria che il Paese attraversa, e che è destinata ad aggravarsi nei prossimi mesi, in conseguenza delle difficoltà che, dopo l’Irlanda, verosimilmente colpiranno altri paesi dell’area euro. Il debito pubblico dell’Italia, assai dilatato, imporrà riduzioni assai drastiche. Anche le vicende relative all’andamento della Cassa integrazione, evocate dal senatore Roilo, sono destinate ad investire negativamente il sistema produttivo. La situazione è stata appena tamponata con un accordo con le Regioni ed un utilizzo dei fondi europei che ha parzialmente coperto le pesanti emergenze del settore. Egli dubita perciò che, viste le attuali difficoltà della maggioranza, essa sia in grado di adottare nei prossimi mesi i provvedimenti necessari ad affrontare queste emergenze, non tutti ricompresi all’interno dei documenti in esame. Anche al di là delle rassicurazioni, peraltro insoddisfacenti, testé fornite dal ministro Sacconi, una massa di lavoratori rischieranno già dalle prossime settimane di trovarsi in una situazione disastrosa. I documenti di bilancio e la strategia complessiva del Governo risultano inoltre carenti di qualsiasi tipo di intervento sullo sviluppo e la crescita. Emblematica è la vicenda della Fiat, che, sia pure inserita all’interno di un calo complessivo del mercato dell’auto, si evidenzia come oggetto di una contrazione ancora più drastica rispetto a quelle che hanno colpito altre aziende del comparto, come Ford e Volkswagen: anche in questo caso, si dimostra una mancata percezione dell’importanza dell’innovazione e del cambiamento, nonché la carenza di qualsiasi intervento di sollecitazione o di sostegno a carattere pubblico. Le difficoltà riguardano anche il settore delle piccole e medie imprese, che, a differenza del passato, non riescono a dare respiro al mercato interno, in assenza di adeguate politiche fiscali. La vicenda degli ammortizzatori sociali dimostra infine che il Governo ripiega su norme tampone, senza dare stabilità e certezze ai lavoratori. Complessivamente, i documenti di bilancio mancano di qualsiasi misura di incentivo e sostegno, a fronte di una situazione generale di impoverimento del Paese.
Il presidente GIULIANO ringrazia gli intervenuti ed il Ministro, rinviando il seguito del dibattito alla seduta pomeridiana.
Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 10,05.
192ª Seduta (pomeridiana)
Presidenza del Vice Presidente
MORRA
indi del Presidente
GIULIANO
Interviene il ministro del lavoro e delle politiche sociali Sacconi.
La seduta inizia alle ore 15.
IN SEDE CONSULTIVA
(2465 e 2465-bis) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 e relativa Nota di variazioni, approvato dalla Camera dei deputati
– (Tabb. 4 e 4-bis) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(2464) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011), approvato dalla Camera dei deputati
(Rapporto alla 5a Commissione. Seguito e conclusione dell’esame congiunto. Rapporto favorevole)
Riprende l’esame congiunto, sospeso nella seduta antimeridiana di oggi.
La senatrice CARLINO (IdV) evidenzia che l’esame dei documenti di bilancio si è intrecciato con i tempi della crisi della maggioranza e del Governo Berlusconi, che è dovuto passare da una legge di stabilità “tabellare” ad una puramente elettorale. Ciò tuttavia non ha placato le critiche che, prima ancora che dall’opposizione, sono arrivate dalle forze sociali e dagli enti territoriali: di fatto le misure introdotte non fanno che incrementare le spese, a volte in maniera strutturale, a fronte di finanziamenti rappresentati per lo più da entrate una tantum o aleatorie. Vengono inoltre introdotte norme che trasferiscono oneri sugli esercizi futuri. In sostanza, si è in presenza di una serie di disposizioni che non contribuiscono allo sviluppo e finiscono per togliere ulteriormente incisività al rigore, senza intervenire sugli sprechi. La manovra va giudicata soprattutto per quanto riguarda le misure riferite alle Regioni e agli enti locali, profondamente insoddisfacenti. I tagli rischiano di fare saltare servizi fondamentali per le persone, per le famiglie e per le imprese. Ad esempio, l’abolizione del ticket sulla diagnostica per il 2011, il cui onere è valutato in 834 milioni, sarà compensata con l’attribuzione di 347 milioni, appena sufficienti a coprire l’onere per 5 mesi; è dunque presumibile una reintroduzione dei ticket a giugno. Le disposizioni relative al Patto di stabilità interno, introdotte con il maxiemendamento presentato alla Camera dei deputati, finiranno per produrre l’allentamento del Patto di stabilità quasi unicamente a vantaggio di due comuni: Parma (per l’Agenzia europea per l’alimentazione) e Milano (per l’Expo 2015). La manovra economico-finanziaria per il prossimo triennio, per un valore di circa 25 miliardi di euro, di fatto, è stata anticipata con il decreto-legge n. 78 del 2010, basato esclusivamente su ingenti tagli e che ha prodotto solo effetti depressivi sull’economia e l’occupazione. Il Centro studi di Confindustria ha calcolato in 124 miliardi di euro l’ammontare dell’evasione fiscale, una cifra che risulta 5 volte superiore alla manovra correttiva impostata dal Governo con il decreto-legge n. 78, quasi totalmente incentrata sul blocco delle retribuzioni del pubblico impiego, sul taglio dei fondi agli enti locali e sul rinvio del pensionamento dei cittadini; sempre secondo le stime elaborate dal Centro studi di Confindustria, nel mese di settembre 2010, il livello del reddito pro capite in Italia, già ritornato, a causa della crisi, ai livelli del 1998, continuerà a regredire. Il Governo non appare dunque in grado di proporre una politica economica anticiclica convincente tale da aggredire la crisi che attanaglia il Paese. Sono necessari, al contrario, interventi correttivi che stimolino maggiormente la domanda interna e prevedano, nell’immediato, una manovra del valore di almeno 1 punto di PIL a sostegno dei redditi, della domanda, e delle piccole imprese. I dati resi recentemente noti dall’Istat e dal Bollettino della Banca d’Italia confermano che il tasso di disoccupazione, nel secondo trimestre del 2010, si attesterebbe all’11,5 per cento; i posti di lavoro persi negli ultimi due anni sono 528 mila e altri 246 mila sarebbero a rischio. Le categorie maggiormente svantaggiate sono ancora una volta i giovani, le donne, le basse professionalità, gli immigrati, oltre ai lavoratori con contratti temporanei o atipici e quanti hanno già perso un’occupazione; per quanto concerne i giovani in particolare, nel secondo trimestre del 2010 l’Istat segnala che il tasso di disoccupazione nella fascia di età dai 15 ai 24 anni raggiunge il 27,9 per cento. A fronte di questi dati le risorse per le prestazioni di integrazione salariale, di sostegno al reddito e di previdenza sociale di cui ai commi 30-33 dell’articolo 1 del disegno di legge di stabilità sono posti esclusivamente a carico di una parte del Fondo sociale per l’occupazione e la formazione. In base a quanto disposto dal comma 38 dell’articolo 1, il Fondo per le politiche sociali viene inoltre incrementato di soli 200 milioni di euro e limitatamente all’anno 2011: uno stanziamento aggiuntivo insufficiente se rapportato ai tagli di risorse che il Fondo ha subito negli ultimi anni.
Assolutamente inadeguata in un periodo di crisi come quello attuale, caratterizzato dalla chiusura di centinaia di fabbriche e dalla stagnazione della produzione, appare poi la disposizione del comma 47, che proroga la detassazione dei soli contratti di produttività; le previsioni di spesa in termini di competenza dello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali nell’esercizio finanziario 2011 risultano complessivamente pari a 82 milardi di euro circa, con una riduzione di circa 3 miliardi rispetto a quanto stanziato nel Bilancio 2010. Inoltre nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali si riscontrano un taglio delle risorse di quasi 3 miliardi per le Politiche previdenziali che, tra l’altro, saranno assorbite sostanzialmente dal programma “Previdenza obbligatoria e complementare, assicurazioni sociali”, un taglio di circa 560 milioni di euro del Bilancio delle Politiche per il lavoro per il 2011 rispetto alle previsioni assestate 2010; un piccolo incremento, di circa 146 milioni di euro, rispetto alle previsioni assestate nel 2010, ma solo per il 2011, per “Diritti sociali, politiche sociali e famiglia”; una riduzione delle risorse di 14 milioni e mezzo di euro rispetto alle previsioni assestate 2010 per la missione “Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti”. Il programma “Promozione dei diritti sociali, politiche di inclusione sociale e misure di sostegno alle persone in condizioni di bisogno” risulta poi azzerato e viene di fatto eliminato quello relativo al “Terzo settore: associazionismo, volontariato, Onlus e formazioni sociali”, la cui dotazione viene ridotta dell’87,3 per cento rispetto al 2010. Sono assolutamente irrisorie le risorse destinate dalla legge di stabilità alla proroga della liquidazione del 5 per mille: una scelta che, se confermata, non solo ridurrebbe alla paralisi il mondo del volontariato, ma costringerebbe ad una drastica ulteriore riduzione delle attività anche le università, gli enti di ricerca, le fondazioni lirico sinfoniche, i teatri e le associazioni culturali, che sono stati già colpiti dal taglio dei fondi destinati alla ricerca e destinati alla cultura.
Queste considerazioni confluiranno in bozza di rapporto contrario, di cui la senatrice preannuncia la presentazione.
Secondo la senatrice GHEDINI (PD), i documenti di bilancio contengono interventi di proroga e reiterazioni di misure adottate un anno fa che tendono a controbilanciare tagli operati per effetto del decreto legge n. 78. Ciò da corpo ad una gestione della crisi operata giorno per giorno, che viene riproposta proprio nel momento in cui la forza dei dati numerici ne conferma l’inadeguatezza. In questa direzione, la complessiva manovra economico-finanziaria non rappresenta un cambiamento tale da consentire il superamento della condizione di stallo, se non di declino, in cui l’Italia è immersa. Come già rilevato dal senatore Roilo, il finanziamento del Fondo sociale per l’occupazione e la formazione rappresenta una misura solo compensativa dei tagli precedentemente operati. Peraltro, le risorse stanziate, oltre a finanziare la proroga degli ammortizzatori in deroga e dei provvedimenti a sostegno all’occupazione e alla formazione, sono destinabili altresì, sulla base di intese con le regioni interessate, ai provvedimenti riguardanti il trasporto pubblico locale: decisione, questa, che appare incomprensibile, a meno di non ritenere che il Governo segua una logica di “porte girevoli”, o quanto meno bizzarra e poco trasparente. La senatrice si chiede quindi quale sia la ratio sottesa alla scelta di rifinanziare gli ammortizzatori in deroga in luogo di una ridefinizione del rinnovo dei periodi di utilizzo degli strumenti di copertura ordinaria e del prolungamento fino al raddoppio della Cassa integrazione guadagni straordinaria e ordinaria. Sul punto, auspica un chiarimento da parte del Ministro. Si sofferma quindi sulla deroga disposta con riferimento alla nuova disposizione sulla “finestra” per i lavoratori in mobilità, chiedendosi quale sia la ratio di un prolungamento oltre il 31 dicembre 2010 e quali siano i soggetti realmente interessati. I dubbi si appuntano sul testo del comma 44 dell’articolo 1, che modifica l’articolo 12, comma 5, del decreto legge n. 78 del 2010, che prevede l’applicazione della normativa previgente, in materia di decorrenza dei trattamenti pensionistici, per una serie di lavoratori che maturino i requisiti per l’accesso al pensionamento a decorrere dal 1 gennaio 2011, nei limiti di 10 mila soggetti beneficiari. Le modalità concrete di applicazione della disposizione non appaiono infatti chiare ove si consideri che nel previgente regime la decorrenza dei trattamenti pensionistici era individuata con data certa, mentre la normativa introdotta dal citato articolo 12 del decreto legge n. 78 prevede una data di decorrenza variabile, legata al momento in cui il lavoratore raggiunga i requisiti per la pensione.
Ulteriori perplessità esprime con riferimento ai tagli che incidono sul Fondo per le politiche sociali e sul mancato rifinanziamento del Fondo per la non autosufficienza, che darà luogo ad un ennesimo gravame a carico delle risorse delle famiglie. Stigmatizza peraltro che, a fronte di misure così draconiane, il Governo individui invece risorse a favore delle Università non statali e che non reperisca stanziamenti destinati a sostenere o a stabilizzare la sussidiarietà, come è testimoniato dalla riduzione del 75 per cento delle risorse destinate al 5 per mille.
Nessun altro chiedendo di intervenire, il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale.
Replicando agli intervenuti, il relatore PICHETTO FRATIN (PdL) osserva che la legge di stabilità non è destinata a contenere norme di carattere ordinamentali e richiama le modalità di esame della manovra economico-finanziaria alla Camera dei deputati, che hanno portato alla presentazione del maxiemendamento del Governo. Ogni giudizio sui documenti di bilancio non può prescindere dalle valutazioni di contesto internazionale e dalla necessità di rispettare i vincoli imposti a livello europeo. L’Italia non ha ancora superato al crisi economico-finanziaria e la questione dell’Irlanda sta di fatto divenendo questione che attiene alle sorti dello stesso paese- traino dell’economia europea, vale a dire la Germania. In questo scenario, l’Italia deve dotarsi di strumenti idonei alla gestione della crisi, ciò che renderà necessaria una riforma complessiva, che dovrà riguardare lo Stato nella sua interezza, e non limitarsi ad un comparto delle politiche del Governo. In questo senso, pur se altamente apprezzabili in un’ottica di cambiamento futuro, alcune osservazioni avanzate dall’opposizione non sono tuttavia accettabili in una logica attuale di contesto, che è ancora di transizione.
Il ministro SACCONI si dichiara convinto che le società di vecchia industrializzazione stiano vivendo una transizione epocale, da una vecchia impostazione fondata sul debito – privato, pubblico o privato e pubblico insieme – in direzione di una nuova dimensione, basata meno sulla spesa pubblica in disavanzo e in misura maggiore sull’esaltazione delle proprie capacità e potenzialità, con conseguenze positive in termini di quantità e riqualificazione della spesa. Nel caso del modello sociale italiano, la manovra di bilancio è stata accompagnata da un percorso di riqualificazione complessiva, tale da rendere quel modello più qualificato e sostenibile.
Non è un caso che i governi di centro sinistra abbiano potuto proporre una riforma degli ammortizzatori sociali senza oneri aggiuntivi. La delega in corso consente la razionalizzazione dell’esistente; un’operazione di estensione richiede invece una nuova delega, ipotizzata in quello “statuto dei lavori” già inviato alle parti ai fini della loro condivisione. Nel frattempo, resta preferibile il ricorso alla Cassa integrazione in deroga. Lo strumento non è strutturale, è duttile, comporta nuovi accordi, talora risulta sgradito all’impresa, ma dovrebbe invece trovare il favore del sindacato. Mai, invece, il Governo in carica ha fatto ricorso alla mobilità ove fosse possibile utilizzare strumenti a sostegno del reddito in costanza di rapporto di lavoro. Nella fase attuale, moltissimi lavoratori sono passati da strumenti strutturali di protezione del reddito alla fruizione di quelli in deroga. Insieme con le Regioni, il Governo sta riflettendo su modalità che evitino il cronicizzarsi di situazioni di dipendenza, nel convincimento che non bisogna dare per scontato l’allargamento del sussidio ove sia possibile l’individuazione di alternative. Con riferimento alla richiesta della senatrice Ghedini in ordine al numero massimo di lavoratori previsti ai fini della fruizione del vecchio regime previdenziale, rileva che è senz’altro doveroso proteggere quei lavoratori che in buona fede abbiano accettato la mobilità in vista di un determinato percorso. Dovrebbe trattarsi, sulla base di calcoli effettuati dagli uffici studi di ABI e Confindustria, di un numero pari all’incirca a 6 mila lavoratori dipendenti. La disposizione di cui al comma 44 dell’articolo 1 del disegno di legge di stabilità consente tuttavia al Ministro del lavoro e delle politiche sociali di disporre il prolungamento dell’intervento di tutela del reddito per il periodo di tempo necessario al raggiungimento della decorrenza del periodo pensionistico; disposizione, questa, che rappresenta una vera e propria clausola di salvaguardia a favore di quei lavoratori.
Quanto alle critiche nei confronti dei tagli al Fondo per le politiche sociali, fa osservare che le critiche riferite dalla senatrice Ghedini hanno ad oggetto una serie di cosiddetti “fondini” aggiuntivi, di recente introduzione, ma che le politiche sociali vanno lette nella loro interezza. Peraltro, le differenti scelte operate sul punto dalle singole regioni hanno innescato in alcune circuiti più virtuosi di altre. Le risorse sono comunque teoricamente tutte disponibili, ai fini di una politica della non autosufficienza adeguata e sostenibile.
Quanto alla riduzione del 5 per mille, sottolinea l’importanza di calibrare le risorse alle condizioni date; conferma comunque il suo pieno sostegno ove il Senato portasse avanti una rimodulazione a favore di questi stanziamenti, per finalità che egli concorda nel ritenere prioritarie.
E’ comunque intenzione del Governo verificare, nella prima parte del prossimo anno, l’andamento economico, nella prospettiva di un recupero di risorse, nel convincimento che l’appartenenza all’area dell’euro richieda rigore nella gestione della finanza pubblica, rappresentando al contempo una preziosa salvaguardia per il Paese.
Si passa quindi agli ordini del giorno (vedi testi in allegato), cominciando da quelli riguardanti il disegno di legge n. 2465.
L’ordine del giorno G/2465/1/11-Tab. 4 è illustrato dalla senatrice GHEDINI(PD), che caldeggia particolarmente il ripristino dell’autorizzazione di spesa per il Fondo delle non autosufficienze, ribadendo l’importanza di garantire aiuto ai soggetti non autosufficienti e alle loro famiglie.
Contrari il RELATORE e il GOVERNO, presente il numero prescritto dei senatori, messo ai voti, l’ordine del giorno è respinto.
Il senatore NEROZZI (PD) dà conto dell’ordine del giorno G/2465/2/11-Tab. 4, finalizzato a chiedere al Governo il reintegro dei fondi relativi alla spesa sociale.
Contrari il relatore PICHETTO FRATIN (PdL) e il GOVERNO, messo ai voti, l’ordine del giorno è respinto.
Si passa quindi ad esaminare gli ordini del giorno riferiti al disegno di legge n. 2464.
Il senatore ROILO (PD) dà conto dell’ordine del giorno G/2464/1/11, che chiede il potenziamento del sistema degli ammortizzatori sociali e la loro estensione a tutte le forme di lavoro, anche atipiche.
Contrari il relatore PICHETTO FRATIN (PdL) ed il GOVERNO, l’ordine del giorno risulta respinto.
Nell’illustrare l’ordine del giorno G/2464/2/11, riguardante la decorrenza di trattamenti pensionistici, la senatrice GHEDINI (PD) si richiama alle considerazioni già avanzate in sede di discussione generale.
Il relatore PICHETTO FRATIN (PdL) esprime parere contrario.
Il ministro SACCONI, pur comprendendo lo spirito di fondo sotteso all’ordine del giorno, rileva che alcune affermazioni del dispositivo risultano avere una portata emendativa tale da impedirgli di esprimersi favorevolmente.
Messo ai voti, l’ordine del giorno è respinto.
Analogamente respinto, contrari il relatore PICHETTO FRATIN (PdL) e il GOVERNO, è l’ordine del giorno G/2464/3/11, illustrato dal senatore PASSONI (PD).
Nell’illustrare congiuntamente gli ordini del giorno G/2464/4/11 e G/2464/5/11, la senatrice GHEDINI (PD) ribadisce che nel volgere di pochi anni le risorse da ripartire alle Regioni ai fini dell’erogazione dei servizi sociali hanno subito una drastica riduzione e che in quelle in cui sono state adottate politiche coerenti con le misure previste nella legge n. 328 del 2000 sono state messe in atto politiche che hanno consentito la riduzione dell’ospedalizzazione ed il conseguente contenimento della spesa sanitaria.
Contrari il relatore PICHETTO FRATIN (PdL) e il GOVERNO, messi separatamente ai voti, anche tali ordini del giorno risultano respinti.
Il relatore PICHETTO FRATIN (PdL) illustra quindi una proposta di rapporto favorevole alla Commissione bilancio sullo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e sulle parti corrispondenti del disegno di legge n. 2464 (vedi allegato).
Il senatore PASSONI (PD) dà invece conto diffusamente di una proposta di rapporto contrario (pubblicata in allegato), nel quale si segnala la gravità della situazione economico finanziaria dell’Italia, giudicando deboli ed inadeguate le iniziative del Governo e si stigmatizza la manovra in esame, improntata ad una politica di tagli e mancati rifinanziamenti, ritenendola suscettibile di determinare una diminuzione dei servizi a livello locale ed un decremento degli investimenti nei settori economici strategici, con conseguente stagnazione a livello economico e crescita del disagio sociale.
Anche la senatrice CARLINO (IdV) presenta una proposta di rapporto di segno contrario (vedi allegato), riportandosi alle considerazioni già avanzate nel suo precedente intervento.
Intervenendo per dichiarazione di voto, il senatore CASTRO (PdL) ribadisce che la perfomance del sistema economico finanziario italiano negli anni della grande crisi, grazie agli interventi mirati e strategici del Governo Berlusconi, è risultata allineata alle migliori prestazioni europee. Ciò risulta confermato dall’impianto del disegno di legge di stabilità e dalla coesione sociale garantita dall’Esecutivo, che si sostanzia in interventi in chiave non meramente difensiva, con misure organiche di vero governo della crisi, com’è confermato dall’espansione della Cassa integrazione in deroga e dai ribaditi incentivi e premialità legati ad obiettivi di efficienza e produttività. Ribadisce pertanto, a nome del suo Gruppo, il pieno appoggio alla manovra economico finanziaria del Governo e annuncia voto favorevole allo schema di rapporto proposto dal relatore.
Nessun altro chiedendo di intervenire in dichiarazione di voto, il presidente GIULIANO mette quindi ai voti la proposta di rapporto favorevole presentata dal Relatore.
La Commissione approva.
Risulta pertanto precluso il voto sulle proposte di rapporto alternative.
Il presidente GIULIANO comunica che tali ultime proposte saranno trasmesse alla 5a Commissione, ai sensi dell’articolo 126, comma 6 del Regolamento.
Dichiara infine concluso l’esame dei documenti di bilancio.
La seduta termina alle ore 16,45.
RAPPORTO APPROVATO DALLA COMMISSIONE SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI PER L’ANNO FINANZIARIO 2011 E RELATIVA NOTA DI VARIAZIONI (DISEGNI DI LEGGE NN. 2465 E 2465-BIS, TABELLA 4) E SULLE PARTI CORRISPONDENTI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 2464
L’11a Commissione permanente (Lavoro, previdenza sociale),
esaminate le tabelle nn. 4 e 4-bis, relative allo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per il 2011, e le connesse parti del disegno di legge di stabilità,
considerato che:
con la legge n. 196 del 2009 è stata adottata una articolata riforma della contabilità e della finanza pubblica, che ha esteso il perimetro delle norme quadro di contabilità al complesso delle amministrazioni pubbliche;
il disegno di legge di stabilità determina incrementi e finanziamenti destinati al Fondo sociale per l’occupazione e la formazione (articolo 1, comma 29), al Fondo nazionale per le politiche sociali (articolo 1, comma 38), alle attività di formazione nell’esercizio dell’apprendistato (articolo 1, comma 35), nonché alcuni interventi di carattere sociale (articolo 1, comma 40);
la perdurante situazione di crisi economica ha sollecitato il Governo ad intervenire con misure temporanee, di cui all’articolo 1, commi 30-33, concernenti trattamenti di integrazione salariale, in deroga alla normativa ordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale;
il comma 37 dell’articolo1 del disegno di legge di stabilità consente al Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concedere ai titolari di alcuni ammortizzatori sociali il prolungamento dell’intervento di tutela del reddito per il periodo di tempo necessario al raggiungimento della decorrenza del trattamento pensionistico sulla base del nuovo regime;
le tabelle allegate al disegno di legge di stabilità confermano gli accantonamenti già previsti a legislazione vigente (tabelle A e B), non recano variazioni allo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (tabelle D ed E) e prevedono altresì un incremento pari a 15 milioni di euro annui per il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità (tabella C);
il disegno di legge di bilancio a legislazione vigente appare complessivamente rispecchiare il livello tendenziale della spesa del Ministero del lavoro e delle politiche sociali comprese, naturalmente, le riduzioni di spesa, relative a tutti i Dicasteri e decorrenti dal 2011, derivanti dalle misure restrittive di cui al D.L. n. 78 del 2010, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122;
formula conclusivamente un rapporto favorevole.
SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO DAI SENATORI ROILO, TREU, ADRAGNA, BLAZINA, GHEDINI, ICHINO, PASSONI E NEROZZI SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI PER L’ANNO FINANZIARIO 2011 E RELATIVA NOTA DI VARIAZIONI (DISEGNI DI LEGGE NN. 2465 E 2465-BIS, TABELLA 4) E SULLE PARTI CORRISPONDENTI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 2464
La 11a Commissione permanente, esaminati, per le parti di propria competenza, il disegno di legge A.S. 2465, «Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013» e le parti corrispondenti del disegno di legge A.S. 2464 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011)»;
premesso che:
la situazione economica e finanziaria del nostro Paese è molto preoccupante e le iniziative finora assunte dal Governo hanno rappresentato una risposta debole e del tutto inadeguata alle aspettative dell’intero tessuto sociale e produttivo del Paese;
gli indicatori macro e microeconomici evidenziano, per il nostro Paese, un andamento negativo in rapporto al resto dei Paesi maggiormente sviluppati. Dal punto di vista della crescita economica, i nostri principali competitors internazionali durante la crisi hanno registrato una minore riduzione percentuale del PIL e ora nella fase di ripresa economica registrano tassi di crescita molto superiori al nostro. La Germania nel 2010 cresce del 3,4% e le stime per il 2011 prevedono una crescita del 2%. Gli Stati Uniti crescono del 2,9% e per il 2011 le previsioni sono del 2,5%. Il Giappone cresce del 2,7 % e le stime per il 2011 prevedono una crescita del 2,5%. La Francia cresce del 1,6% e per il 2011 le previsioni sono del 2,5%. Per l’area euro la crescita del 2010 è pari in media al 1,6%, mentre per il 2011 si prevede una crescita del 1,8%. L’Italia è ferma, purtroppo ad un 1% nel 2010 e ad un 1,3% per il 2011 e tali dati, tra l’altro, come più volte affermato dalla stessa Banca d’Italia, appaiono estremamente ottimistici;
in coincidenza con la bassa crescita l’economia nazionale sconta, poi, una generale perdita di competitività. Da grande Paese industrializzato stiamo inesorabilmente scivolando nelle graduatorie internazionali di competitività;
nella classifica dei Paesi a più alta competitività recentemente redatta dal World Economic Forum, l’Italia si attesta solo al 48° posto. Rispetto al 2008, l’Italia è stata superata da numerosi paesi in via di sviluppo ed è lontanissima dai maggiori concorrenti europei (la Germania è 7ª, la Gran Bretagna 13ª e la Francia 16ª) e a forte distanza anche dalla Spagna (33ª) che pure ha subito una forte caduta del prodotto interno lordo;
come evidenziato dal recente rapporto annuale dell’Istat, le imprese italiane registrano un forte arretramento nei principali settori competitivi (agricoltura, manifatturiero, servizi) in rapporto alle corrispondenti imprese del resto dei paesi UE. Tale situazione rende evidenti le difficoltà delle imprese italiane a reagire agli effetti della crisi e ad “agganciare” la ripresa in atto;
rispetto ai nostri principali partner europei, tra il 1998 e il 2008, il costo del lavoro per unità di prodotto nel settore privato è aumentato del 24 per cento in Italia, del 15 in Francia, mentre in Germania è diminuito;
nel decennio 1998-2008, secondo i dati della Banca d’Italia, la produttività del fattore lavoro è aumentata del 22 per cento in Germania, del 18 per cento in Francia e solo del 3 per cento in Italia;
la perdita di competitività complessiva del Paese è riflessa anche da un altro dato. La bilancia dei pagamenti è in costante perdita nel corso degli ultimi anni. Nel 1996 la bilancia dei pagamenti registrava un dato positivo del 3,2% in rapporto al PIL, gradualmente eroso nel corso degli anni fino a registrare un dato negativo pari al 3,2% del PIL nel 2009. A tale performance ha fortemente contribuito l’andamento del segmento dell’import e dell’export di merci, ovvero la bilancia commerciale. L’Eurostat ha recentemente certificato che l’Italia presenta una bilancia commerciale in progressivo peggioramento: si passa dal -3,9% del periodo da gennaio a maggio 2009 a un -11,2% da gennaio a maggio 2010. Nello stesso periodo la Germania ha registrato un surplus commerciale di 60 miliardi di euro. Tale dato evidenzia che da Paese esportatore ci siamo trasformati in Paese importatore di merci;
l’incapacità di mantenere alti livelli di competitività e la mancanza di attrazione del mercato interno si sta inesorabilmente riflettendo sull’andamento del mercato del lavoro;
la situazione del mercato del lavoro è alquanto drammatica: secondo la DFP 2011-2013, il tasso di disoccupazione si attesterebbe a fine 2010 all’8,7 per cento rimanendo su tale livello anche per l’anno 2011. Tuttavia, la Banca d’Italia ha recentemente corretto tale dato all’11%, conteggiando nella disoccupazione anche i lavoratori cassintegrati i quali difficilmente torneranno ad occupare il proprio posto di lavoro o troveranno nuovi posti di lavoro e gli inattivi. Il dato relativo a questi ultimi appare particolarmente drammatico: si tratta di 15 milioni di persone, prevalentemente giovani, donne e lavoratori “maturi”;
la disoccupazione colpisce in particolare i giovani, che sulla base dell’ultima rilevazione Istat del 23 settembre 2010, raggiunge il 27,9 per cento, con una punta del 39,3 per cento nel mezzogiorno. Nella stessa rilevazione emergono in tutta evidenza le difficoltà occupazionali delle donne che registrano un tasso di disoccupazione pari al 9,4 per cento (7,6 per cento per i maschi), con punte del 16,4 per cento nel Mezzogiorno. Fra le giovani del Mezzogiorno il tasso di disoccupazione raggiunge il 40,3 per cento;
l’obiettivo del tasso di occupazione al 75 per cento indicato dalla UE appare, per tutte queste ragioni, lontanissimo, a partire dall’attuale 57,2 per cento, in riduzione di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente;
in sintesi, l’analisi del quadro macroeconomico attuale segnala una perdita strutturale di capacità competitiva del Paese, non interpretabile soltanto come un fatto ciclico, ma al contrario come un deterioramento progressivo del capitale fisico imprese, del capitale sociale, dell’adeguatezza delle infrastrutture, del fattore lavoro e della mobilità sociale;
considerato che:
dal lato dei conti pubblici, i dati resi noti dalla DFP evidenziano la situazione drammatica nella quale ci ritroviamo dopo anni di iniziative di contenimento della spesa pubblica e di costante rientro del debito pubblico verso la soglia del 100 per cento del PIL. Nel breve volgere di due anni:
– il debito pubblico è salito a livelli superiori a quelli registrati 15 anni fa e il suo volume globale è previsto al 118,5% nel 2010 e al 119,2% nel 2011, per restare in media attorno al 115% fino a tutto il 2013;
– il livello di indebitamento, malgrado l’assenza di interventi per lo sviluppo, ha comunque raggiunto il 5% del PIL e si manterrà ben al di sopra del 3% anche nel 2011 (3,9%);
– il saldo primario dopo aver registrato un disavanzo dello 0,6% nel 2009 e dello 0,3% nel 2010 è ottimisticamente previsto in avanzo dello 0,8% nel 2011;
– la spesa corrente al netto degli interessi raggiunge nell’anno in corso il 43,5% del PIL, con un aumento di ben 3,2 punti rispetto al 2008 e – ciò che è più grave – è programmata ben al di sopra del livello raggiunto nel 2008 fino a tutto il 2013. Il totale delle spese è previsto ad un livello superiore al 50% sia nel 2010 (51,9%) sia nel 2011 (50,5%);
– le entrate sono previste in lieve riduzione nel periodo considerato, per effetto, in particolare, della riduzione dei contributi sociali dovuta in gran parte alle norme di contenimento della spesa del personale dipendente del settore pubblico;
– la pressione fiscale è aumentata, nel 2009, fino al 43% del PIL e si manterrà sopra al 42,4% fino al 2013;
tali dati evidenziano come le politiche dei tagli lineari, operati al di fuori di un contesto di revisione complessiva della spesa pubblica non siano state in grado di garantire effettivi risparmi. La spesa fuori controllo ha alimentato, a sua volta, la crescita esponenziale del nostro debito pubblico che ha ormai raggiunto la soglia di 1.900 miliardi di euro. Dal 1º gennaio 2008 ad oggi si registra una crescita media mensile del debito pubblico di 8,7 miliardi di euro, che equivalgono in soli tre mesi ad una manovra correttiva paragonabile a quella del decreto legge n. 78 del 2010, approvata lo scorso luglio. Sul volume globale del debito paghiamo 80 miliardi di euro annui;
appare del tutto evidente che, senza una forte inversione delle politiche economiche e di sviluppo e di quelle di riforma, il Paese rischia da un lato di non rispondere alle iniziative intraprese in sede UE in materia di governance europea e, dall’altro, di restare indietro proprio nella fase in cui tutte le economie danno evidenti segnali di ripresa, bloccato da tassi di crescita troppo bassi e soprattutto senza un chiaro indirizzo di sviluppo industriale, con un tessuto produttivo ridimensionato, in particolare nella componente delle piccole e medie imprese, privo di adeguate risorse finanziarie e di merito di credito, esposto alla concorrenza sempre più aggressiva non solo dei concorrenti tradizionali, ma dei nuovi attori dell’economia emergente, con un mercato del lavoro indebolito e privo di adeguati strumenti di sostegno e riqualificazione per i soggetti che perdono l’occupazione e di stimolo all’occupazione dei giovani e delle donne, con una forte distorsione nella distribuzione della ricchezza a discapito delle fasce più deboli della società;
proprio in tale ambito non si può ignorare la enorme regressione nella distribuzione del reddito e della ricchezza, causa primaria della grande stagnazione ora in atto. L’Italia è tra i Paesi europei a maggiore disuguaglianza di reddito e ricchezza e minore mobilità sociale: la quota della ricchezza nelle mani del decile più ricco delle famiglie è arrivata al 47 per cento, mentre dal 1993 al 2006 la quota di ricchezza detenuta dall’1 per cento più ricco delle famiglie è aumentata di 3 punti percentuali a svantaggio delle classi medie;
dal 2000 al 2010 si registra una perdita cumulata di potere d’acquisto dei salari lordi di fatto di 3.384 euro (solo nel 2002 e nel 2003 si sono persi oltre 6.000 euro) che, sommata alla mancata restituzione del fiscal drag, si traduce in 5.453 euro in meno per ogni lavoratore dipendente alla fine del decennio. La perdita cumulata calcolata sulle retribuzioni equivale a circa 44 miliardi di maggiori entrate complessivamente sottratte al potere d’acquisto dei salari;
nel periodo 2000-2008, a parità di potere d’acquisto, le retribuzioni lorde italiane sono cresciute solo del 2,3% rispetto alla crescita reale delle retribuzioni lorde dei lavoratori inglesi del 17,40%, francesi (11,1%) e americani (4,5%). Questo spiega anche come, in Italia, sempre a parità di potere d’acquisto, nonostante una dinamica del costo del lavoro per unità di prodotto più sostenuta, le retribuzioni e lo stesso costo del lavoro risultino all’ultimo posto della classifica OCSE 2008;
per quanto riguarda le parti di competenza della 11a Commissione:
la manovra finanziaria per gli anni 2011-2013 – come delineata dai disegni di stabilità e di bilancio – non tiene in alcun modo conto del quadro esposto in premessa; infatti, non reca alcuna incisiva misura di sostegno al potere d’acquisto di salari e pensioni e si connota per la completa rinuncia ad intervenire sulla distribuzione dei redditi, in primo luogo attraverso una riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e da pensione, nonché sul sostegno alla domanda interna;
è assente qualsiasi intervento a sostegno degli strumenti di protezione sociale e di contrasto alle povertà, di tipo strutturale e di dimensioni adeguate alla crisi economica che il Paese sta attraversando;
in tal senso, ciò che rileva ai fini della valutazione del disegno di legge di stabilità e del disegno di legge del bilancio non è tanto quello che essi prevedono, quanto piuttosto quello che vistosamente manca per la realizzazione di un’incisiva ed equa effettiva manovra di politica economica orientata alla ripresa dell’occupazione;
a fronte di una situazione così drammatica vi è, ancora una volta, la conferma da parte del Governo di tutte le decurtazioni – già avvenute con il decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 – di tutti i principali Fondi relativi alla spesa sociale, primo fra tutti, il Fondo nazionale per le politiche sociali che vede per il 2011 uno stanziamento da ripartire per le regioni pari solo a 75,9 milioni di euro a fronte dei 435 milioni di euro previsti per il 2010, conseguenza dell’applicazione dell’articolo 14, comma 2, del suddetto decreto-legge n. 78 del 2010, ai sensi del quale le risorse statali a qualunque titolo spettanti alle regioni a statuto ordinario sono ridotte in misura pari a 4.000 milioni di euro per l’anno 2011 ed a 4.500 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2012;
il maxiemendamento approvato alla Camera dei deputati ha parzialmente reintegrato il Fondo da ripartire per le politiche sociali prevedendo uno stanziamento, per il solo 2011, di 200 milioni di euro, misura apprezzabile, ma sicuramente non ancora sufficiente;
nonostante il Fondo nazionale per le politiche sociali rappresenti il principale strumento di finanziamento con cui le regioni e gli enti locali erogano i servizi sociali, in soli quattro anni le risorse da ripartire alle regioni hanno subito una drastica riduzione;
considerato che:
nell’ambito della missione n. 26, “Politiche per il lavoro”, programma “Politiche attive e passive del lavoro”, il capitolo 7206 recante il “Fondo sociale per l’occupazione e la formazione”, a fronte di una previsione assestata 2010 pari a 3.226,32 milioni di euro, presenta un decremento di ben 2.340,04 milioni di euro con la conseguente previsione per il 2011 di soli 886,28 milioni di euro e per gli anni 2012 e 2013 di 627,38 milioni di euro;
il maxiemendamento approvato alla Camera dei deputati ha parzialmente reintegrato il Fondo sociale per l’occupazione e la formazione prevedendo uno stanziamento, per il solo 2011, di 1 miliardo di euro, certamente non sufficiente a fronte del taglio di ben 2,3 miliardi di euro;
nell’ambito della stessa missione, programma “Servizi e sistemi informativi per il lavoro”,il cap. 3892, “Fondo per il diritto al lavoro dei disabili” a fronte di una previsione assestata di 42 milioni di euro per il 2010 presenta un decremento di 30,24 milioni di euro, per cui la previsione per l’anno 2011 è pari 11,76 milioni di euro, mentre per l’anno 2012 è di 11,79 milioni di euro e per l’anno 2013 di soli 2,73 milioni di euro;
considerato inoltre che:
nell’ambito della missione n. 24, “Diritti sociali, politiche sociali e della famiglia”, il programma “Promozione dei diritti sociali, politiche di inclusione sociale e misure di sostegno delle persone in condizioni di bisogno” è azzerato;
nell’ambito della stessa missione, il programma “Terzo settore: associazionismo, volontariato, ONLUS e formazioni sociali” registra un decremento di 12,50 milioni di euro rispetto alla previsione assestata per l’anno 2010, pari a 14,32 milioni di euro;
nell’ambito della stessa missione, programma “Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento spesa sociale, promozione e programmazione politiche sociali, monitoraggio e valutazione interventi”, il Fondo per le non autosufficienze di cui all’articolo 1, comma 1264, della legge finanziaria 27 dicembre 2006, n. 296, è soppresso in seguito all'”azzeramento” dei 400 milioni di euro di cui alle previsioni assestate per l’anno 2010 ed al mancato rifinanziamento;
la soppressione del Fondo per le non autosufficienze rende ancora più arduo affrontare in modo opportuno la sfida – fondamentale per un sistema di welfare che offra risposte adeguate alla realtà – di creare le condizioni culturali e ambientali affinché le persone con disabilità raggiungano la piena partecipazione sociale, in modo da consentire a questi ultimi forme soddisfacenti di integrazione lavorativa, di mobilità, nonché la possibilità di avere relazioni interpersonali e una soddisfacente partecipazione alla vita sociale;
nonostante la famiglia rappresenti ancora oggi la principale risorsa a disposizione delle persone disabili e anziane per fronteggiare la propria non autosufficienza ele famiglie con almeno un disabile grave siano circa un milione e mezzo, pari a quasi il 7 per cento delle famiglie italiane, il Governo non ha esitato a sottrarre alle persone non autosufficienti ed alle loro famiglie un aiuto sostanziale per fronteggiare una già complessa situazione;
si sottolinea come l’azzeramento di tali risorse destinate prioritariamente dalle Regioni e dagli Enti Locali al finanziamento del sistema di interventi finalizzati alla prevenzione dell’istituzionalizzazione, rischia di produrre un aumento della spesa sanitaria per ricoveri ed ospedalizzazioni improprie;
considerato altresì che:
nell’ambito della stessa missione, il cap. 5242 relativo al “Fondo per il volontariato e contributi alle associazioni sociali” che aveva uno stanziamento nelle previsioni assestate 2010 pari a 9,46 milioni di euro viene ridotto dello stesso importo, vale a dire viene completamente azzerato;
analoga sorte tocca al cap. 5246 relativo al “Fondo per l’associazionismo sociale”;
in una perversa logica di tagli sono ridotti anche gli stanziamenti del Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, così come il Fondo per le politiche della famiglia, il Fondo nazionale per il servizio civile, il Fondo per le politiche giovanili e il Fondo per le pari opportunità, mentre nulla è previsto per il Fondo per l’inclusione degli immigrati ed il Fondo contro la violenza alle donne;
rilevato che:
nell’elenco 1 allegato al disegno di legge di stabilità è prevista la proroga del 5 per mille, ma con un limite di spesa di soli 100 milioni di euro (da 400 milioni previsti lo scorso anno);
con questo tetto di copertura il finanziamento si ridurrebbe del 75%, in pratica all’1,25 per mille, in quanto ci sarebbe una distribuzione solo frazionale in rapporto alle opzioni espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione dei redditi;
si tratta di una scelta grave e pericolosa, come sostenuto dall’intero mondo del volontariato e del terzo settore, che cancella l’unico strumento di sostegno alle attività, di fondamentale rilievo sociale, svolte dall’intero mondo no profit;
è una scelta che aggira il principio di sussidarietà, considerato che la misura prevista nel 2006 riguarda un’erogazione decisa dai contribuenti per la quale lo Stato dovrebbe svolgere solo il ruolo di intermediario;
considerato infine che:
anche questa manovra economica, come la precedente, è improntata ad una politica di tagli e mancati rifinanziamenti, suscettibile di determinare una diminuzione dei servizi a livello locale ed un decremento degli investimenti nei settori economici strategici, con conseguente stagnazione a livello economico e crescita del disagio sociale;
in particolare, il complesso delle misure contenute nel disegno di legge di stabilità si limita a garantire protezioni passive – pur necessarie nella congiuntura – ai lavoratori inclusi nel sistema di protezione, senza garantire l’estensione universale di tali protezioni a tutte le categorie dei produttori, mentre, l’assenza di misure di sostegno fiscale ai redditi da lavoro, dipendente ed autonomo, e alla creazione di nuova occupazione, deprimerà ulteriormente la domanda interna, ostacolando la ripresa economica e creando condizioni critiche per il mantenimento della coesione sociale;
il rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga, auspicato, soffre tale grave limite;
rimane inoltre pregiudizievole, pur in presenza di un allargamento dei requisiti, il mantenimento al 30 aprile della data di sottoscrizione degli accordi di mobilità ed il limite numerico di 10.000 unità – incomprensibile a fronte dell’ampliamento dei requisiti di accesso – per il pensionamento, in deroga alle disposizioni del decreto-legge n. 78 del 2010, dei lavoratori in via di espulsione dalla produzione;
l’assenza di misure di sostegno fiscale ai redditi da lavoro, dipendente ed autonomo, e alla creazione di nuova occupazione, deprimerà ulteriormente la domanda interna, ostacolando la ripresa economica e creando condizioni critiche per il mantenimento della coesione sociale;
la sostanziale riduzione di risorse in materia di politiche sociali e di politiche per il lavoro comporterà gravi ripercussioni sullo sviluppo delle politiche per le categorie maggiormente esposte alla disoccupazione, in particolare per i giovani e per le donne;
i tagli ai diversi Fondi (infanzia, famiglia, pari opportunità, non autosufficienza, etc.) destinati a finanziare politiche di welfare comunitario, oltre a ridurre i diritti soggettivi di numerose categorie disagiate, limiteranno fortemente la partecipazione al lavoro delle donne, ostacolando la crescita economica ed aumentando la povertà delle famiglie;
anche gli interventi garantiti dalla rete dei soggetti sussidiari in ambito sociale saranno depressi dalla pesantissima dalla riduzione del 75% delle risorse derivanti dal 5 per mille, destinate a finanziare i progetti delle ONLUS;
formula, per quanto di competenza, rapporto contrario.
SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO DALLA SENATRICE CARLINO SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI PER L’ANNO FINANZIARIO 2011 E RELATIVA NOTA DI VARIAZIONI (DISEGNI DI LEGGE NN. 2465 E 2465-BIS, TABELLA 4) E SULLE PARTI CORRISPONDENTI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 2464
La Commissione 11a del Senato,
esaminato per le parti di propria competenza, il disegno di legge recante «Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013» (AS 2465) e il disegno di legge recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011)» (AS 2464);
premesso che:
il disegno di legge di stabilità tiene conto dello scenario delineato dalla Decisione di finanza pubblica approvata a settembre, in base al quale si prevedono per il 2010 un tasso di crescita del PIL reale dell’1,2 per cento e un deflatore pari all’1,6 per cento;
la legge di stabilità, introdotta dall’articolo 11, legge 31 dicembre 2009 n. 196 (Legge di contabilità e finanza pubblica.), sostituisce da quest’anno la legge finanziaria;
il suddetto provvedimento, insieme al disegno di legge di bilancio, compone la manovra triennale di finanza pubblica e, in particolare, il testo approvato dal Consiglio dei Ministri del ddl di stabilità disponeva il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio pluriennale 2011-2013, esprimendolo sotto un aspetto essenzialmente tabellare: gli interventi ammontavano a circa 1000 milioni per l’anno 2011, 3.000 milioni per il 2012 e 9.500 milioni per il 2013, da attribuire, essenzialmente, a rimodulazioni di risorse finanziarie già inserite in bilancio;
contravvenendo alla scelta fatta di presentare una legge di stabilità puramente tabellare e parzialmente in contrasto con quanto stabilito dalla legge 196/2009, il Governo, con un maxiemendamento ha inserito nel disegno di legge di stabilità alcune misure che avrebbero dovuto essere adottate con un apposito decreto-legge cosiddetto per lo “sviluppo”;
l’esame dei documenti di Bilancio da parte della Commissione V della Camera, che sembrava avviato a concludersi come l’espletamento di una pratica notarile, si è intrecciato con i tempi della crisi della maggioranza e del Governo Berlusconi, il quale è dovuto passare da una legge di stabilità “tabellare” ad una puramente elettorale, con l’anticipazione delle disposizioni “per lo sviluppo” tramite un maxiemendamento al ddl di stabilità 2011. Ciò tuttavia, non ha placato le critiche che, prima ancora che dall’opposizione, sono arrivate dalle forze sociali e dagli enti territoriali: di fatto le misure introdotte non fanno che incrementare le spese, a volte anche in maniera strutturale, a fronte di finanziamenti rappresentati per lo più da entrate una tantum o aleatorie. Vengono inoltre introdotte norme che trasferiscono oneri sugli esercizi futuri. In sostanza, siamo in presenza di una serie di disposizioni che, senza contribuire decisamente allo sviluppo, finiscono per togliere ulteriormente incisività al rigore;
la manovra e lo stesso maxiemendamento devono essere giudicati, soprattutto per quanto riguarda le misure riferite alle Regioni e agli enti locali profondamente insoddisfacenti. I tagli rischiano di fare saltare servizi fondamentali per le persone, per le famiglie e per le imprese. Tra tutti l’abolizione del ticket sulla diagnostica per il 2011, il cui onere è valutato in 834 milioni che sarà compensata con l’attribuzione di 347 milioni che basteranno solo a coprire l’onere per 5 mesi, presumendo quindi una reintroduzione dei ticket a giugno, ed ancora i tagli al trasporto locale che restano intatti. Lo stesso Presidente della Repubblica ha dichiarato le sue forti perplessità sulla indiscriminata riduzione di risorse per servizi fondamentali;
le disposizioni relative al Patto di stabilità interno, introdotte con il maxiemendamento presentato alla Camera, finiranno per produrre l’allentamento del Patto di stabilità quasi unicamente a vantaggio di due soli comuni: Parma (per l’Agenzia europea per l’alimentazione) e Milano (per l’Expo 2015);
la manovra economico-finanziaria per il prossimo triennio, per un valore di circa 25 miliardi di euro, di fatto, è stata anticipata con il decreto-legge 31 Maggio 2010 n. 78: una manovra pesantissima, basata esclusivamente su ingenti tagli in particolar modo nei confronti degli enti locali, priva di qualsiasi misura a sostegno dello sviluppo economico e che ha solo prodotto effetti depressivi sull’economia e l’occupazione;
Confindustria ha calcolato in 124 miliardi di euro l’ammontare dell’evasione fiscale, una cifra che risulta 5 volte superiore alla manovra correttiva impostata dall’attuale Governo con il decreto-legge 78/2010 quasi totalmente incentrata sul blocco delle retribuzioni del pubblico impiego, sul taglio dei fondi ai Comuni e alle Regioni (complessivamente quasi 13 miliardi di euro) e nel rinvio del pensionamento dei cittadini;
sempre secondo le stime elaborate dal Centro studi di Confindustria nel mese di settembre 2010, il livello del reddito pro capite in Italia, già ritornato, a causa della crisi, ai livelli del 1998, continuerà a regredire. Un’«Italia più povera, in assoluto e ancor più in rapporto agli altri paesi avanzati» quella descritta dal rapporto di autunno del Centro studi di Confindustria, che, rinnovando l’allarme per il ritardo nelle riforme, sottolinea alcune questioni cruciali sul fronte dei «ritardi per la modernizzazione»: semplicità e chiarezza delle regole per le imprese (a partire dalla riforma della pubblica amministrazione); il carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori; l’istruzione; la ricerca e l’innovazione, terreno su cui siamo «in forte svantaggio»; le mancate liberalizzazioni le quali si stima aumenterebbero la produttività del 14,1%;
l’attuale Governo non appare in grado di proporre una politica economica anticiclica convincente tale da aggredire la crisi che attanaglia il nostro Paese;
il provvedimento in esame contiene una manovra finanziaria del tutto inadeguata e insufficiente, che fa semplicemente da ponte tra ciò che non si è voluto fare prima e ciò che non si sa o non si vuole fare dopo;
sono al contrario necessari interventi che correggano la politica economica e la politica fiscale dell’attuale Governo stimolando maggiormente la domanda interna e prevedendo nell’immediato una reale manovra del valore di almeno 1 punto di PIL che vada a sostegno dei redditi, della domanda, e delle piccole imprese;
considerato inoltre che, per quanto concerne in particolare gli aspetti all’attenzione della 11a Commissione:
le disposizioni contenute nel decreto 78/2010 stanno producendo e probabilmente continueranno a produrre solo effetti depressivi sull’economia e sull’occupazione;
l’ISTAT ha confermato che il tasso di disoccupazione, senza calcolare i lavoratori interessati da provvedimenti di integrazione salariale, nel secondo trimestre del 2010 è salito al 8,5%, in aumento dell’1% rispetto allo stesso periodo del 2009;
secondo i dati riportati dal Bollettino economico della Banca d’Italia il tasso di disoccupazione reale nel secondo trimestre del 2010 si attesterebbe all’11,5%, un livello peggiore di quello previsto dall’OSCE nel suo rapporto di fine 2009 nel quale si stimava per la fine del 2010 un livello di disoccupazione al 10,5%, con punte di circa il 30% in talune aree dell’Italia, in particolare nel meridione;
dopo i 528.000 posti di lavoro persi negli ultimi due anni, sarebbero a rischio altri 246.000 posti di lavoro. Le categorie maggiormente svantaggiate sono ancora una volta i giovani, le donne, le basse professionalità, gli immigrati, oltre ai lavoratori con contratti temporanei o atipici e coloro che hanno già perso un’occupazione;
per quanto concerne i giovani in particolare, nel secondo trimestre del 2010 l’ISTAT segnala che il tasso di disoccupazione nella fascia di età dai 15 ai 24 anni, raggiunge il 27,9%;
a fronte di tutto ciò le previsioni di spesa in termini di competenza dello stato di previsione Ministero del lavoro e delle politiche sociali nell’esercizio finanziario 2011 risultano complessivamente pari a euro 82.022.979.747 (di cui 80.087.308.415 per spese correnti e 1.935.671.332 per spese in conto capitale);
vi è una riduzione delle risorse complessive a disposizione del Ministero, in quanto il Bilancio 2010 stanziava 81.621.773.328 euro, mentre le previsioni assestate prevedevano 84.279.583.822 euro. Per il 2012 e 2013 sono previste spese per, rispettivamente, 81.810.764.190 euro e 82.590.293.193 euro;
nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali le principali Missioni riguardanti il settore del lavoro e della previdenza sociale sono:
1) Politiche previdenziali. Nell’ambito di questa missione, il programma «Previdenza obbligatoria e complementare, assicurazioni sociali», assorbe sostanzialmente gran parte delle risorse della suddetta Missione. Il Bilancio per il 2011 riduce di 2.990.787.410 euro le risorse rispetto alle previsioni assestate 2010;
2) Politiche per il lavoro. Il Bilancio per il 2011 riduce di 559.265.527 euro le risorse rispetto alle previsioni assestate 2010, portando la dotazione complessiva della Missione da 5.231.436.153 euro a 4.672.170.626 euro;
3) Diritti sociali, politiche sociali e famiglia. La Missione prevede solo un piccolo incremento di circa 146 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate 2010, passando da 25.016.295.186 euro a 25.162.591.838 euro;
4) Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti. Nell’ambito di questa missione, il programma denominato «Flussi migratori per motivi di lavoro e politiche di integrazione sociale delle persone immigrate» assorbe interamente le esigui risorse della suddetta Missione. Il Bilancio per il 2011 riduce di 14.535.252 euro le risorse rispetto alle previsioni assestate 2010, portando la dotazione complessiva della Missione da 16.323.252 euro a soli 1.788.000 milioni di euro;
si evidenza l’azzeramento del programma «Promozione dei diritti sociali, politiche di inclusione sociale e misure di sostegno alle persone in condizioni di bisogno»;
viene di fatto eliminato il programma relativo al «Terzo settore: associazionismo, volontariato, ONLUS e formazioni sociali», la cui dotazione viene ridotta dell’87,3% rispetto al 2010;
le risorse per le prestazioni di integrazione salariale, di sostegno al reddito e di previdenza sociale di cui ai commi 30-33 dell’articolo 1 del AS 2464 sono posti esclusivamente a carico di una parte del Fondo sociale per l’occupazione e la formazione, come stabilito dall’articolo 1, comma 49, del medesimo AS 2464;
in base a quanto disposto dal comma 38 dell’articolo 1 del AS 2464, il Fondo per le politiche sociali viene incrementato di soli 200 milioni di euro e solo per l’anno 2011: uno stanziamento aggiuntivo insufficiente se rapportato ai tagli di risorse che detto Fondo ha subito negli ultimi anni;
appare assolutamente inadeguata in un periodo di crisi come quello attuale, caratterizzato dalla chiusura di centinaia di fabbriche e dalla stagnazione della produzione, la disposizione, di cui all’articolo 1, comma 47 del AS 2464, di proroga della detassazione dei soli contratti di produttività;
per le ragioni illustrate,
delibera di riferire in senso contrario.
ORDINI DEL GIORNO AL DISEGNO DI LEGGE
N. 2465
G/2465/1/11-Tab. 4
ROILO, TREU, ADRAGNA, BLAZINA, GHEDINI, ICHINO, NEROZZI, PASSONI, ANNA MARIA SERAFINI, CARLONI, LUSI, MERCATALI
La 11ª Commissione permanente del Senato,
in sede di esame dello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno 2011 e per il triennio 2011-2013,
premesso che:
nell’ambito della missione n. 24, “Diritti sociali, politiche sociali e della famiglia”, il programma “Promozione dei diritti sociali, politiche di inclusione sociale e misure di sostegno delle persone in condizioni di bisogno” è azzerato;
nell’ambito della stessa missione, programma “Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento spesa sociale, promozione e programmazione politiche sociali, monitoraggio e valutazione interventi”, il Fondo per le non autosufficienze di cui all’articolo 1, comma 1264, della legge finanziaria 27 dicembre 2006, n. 296, è soppresso in seguito all'”azzeramento” dei 400 milioni di euro di cui alle previsioni assestate per l’anno 2010 ed al mancato rifinanziamento;
la soppressione del Fondo per le non autosufficienze rende ancora più arduo affrontare in modo opportuno la sfida – fondamentale per un sistema di welfare che offra risposte adeguate alla realtà – di creare le condizioni culturali e ambientali affinché le persone con disabilità raggiungano la piena partecipazione sociale, in modo da consentire a questi ultimi forme soddisfacenti di integrazione lavorativa, di mobilità, nonché la possibilità di avere relazioni interpersonali e una soddisfacente partecipazione alla vita sociale;
la non autosufficienza, così come definita dal Movimento delle Associazioni del Volontariato Italiano (MOVI), è una situazione patologica diagnosticata che interferisce sull’individuo, limitandone la vita di relazione, sociale e lavorativa a causa dell’incapacità di mantenere una vita indipendente e di svolgere le comuni attività quotidiane;
la necessità di garantire a tutti i cittadini pari opportunità e dignità sociale è un obbligo sancito dalla nostra Carta costituzionale;
nonostante la famiglia rappresenti ancora oggi la principale risorsa a disposizione delle persone disabili e anziane per fronteggiare la propria non autosufficienza ele famiglie con almeno un disabile grave siano circa un milione e mezzo, pari a quasi il 7 per cento delle famiglie italiane, il Governo non ha esitato a sopprimere il Fondo per le non autosufficienze;
impegna il Governo
a ripristinare l’autorizzazione di spesa per il Fondo per le non autosufficienze prevedendo quantomeno lo stanziamento di 400 milioni di euro già fissato per il 2009, considerata l’importanza di garantire alle persone non autosufficienti ed alle loro famiglie un aiuto sostanziale per fronteggiare una già complessa situazione.
G/2465/2/11-Tab. 4
NEROZZI, ROILO, TREU, ADRAGNA, BLAZINA, GHEDINI, ICHINO, PASSONI, ANNA MARIA SERAFINI, CARLONI, LUSI, MERCATALI
La 11ª Commissione permanente del Senato,
in sede di esame dello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno 2011 e per il triennio 2011-2013,
premesso che:
nell’ambito della missione n. 26, “Politiche per il lavoro”, programma 26.10 “Servizi e sistemi informativi per il lavoro”, il cap. 3892, “Fondo per il diritto al lavoro dei disabili” a fronte di una previsione assestata di 42 milioni di euro per il 2010 presenta un decremento di 30,24 milioni di euro, per cui la previsione per l’anno 2011 è pari 11,76 milioni di euro, mentre per l’anno 2012 è di 11,79 milioni di euro e per l’anno 2013 di soli 2,73 milioni di euro;
in particolare, il cap. 5242 relativo al “Fondo per il volontariato e contributi alle associazioni sociali” che aveva uno stanziamento nelle previsioni assestate 2010 pari a 9,46 milioni di euro viene ridotto dello stesso importo, vale a dire viene completamente azzerato;
analoga sorte tocca al cap. 5246 relativo al “Fondo per l’associazionismo sociale”;
in una perversa logica di tagli sono ridotti anche gli stanziamenti del Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, così come il Fondo per le politiche della famiglia, il Fondo nazionale per il servizio civile, il Fondo per le politiche giovanili e il Fondo per le pari opportunità, mentre nulla è previsto per il Fondo per l’inclusione degli immigrati ed il Fondo contro la violenza alle donne;
la sostanziale riduzione di risorse in materia di politiche sociali e di politiche per il lavoro comporterà gravi ripercussioni sullo sviluppo delle politiche per le categorie disagiate, in particolare per i giovani e per le donne, così come la drastica diminuzione di risorse destinate alla missione sulle politiche previdenziali renderà sempre più difficile il mantenimento dello Stato sociale;
impegna il Governo
a stanziare le risorse necessarie a reintegrare i Fondi relativi alla spesa sociale.
ORDINI DEL GIORNO AL DISEGNO DI LEGGE
N. 2464
G/2464/1/11
ROILO, TREU, ADRAGNA, BLAZINA, GHEDINI, ICHINO, NEROZZI, PASSONI, CARLONI, LUSI, MERCATALI
La 11ª Commissione permanente del Senato,
in sede di esame del disegno di legge di stabilità per l’anno 2011,
premesso che:
il disegno di legge di stabilità per il 2011 prevede all’articolo 1, comma 30, la concessione, per l’anno 2011, in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali, di trattamenti di cassa integrazione guadagni, di mobilità e di disoccupazione speciale, anche senza soluzione di continuità e con riferimento a settori produttivi e ad aree regionali;
la crisi economica ha contribuito in modo esponenziale ad evidenziare l’urgenza e la necessità di formalizzare un percorso di riforma degli ammortizzatori sociali;
il complesso delle misure contenute nel disegno di legge di stabilità si limita a garantire protezioni passive – pur necessarie nella congiuntura – ai lavoratori inclusi nel sistema di protezione, senza garantire l’estensione universale di tali protezioni a tutte le categorie dei produttori, mentre l’assenza di misure di sostegno fiscale ai redditi da lavoro, dipendente ed autonomo, nonchè alla creazione di nuova occupazione, deprimerà ulteriormente la domanda interna, ostacolando la ripresa economica e creando condizioni critiche per il mantenimento della coesione sociale;
il rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga, auspicato, soffre tale grave limite;
impegna il Governo
a potenziare e riqualificare il sistema degli ammortizzatori sociali, estendendolo a tutte le forme di lavoro, anche atipiche, nell’ambito di un processo di unificazione delle tutele e dei diritti riconosciuti a tutti i lavoratori, che preveda anche la progressiva parificazione degli oneri sociali, nell’ambito di una annunciata, ma mai attuata, riforma complessiva del sistema delle tutele per i lavoratori.
G/2464/2/11
GHEDINI, ROILO, TREU, ADRAGNA, BLAZINA, ICHINO, NEROZZI, PASSONI, CARLONI, LUSI, MERCATALI
La 11ª Commissione permanente del Senato,
in sede di esame del disegno di legge di stabilità per l’anno 2011,
premesso che:
il comma 37 dell’articolo 1 del disegno di legge di stabilità modifica l’articolo 12, comma 5, del decreto-legge n. 78 del 2010 che prevede l’applicazione della normativa previgente, in materia di decorrenza dei trattamenti pensionistici, per una serie di lavoratori che maturino i requisiti per l’accesso al pensionamento a decorrere dal 1° gennaio 2011, nei limiti di 10.000 soggetti beneficiari;
con riferimento a questi lavoratori si precisa che spetta al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, la possibilità di disporre il prolungamento dell’intervento di tutela del reddito per il periodo di tempo necessario al raggiungimento della decorrenza del trattamento pensionistico;
si tratta quindi non di una certezza, ma di una mera possibilità lasciata alla decisione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali;
inoltre, secondo la disposizione in esame tale prolungamento deve avvenire “per una durata non superiore al periodo di tempo intercorrente tra la data computata con riferimento alle disposizioni in materia di decorrenza dei trattamenti pensionistici vigenti prima della data di entrata in vigore del presente decreto e la data della decorrenza del trattamento pensionistico computata sulla base di quanto stabilito dal presente articolo.”;
appaiono a dir poco incerte le modalità applicative della disposizione in esame, ove si consideri che nel previgente regime la data di decorrenza dei trattamenti pensionistici era individuata con data certa (4 finestre trimestrali per il pensionamento di vecchiaia), mentre la normativa vigente prevede una data di decorrenza variabile, legata al momento in cui il lavoratore raggiunge i requisiti per la pensione;
impegna il Governo:
a rendere certa l’applicazione della disposizione in esame ora del tutto incerta in quanto rimessa alla volontà del Ministro del lavoro e delle politiche sociali;
a chiarire il disposto relativo alla durata del “periodo di tempo necessario al raggiungimento della decorrenza del trattamento pensionistico” al fine di evitare l’inapplicabilità, per mancanza di chiarezza, della disposizione in oggetto.
G/2464/3/11
PASSONI, ROILO, GHEDINI, TREU, ADRAGNA, BLAZINA, ICHINO, NEROZZI, CARLONI, LUSI, MERCATALI
La 11ª Commissione permanente del Senato,
in sede di esame del disegno di legge di stabilità per l’anno 2011,
premesso che:
il comma 37 dell’articolo 1 del disegno di legge di stabilità modifica l’articolo 12, comma 5, del decreto-legge n. 78 del 2010 che prevede l’applicazione della normativa previgente, in materia di decorrenza dei trattamenti pensionistici, per una serie di lavoratori che maturino i requisiti per l’accesso al pensionamento a decorrere dal 1° gennaio 2011, nei limiti di 10.000 soggetti beneficiari;
rimane pregiudizievole, pur in presenza di un allargamento della platea dei beneficiari, il mantenimento al 30 aprile della data di sottoscrizione degli accordi di mobilità ed il limite numerico di 10.000 unità – incomprensibile a fronte dell’ampliamento dei requisiti di accesso – per il pensionamento, in deroga alle disposizioni del decreto-legge n. 78 del 2010, dei lavoratori in via di espulsione dalla produzione;
impegna il Governo
a stanziare le risorse necessarie per eliminare quei limiti che appaiono del tutto ingiustificati e lesivi del principio di uguaglianza ai fini dell’applicazione della normativa previgente in materia di decorrenza dei trattamenti pensionistici, considerato soprattutto il perdurare della crisi economica.
G/2464/4/11
GHEDINI, ROILO, TREU, ADRAGNA, BLAZINA, ICHINO, NEROZZI, PASSONI, ANNA MARIA SERAFINI, CARLONI, LUSI, MERCATALI
La 11ª Commissione permanente del Senato,
in sede di esame del disegno di legge di stabilità per l’anno 2011;
premesso che:
la manovra finanziaria per gli anni 2011-2013 – come delineata dai disegni di legge di stabilità e di bilancio – non tiene in alcun modo conto della grave crisi economica che il Paese sta attraversando; infatti, non reca alcuna incisiva misura di sostegno al potere d’acquisto di salari e pensioni e si connota per la completa rinuncia ad intervenire sulla distribuzione dei redditi, in primo luogo attraverso una riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e da pensione, nonché sul sostegno alla domanda interna;
è assente qualsiasi intervento a sostegno degli strumenti di protezione sociale e di contrasto alle povertà, di tipo strutturale e di dimensioni adeguate alla crisi economica che il Paese sta attraversando;
in tal senso, ciò che rileva ai fini della valutazione del disegno di legge di stabilità e del disegno di legge del bilancio non è tanto quello che essi prevedono, quanto piuttosto quello che vistosamente manca per la realizzazione di un’incisiva ed equa effettiva manovra di politica economica;
a fronte di una situazione così drammatica, vi è, ancora una volta la conferma da parte del Governo di tutte le decurtazioni – già avvenute con il decreto legge 31 maggio 2010 n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 – di tutti i principali Fondi relativi alla spesa sociale;
primo fra tutti, il Fondo da ripartire per le politiche sociali che vede per il 2011 una drastica riduzione, a fronte dei 435 milioni di euro previsti per il 2010, conseguenza dell’applicazione dell’articolo 14, comma 2, del suddetto decreto-legge n. 78 del 2010 ai sensi del quale le risorse statali a qualunque titolo spettanti alle regioni a statuto ordinario sono ridotte in misura pari a 4.000 milioni di euro per l’anno 2011 ed a 4.500 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2012;
il maxiemendamento approvato alla Camera dei deputati ha parzialmente reintegrato il Fondo da ripartire per le politiche sociali prevedendo uno stanziamento, per il solo 2011, di 200 milioni di euro, misura apprezzabile, ma sicuramente non ancora sufficiente;
nonostante il Fondo nazionale per le politiche sociali rappresenti il principale strumento di finanziamento con cui le regioni e gli enti locali erogano i servizi sociali, in soli quattro anni le risorse da ripartire alle regioni hanno subito una drastica riduzione;
impegna il Governo
a reperire le risorse necessarie a reintegrare, in modo congruo, il Fondo da ripartire per le politiche sociali, prioritario strumento di contrasto alle emergenze sociali e per l’implementazione di politiche sociali attive e di attuazione dei diritti di cittadinanza, nella consapevolezza che i tagli previsti penalizzano solo le persone più deboli.
G/2464/5/11
TREU, ROILO, ADRAGNA, BLAZINA, GHEDINI, ICHINO, NEROZZI, PASSONI, ANNA MARIA SERAFINI, CARLONI, LUSI, MERCATALI
La 11ª Commissione permanente del Senato,
in sede di esame dello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno 2011 e per il triennio 2011-2013,
premesso che:
il “Fondo sociale per l’occupazione e la formazione”, di cui alla tabella E, a fronte di una previsione assestata per il 2010 pari a 3.226,32 milioni di euro, presenta un decremento di ben 2.340,04 milioni di euro con la conseguente previsione per il 2011 di soli 886,28 milioni di euro e per gli anni 2012 e 2013 di 627,38 milioni di euro ;
il maxiemendamento approvato alla Camera dei deputati ha parzialmente reintegrato il Fondo sociale per l’occupazione e la formazione prevedendo uno stanziamento, per il solo 2011, di 1 miliardo di euro, certamente non sufficiente a fronte del taglio di ben 2,3 miliardi di euro;
già nella manovra economica dello scorso anno il Fondo sociale per l’occupazione e la formazione era stato ridotto – rispetto alle previsioni assestate per il 2009 – di ben 707 milioni di euro;
premesso inoltre che:
la situazione del mercato del lavoro è alquanto drammatica: secondo la DFP 2011-2013, il tasso di disoccupazione si attesterebbe a fine 2010 all’8,7 per cento rimanendo su tale livello anche per l’anno 2011. Tuttavia, la Banca d’Italia ha recentemente corretto tale dato all’11%, conteggiando nella disoccupazione anche i lavoratori cassintegrati, i quali difficilmente torneranno ad occupare il proprio posto di lavoro o troveranno nuovi posti di lavoro e gli inattivi;
la disoccupazione colpisce in particolare i giovani, che sulla base dell’ultima rilevazione Istat del 23 settembre 2010, raggiunge il 27,9 per cento, con una punta del 39,3 per cento nel mezzogiorno. Nella stessa rilevazione emergono in tutta evidenza le difficoltà occupazionali delle donne che registrano un tasso di disoccupazione pari al 9,4 per cento (7,6 per cento per i maschi), con punte del 16,4 per cento nel Mezzogiorno. Fra le giovani del Mezzogiorno il tasso di disoccupazione raggiunge il 40,3 per cento;
impegna il Governo:
ad adottare con la massima tempestività interventi di politica fiscale a sostegno dei redditi dei singoli e delle famiglie, con particolare riguardo ai pensionati, alle famiglie con figli, ai lavoratori subordinati e parasubordinati a basso reddito e ai giovani precari, finalizzati a sostenere il potere d’acquisto di salari e pensioni e favorire, anche per questo tramite, la ripresa dei consumi e il rilancio dell’economia;
ad adottare misure urgenti per garantire politiche a sostegno dell’occupazione e incrementare il tasso di occupazione.
189ª Seduta (prima pomeridiana)
Presidenza del Presidente
GIULIANO
La seduta inizia alle ore 16.
IN SEDE REFERENTE
(2417) Deputato LO PRESTI. – Esclusione dei familiari superstiti condannati per omicidio del pensionato o dell’iscritto a un ente di previdenza dal diritto alla pensione di reversibilità o indiretta, approvato dalla Camera dei deputati
(2082) DELOGU ed altri. – Disposizioni in materia di esclusione dal trattamento pensionistico a favore dei superstiti di chiunque abbia cagionato con dolo la morte dell’assicurato o del pensionato
(2151) PINOTTI. – Disposizioni in materia di esclusione del coniuge uxoricida e degli altri familiari condannati per omicidio del pensionato o del lavoratore, dal diritto ai trattamenti pensionistici in favore dei superstiti
(2278) SPADONI URBANI ed altri. – Disposizioni in materia di esclusione dell’uxoricida dal trattamento pensionistico di reversibilità
(Esame congiunto e rinvio)
Introducendo l’esame congiunto, il presidente relatore GIULIANO (PdL) evidenzia che i provvedimenti mirano a sanare una anomalia dell’ordinamento, escludendo dal diritto alla pensione di reversibilità i familiari che abbiano dolosamente causato la morte dell’assicurato o pensionato.
In particolare, il disegno di legge n. 2417, composto di un unico articolo e approvato dalla Camera dei deputati all’unanimità, è volto ad escludere dal diritto alla pensione di reversibilità o indiretta, nonché dal diritto alla cosiddetta una tantum, con effetto retroattivo, i familiari superstiti condannati con sentenza passata in giudicato per omicidio del pensionato o dell’iscritto. Attualmente, infatti, l’ordinamento non prevede l’esclusione dal diritto alla pensione di reversibilità o indiretta del familiare superstite, nei casi in cui questi sia stato condannato per omicidio (articolo 575 del codice penale), per omicidio preterintenzionale (articolo 584 del codice penale), o morte o lesioni come conseguenza di altro delitto (articolo 586 del codice penale) dell’avente diritto; a seguito dell’eventuale decesso di tale soggetto, pertanto, l’omicida può comunque percepire, a legislazione vigente, il beneficio previdenziale. Proprio a conferma dell’esistenza di un vuoto normativo, la stessa Corte costituzionale ha ribadito più volte che la pensione di reversibilità o indiretta spetta ai superstiti iure proprio e non iure successionis, con la conseguenza che non si rilevano le ipotesi di indegnità a succedere previste dal codice civile. La medesima ratio sottende gli atti Senato n. 2082, primo firmatario il senatore Delogu, e n. 2151,della senatrice Pinotti, composti anch’essi da un unico articolo, nonché il n. 2278, d’iniziativa della senatrice Spadoni Urbani ed altri.
Propone conclusivamente di adottare come testo base per il prosieguo dell’esame il disegno di legge n. 2147, sul quale si è già registrato il consenso unanime dell’altro ramo del Parlamento.
Conviene la Commissione.
La senatrice PINOTTI (PD) auspica una rapida conclusione dell’iter del testo, destinato a colmare un vuoto legislativo fonte di eclatanti ingiustizie.
Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 16,15.
190ª Seduta (seconda pomeridiana)
Presidenza del Presidente
GIULIANO
Interviene il ministro del lavoro e delle politiche sociali Sacconi.
La seduta inizia alle ore 20.
IN SEDE CONSULTIVA
(2465 e 2465-bis) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013, approvato dalla Camera dei deputati e relativa Nota di variazioni
– (Tabb. 4 e 4-bis) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(2464) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011), approvato dalla Camera dei deputati
(Rapporto alla 5a Commissione. Esame congiunto e rinvio)
Il presidente GIULIANO, dichiarata aperta la sessione di bilancio, ringrazia il Ministro per la sua presenza. Fa quindi presente che l’esame dei disegni di legge e delle relative tabelle di bilancio procede congiuntamente e si conclude con l’espressione di un unico rapporto alla Commissione bilancio. Ricorda inoltre che, in base all’articolo 128 del Regolamento, gli emendamenti al disegno di legge finanziaria vanno presentati alla 5a Commissione permanente; alla Commissione Lavoro possono invece essere presentati emendamenti sulle tabelle di bilancio o su parti di esse. Avverte infine che sono proponibili gli emendamenti compensativi concernenti lo stesso stato di previsione, quelli che propongono riduzioni ad un singolo stato di previsione e quelli privi di conseguenze finanziarie; sono invece improponibili gli emendamenti implicanti variazioni, compensative o meno, relativi a più tabelle e quelli recanti disposizioni estranee all’oggetto della legge di bilancio, o comunque volte a modificare le norme in materia di contabilità generale dello Stato.
Introducendo l’esame dei documenti di bilancio, il relatore PICHETTO FRATIN (PdL) segnala in primo luogo che l’articolato del disegno di legge di stabilità reca diverse norme di interesse della Commissione. I commi 2 e 3 dell’articolo 1, insieme con l’allegato 2, recano disposizioni relative ai trasferimenti in favore di alcune gestioni previdenziali, determinando l’adeguamento per il 2011 dei trasferimenti dovuti dallo Stato alla Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali (GIAS) dell’INPS, i cui destinatari finali sono alcune gestioni pensionistiche dell’INPS e l’ENPALS. Il comma 4, ancora insieme con l’allegato 2, provvede ad una regolazione contabile interna all’INPS. Di particolare rilievo è la disposizione contenuta nel comma 29, che in primo luogo incrementa di 1.000 milioni di euro per il 2011 il Fondo sociale per occupazione e formazione, facendo specifico riferimento alle finalità a cui era volto il Fondo per l’occupazione, ivi confluito. In secondo luogo, la norma prevede che una quota delle risorse così incrementate possa essere attribuita, secondo determinati criteri e modalità, alle singole regioni per le esigenze del trasporto pubblico locale. I commi 30 e 31 – prevedendo un intervento analogo a quelli già disposti per gli anni precedenti – disciplinano la possibilità di concessione o proroga “in deroga” dei trattamenti di integrazione salariale, di mobilità e di disoccupazione speciale per il 2011 sulla base di specifici accordi in sede governativa e per periodi non superiori a 12 mesi. La misura dei trattamenti è ridotta del 10 per cento in caso di prima proroga, del 30 nell’ipotesi di seconda proroga e del 40 per cento in caso di proroghe successive. La novella di cui all’ultimo periodo del comma 31 provvede anche a prorogare la disciplina temporanea sugli incentivi per le assunzioni di lavoratori destinatari di ammortizzatori sociali in deroga: incentivi che sono riconosciuti al lavoratore che ne faccia richiesta per avviare un’attività di lavoro autonomo o autoimprenditoriale o una micro impresa, o per associarsi in cooperativa). Il comma 32 proroga al 2011 alcuni interventi in materia di lavoro previsti per il 2010, che consistono nell’estensione del trattamento straordinario di integrazione salariale e dell’indennità di mobilità o nel riconoscimento di trattamenti equivalenti o analoghi, nella possibilità di iscrizione nelle liste di mobilità dei lavoratori licenziati per giustificato motivo oggettivo da imprese che occupano fino a quindici dipendenti, nell’estensione parziale dell’istituto dei contratti di solidarietà, nell’ampliamento temporale dell’intervento straordinario di integrazione salariale per cessazione di attività, in un contributo finanziario a Italia Lavoro SpA, nonché nella possibilità, per i fondi interprofessionali per la formazione continua e per i fondi relativi ai lavoratori operanti in regime di somministrazione di lavoro, di destinare risorse per alcuni interventi di sostegno al reddito. Il comma 33 proroga per il 2011 alcuni interventi in materia di lavoro previsti dall’articolo 1 del decreto-legge n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009: l’incremento dell’ammontare del trattamento di integrazione salariale per i contratti di solidarietà difensivi nella misura del 20 per cento; la possibilità per i soggetti titolari di integrazione salariale, ordinaria o straordinaria, di ricevere in un’unica soluzione le prestazioni residue, nel caso in cui il lavoratore ne faccia richiesta per avviare un’attività di lavoro autonomo o autoimprenditoriale o una micro impresa, o per associarsi in cooperativa; la possibilità da parte dell’impresa di appartenenza di utilizzare in progetti di formazione o riqualificazione – comprendenti anche attività produttiva connessa all’apprendimento – i lavoratori destinatari di trattamenti di sostegno al reddito in costanza di rapporto di lavoro. La disposizione proroga altresì per il 2011 gli interventi a carattere sperimentale di cui all’articolo 1, commi 131, 132, 134 e 151, della legge n. 191 del 2009, secondo modalità definite con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Tali interventi riguardano il computo, ai fini dei requisiti per l’indennità di disoccupazione non agricola con requisiti normali, dei periodi svolti nel biennio precedente sotto forma di collaborazione coordinata e continuativa, il riconoscimento della contribuzione figurativa integrativa in favore dei lavoratori beneficiari di qualsiasi trattamento di sostegno al reddito non connesso a sospensioni dal lavoro, che abbiano almeno 35 anni di anzianità contributiva e che accettino un’offerta di lavoro che preveda l’inquadramento in un livello retributivo inferiore di almeno il 20 per cento rispetto a quello di provenienza; l’estensione della riduzione contributiva temporanea ai datori di lavoro che assumano i lavoratori beneficiari dell’indennità non agricola di disoccupazione con requisiti normali che abbiano almeno 50 anni di età, il prolungamento di tale riduzione per i datori che assumano lavoratori con almeno 35 anni di anzianità contributiva, in mobilità o titolari dell’indennità di disoccupazione non agricola con requisiti normali, nonché, infine, il riconoscimento di un incentivo a favore dei datori di lavoro che assumano a tempo pieno e indeterminato lavoratori destinatari dell’indennità ordinaria di disoccupazione e del trattamento speciale di disoccupazione per i lavoratori licenziati da imprese edili ed affini. Il comma 34 pone gli oneri derivanti dai commi da 30 a 33 a carico del Fondo sociale per occupazione e formazione.
Il comma 35 reca un finanziamento, pari a 100 milioni di euro per il 2011, per le attività di formazione nell’esercizio dell’apprendistato, anche se svolte oltre il compimento del diciottesimo anno di età. Il 20 per cento di tale stanziamento è destinato in via prioritaria all’apprendistato per l’espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione e all’apprendistato per l’acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione. Il comma 37 modifica la disciplina transitoria in materia di decorrenze dei trattamenti pensionistici per i titolari di alcuni ammortizzatori sociali. In particolare, la novella prevede che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, possa concedere a tali soggetti, in alternativa all’applicazione del regime previgente sulla decorrenza dei trattamenti pensionistici e nei limiti delle risorse disponibili del Fondo sociale per occupazione e formazione, il prolungamento dell’intervento di tutela del reddito per il periodo di tempo necessario al raggiungimento della decorrenza del trattamento pensionistico sulla base del nuovo regime. Il comma 38 incrementa nella misura di 200 milioni di euro per il 2011 il Fondo nazionale per le politiche sociali. Il comma 39 abroga l’articolo 1, comma 10, della legge n. 247 del 2007, che, a decorrere dal 1° gennaio 2011, innalza nella misura di 0,09 punti percentuali le aliquote contributive pensionistiche.
Il comma 40 ed il relativo elenco 1 prevedono, tra l’altro, uno stanziamento di 250 milioni di euro per il 2011 destinati ad interventi di carattere sociale, tra i quali la stipula di convenzioni con i comuni interessati per l’attuazione di misure di politiche attive del lavoro, intese alla stabilizzazione occupazionale dei lavoratori impiegati in attività socialmente utili. I commi 44 e 45 confermano, dal 1° agosto 2010 ed a regime, per i datori di lavoro agricolo di zone svantaggiate o particolarmente svantaggiate, la rideterminazione delle agevolazioni contributive previdenziali, così come in precedenza rimodulate per il periodo 2006-2008 e successivamente prorogate, con vari provvedimenti, fino al 31 luglio 2010.
Particolare rilievo riveste ilcomma 47, che proroga al 2011 il regime fiscale agevolato dei premi di produttività ed il regime di sgravi contributivi su tali premi. Questi benefici concernono i lavoratori dipendenti del settore privato e hanno per oggetto gli emolumenti retributivi corrisposti in relazione a incrementi di produttività, innovazione ed efficienza organizzativa e altri elementi di competitività e redditività legati all’andamento economico dell’impresa. La norma proroga inoltre al 2011 uno specifico regime fiscale agevolato per il personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico.
Quanto al disegno di legge di bilancio a legislazione vigente, esso appare complessivamente rispecchiare il livello tendenziale della spesa del Ministero del lavoro e delle politiche sociali; nella legislazione vigente già sono comprese, naturalmente, le riduzioni di spesa, relative a tutti i Dicasteri e decorrenti dal 2011, derivanti dalle misure restrittive di cui al decreto-legge n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010.
Le tabelle A e B del disegno di legge di stabilità costituiscono due fondi per le spese, rispettivamente di natura corrente e in conto capitale, derivanti dai provvedimenti legislativi che si prevede possano essere approvati nel triennio di riferimento. Gli accantonamenti dei due fondi sono articolati per Dicasteri, benché le risorse siano interamente iscritte nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze. Riguardo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, tali tabelle confermano gli accantonamenti già previsti dal bilancio a legislazione vigente.
La successiva tabella C concerne le voci di spesa permanente la cui quantificazione, con le relative aggregazioni per programma e per missione, sia demandata dalla disciplina vigente alla legge di stabilità. Essa non reca variazioni rispetto al bilancio a legislazione vigente per lo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Tuttavia, in base a modifiche operate dalla Camera, la tabella prevede un incremento, pari a 15 milioni di euro annui, per il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità e una riduzione, pari a 19,5 milioni per ciascuno degli anni 2011 e 2012 e a 15,5 milioni annui a decorrere dal 2013, del Fondo per le politiche giovanili
Nessuna variazione per lo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali risulta infine nelle tabelle D ed E.
Conclusivamente, il relatore si riserva ulteriori considerazioni in sede di replica.
Il PRESIDENTE, ringraziato il relatore per l’ampia e ricca illustrazione della manovra, propone di fissare per le ore 11 di domani, 24 novembre, il termine per l’eventuale presentazione di emendamenti ed ordini del giorno.
La Commissione conviene.
Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 20,20.