Il rallentamento dell’inflazione ed il taglio del cuneo fiscale sostengono la tenuta dei consumi. Nel 2024, secondo le previsioni Confesercenti-Cer, la spesa media annuale delle famiglie dovrebbe attestarsi su 34.527 euro l’anno, con un aumento di +1.302 euro rispetto al 2023. Un salto però ancora `amplificato` dalla crescita dei prezzi, che pure continua anche se più lentamente: in termini reali, infatti, la spesa media annuale delle famiglie prevista per il 2024 si riduce a 29.126 euro. Si tratta dunque di un risultato in lieve crescita, pari a +288 euro in termini reali (circa +1% sul 2023). Tuttavia il dato è ancora distante dai numeri prepandemia: -1.604 euro, il -5,2%, di spesa annua in meno per famiglia rispetto al 2019.
Prosegue dunque, anche se più lentamente di quanto auspicato, il recupero dei consumi delle famiglie. Dopo lo stop imposto dal Covid, i consumi degli italiani sono tornati a crescere, ma la ripresa è stata fortemente condizionata – in particolare negli anni 2022 e 2023 – dall’alto tasso di inflazione, che ha ridotto fortemente il potere d’acquisto delle famiglie rispetto a cinque anni fa: 100 euro del 2023 valgono 86,4 euro del 2019.
Il consolidamento della spesa delle famiglie dovrebbe interessare quasi tutte le regioni, anche se con ritmi diversi. La crescita stimata è più forte nel Nord, in particolare nel Trentino-Alto Adige/Südtirol (+1,6%), Emilia-Romagna (+1,4%), Lombardia e Valle d`Aosta (+1,2%), Veneto (+1,1%), con il Friuli-Venezia Giulia che si allineerebbe alla crescita nazionale (+1%). Sostanzialmente ferma, invece, la spesa delle famiglie in Umbria e in Calabria.
Nelle restanti regioni, invece, la crescita della spesa è sotto la media nazionale.
L’impatto del rapido aumento dei prezzi emerge con chiarezza dall’analisi dell’andamento in termini nominali e reali delle singole voci di spesa tra il 2019 ed il 2023. Il gap più elevato si registra per i consumi Alimentari. In termini nominali, infatti, il budget delle famiglie destinato ai prodotti alimentari è aumentato del 12,9% tra il 2019 ed il 2023 (+720 euro l’anno), ma in valori reali c’è una contrazione dell’8% (-449 euro): un gap di 1.169 euro. La voce dove è più evidente la natura esclusivamente monetaria degli aumenti di spesa è però quella delle Abitazioni, colpita direttamente dagli aumenti delle tariffe energetiche.
Nominalmente i dati registrano infatti un aumento del 13% (+1.409 euro sul 2019), ma il valore reale della spesa è diminuito di 358 euro (-3,3%). Per la sola componente “Elettricità, gas e altri combustibili”, lo scostamento è fra un aumento nominale di spesa del 70,2% (+1.272 euro) e una sostanziale invarianza del consumo reale (-0,7%).
L’indagine fa il punto anche sullo stato delle imprese del commercio, che da quanto emerge risulta sempre meno attraente. A pesare la concorrenza dei nuovi canali di vendita e gli aumenti dei costi di attività. Secondo i dati, infatti, nel 2023 si sono iscritte ai registri camerali 23.574 nuove imprese del commercio, il 20% in meno rispetto al 2019.
Nella ristorazione, ad esempio, il calo è del 21,7%. Un vero e proprio crollo delle nascite di imprese, che – non sostituite – continuano a ridursi: tra il 2019 e il 2023 le attività di commercio al dettaglio si riducono del 7,4%, pari a 56 mila attività in meno. Le attività della ristorazione, invece si riducono del 2%, 6 mila e 700 in meno.
Le imprese che operano su piccole superfici, sottoposte alla “tenaglia” Grande distribuzione-e-commerce, rischiano di diventare sempre più marginali: in questi 5 anni hanno perso circa 1 punto percentuale nel largo consumo e quasi 4 nel non alimentare in termini di quote di mercato. La quota dell’e-commerce, invece è quasi raddoppiata in cinque anni, passando dal 17 a 32,7 miliardi di euro.