Il dato di agosto sulle vendite al dettaglio “è un segnale preoccupante che va al di là della variazione negativa mensile, in quanto consolida una situazione in cui le famiglie, pur in presenza di un aumento del reddito disponibile reale, continuano a mantenere al minimo i consumi.
Ciò si rileva ormai da sette trimestri”. E’ il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat.
“Questa prudenza – osserva Confcommercio – non si è peraltro tradotta in maggiori investimenti, ma principalmente in risparmio: in poco più di un biennio la propensione è passata dal 6,9% di fine 2022 al 9,5% attuale. Situazione che penalizza soprattutto i beni più tradizionali: al dato negativo delle vendite di alimentari, abbigliamento e calzature va associata infatti anche la negativa performance dell’automotive, e in generale di tutte le vendite delle imprese di minori dimensioni.
E’ evidente come sia necessario favorire un significativo recupero della fiducia che permetta di tornare a un maggior equilibrio nell’impiego del reddito (consumi, risparmi e investimenti) e garantire di conseguenza, quella ripresa della domanda necessaria a sostenere la crescita del Paese”.