Luciano Petracchi – Presidente di Confartigianato
(il testo del documento in Documentazione)
Per il significato che assume e per gli obiettivi che indica il documento inviato al Governo da Abi, Ania, Confagricoltura, Confartigianato, Confindustria può essere definito un manifesto riformista comune, al quale ciascuna organizzazione ha dato il proprio originale contributo. Ritemiamo indispensabili le riforme che il documento chiede per rilanciare l’economia e creare nuove occasioni di ricchezza e di lavoro.
In questi giorni si parla molto di concertazione. Con qualche forzatura giornalistica, qualcuno ha detto che la ‘concertazione è morta’ e al suo posto vi è il nuovo metodo di confronto ipotizzato dal Governo. Come ha sottolineato il presidente della Repubblica, non è una questione di definizioni lessicali. L’importante è il dialogo, vale a dire il confronto tra Governo e parti sociali nel quale ognuno si assume le proprie responsabilità, sforzandosi di trovare soluzioni condivise, fondate sul massimo consenso possibile. E’ questo lo spirito e l’impegno con il quale Confartigianato parteciperà al confronto. Del resto, già in occasione della presentazione della Finanziaria, l’artigianato ha già espresso le proprie proposte. La ‘stella polare’ dell’azione del Governo debbono essere le riforme per migliorare la competitività del Sistema Paese, liberandone tutte le potenzialità di crescita.
Ritengo che le oscillazioni dei mercati e della domanda interna ed internazionale non siano fatti contingenti o congiunturali. Pur augurandomi che le attuali difficoltà siano presto superate, non dobbiamo però limitarci a galleggiare in attesa della ripresa. Occorre invece attrezzarci da subito per convivere con situazioni di instabilità e di cambiamento dei mercati. Per farlo, è indispensabile migliorare il livello di concorrenza del nostro Paese per competere con successo sul mercato. Da qui la necessità di accelerare l’impegno riformista.
Sulle linee generali e sugli obiettivi delle riforme tutte le organizzazioni hanno un’opinione unitaria. Sulle questioni più specifiche che riguardano da vicino le singole categorie vi sono poi le indicazioni e le proposte di ciascuna confederazione che intendiamo presentare al tavolo con il Governo e le altre forze sociali. Per l’artigianato e per le piccole imprese è di fondamentale importanza che vi sia una visione organica e complessiva dei problemi da affrontare e che in questa visione siano risolti. Siamo contrari ad interventi-spot, frammentati e parziali.
Posso assicurare che l’artigianato farà la propria parte su tutti e tre i punti in discussione, con proprie proposte ed indicazioni che si fanno carico degli obiettivi generali delle riforme e, quindi, del Paese. Ad esempio, sulla riforma delle pensioni, l’artigianato non esclude a priori alcuna ipotesi di lavoro. Quello che chiediamo è però una visione organica della riforma. Chi propone un aumento dei contributi al di fuori o al di là di una riforma che sia finalmente efficace, lo fa per ragioni di cassa e questo non è tollerabile. Vogliamo discutere su tutta la riforma e non solamente su singoli pezzi che, in quanto parziali, non possono trovare apprezzamento né condivisione alcuna da parte nostra. Sul punto abbiamo, peraltro, nostre precise proposte che presenteremo al Governo.
Quanto poi al Libro Bianco sul mercato del lavoro e l’occupazione, le ipotesi suggerite dal ministro Maroni ci appaiono apprezzabili e meritano, quindi, di essere approfondite. Poiché ad esse si possono, a nostro avviso, aggiungere altre, ci proponiamo di farlo al tavolo di confronto. Il fine che muove l’artigianato è di “disboscare” il mercato del lavoro ed il collocamento dai vincoli e dalle procedure inutili per renderlo più fluido e vicino alle esigenze delle imprese e, per questa via, più capace di coniugare l’offerta e la domanda di lavoro. Al centro delle politiche per l’occupazione deve esserci la formazione.
In ogni caso ci aspettiamo che sia superata una volta per tutte la identificazione del lavoro con quello dipendente.
Per l’artigianato, l’occupazione non ha aggettivi. Essa è dipendente, indipendente, professionale e così via. Ma tutte le forme di occupazione hanno diritto di cittadinanza nel Paese e debbono perciò essere favorite e sostenute senza discriminazioni e con misure mirate alla natura ed alle caratteristiche delle singole attività. Sembra una osservazione banale ma non lo è se ripercorriamo la storia delle politiche del lavoro del nostro Paese.
A questo proposito, siamo d’accordo con il Governo sulla necessità di rivisitare il sistema di contrattazione in senso meno centralista ed adeguarlo alla realtà ed alle nuove prospettive del sistema economico. Ricordo, d’altra parte, che la Confartigianato, con la disdetta del modello di contrattazione del 1992/1993, è stata la prima organizzazione a chiedere ai sindacati di riformare l’attuale contrattazione “a taglia unica”.
Naturalmente quello del Governo è solamente un invito, poiché spetta all’autonomia delle parti sociali il compito esclusivo di aggiornare la contrattazione per avvicinarla il più possibile alla realtà imprenditoriale ed occupazionale del territorio dove essa deve essere applicata. Peraltro, con i sindacati abbiamo già avviato un confronto che auspichiamo possa a breve portare risultati positivi nell’interesse delle piccole imprese e dei loro dipendenti.
Infine, anche se non meno importante, la riforma fiscale. Con il precedente Governo l’artigianato ha avviato un processo di normalizzazione dei rapporti tra fisco e piccole imprese. L’obiettivo era pagare tutti per pagare meno. Grazie ai nostri sforzi ed all’impegno comune, crediamo che siano state create tutte le condizioni per pagare oggi tutti di meno. Ci aspettiamo, quindi, che si incominci da subito un processo di riduzione della pressione fiscale, presupposto indispensabile per liberare risorse per lo sviluppo economico e la crescita occupazionale. Ci aspettiamo soprattutto che il dovere di pagare le tasse non sia più una corsa ad ostacoli ed un ulteriore costo per i cittadini. Bisogna quindi semplificare le procedure ed uniformare le scadenze eliminando i balzelli e le pratiche inutili ristabilendo un rapporto almeno di collaborazione se non di fiducia tra fisco e contribuente.