Negli ultimi Scenari economici di Confindustria si stima una lenta discesa del deficit pubblico, al 2,3% del Pil quest’anno e al 2,4% nel 2018 (al lordo delle clausole di salvaguardia che valgono 0,9 punti di Pil).
Non scende invece il rapporto tra debito pubblico e Pil: 133,2% e 133,7%, da 132,6% del 2016. L’andamento dei conti pubblici dipende dal Pil nominale, che rimane frenato anche dalla bassa inflazione
Pertanto, il Csc lancia un appello al governo sostenendo che la maggiore crescita “è la chiave di volta anche per abbassare il debito, oltre che, e soprattutto, per innalzare il benessere e ridurre la povertà”. Perciò “servono riforme strutturali e politiche di bilancio che promuovano gli investimenti e abbattano la tassazione del lavoro”.
In questo modo, secondo gli economisti, “si otterrebbero maggiore flessibilità in sede europea e sguardo benevolo dai mercati”.
Nonostante i miglioramenti registrati negli ultimi anni, nel mercato del lavoro italiano è ancora ampio il bacino di persone a cui manca lavoro, in tutto o in parte: un esercito che conta 7,7 milioni di persone.
Ai 3 milioni di disoccupati nel primo trimestre 2017 (+81,2% rispetto a nove anni prima) bisogna aggiungere gli occupati part-time involontari (2,6 milioni, +109,3%) e i non-occupati che sarebbero disponibili a lavorare ma non hanno compiuto azioni di ricerca attiva (1,4 milioni, +39,6%) oppure che stanno aspettando l’esito di passate azioni di ricerca (650mila, +105,5%). In totale, si tratta, appunto, di 7,7 milioni di persone (+81,5%).
Un’altra misura del deterioramento strutturale del mercato del lavoro durante la crisi “è l’ormai elevatissimo stock di disoccupati di lunga durata”: nel primo trimestre 2017 le persone alla ricerca di un impiego da almeno dodici mesi erano poco meno del 60% del totale dei disoccupati, 1,7 milioni (+125,9% rispetto al primo 2008, -0,1% rispetto a inizio 2016).


























