Tempi difficili da interpretare, quelli correnti. Guerre, pandemie, recrudescenze nazionalistiche, crisi di varia natura che si susseguono e si sovrappongono con conseguenze che hanno permeato la nostra percezione della vita. Nella migliore delle ipotesi siamo in preda a una crisi esistenziale, nella peggiore ce ne infischiamo. In ogni caso continuiamo a tappare buchi come in quello spot dell’idraulico domatore d’acqua, che ripara una perdita mentre un’altra se ne apre. Ecco, questa è la rappresentazione plastica dell’attitudine di cittadini e decisori: una procrastinazione pressoché infinita finché le fondamenta della casa non sono totalmente compromesse. Ma prima che venga giù tutto l’edificio, sarà forse ora di crescere e occuparci in maniera senziente del nostro futuro? È questo l’obiettivo perseguito da Elsa Fornero e Anna Lo Prete nel libro Conoscere l’economia per scegliere meglio (Laterza, 168 pagine, 16,00€), volume necessario in tempi difficili (e non) perché ha il merito di somministrare in piccoli bocconi semplificati (mai semplicistici) fondamentali dell’economia che il più delle volte spaventano per la loro foggia astrusa. Si tratta, infatti, di un volume divulgativo di educazione economico-finanziaria di base, che si rivolge a un’ampia platea per spiegare non solo la nozionistica, ma soprattutto quanto sia necessario e funzionale questo tipo di alfabetizzazione nell’intero ciclo di vita. «La familiarità con i concetti di base dell’economia e della finanza – spiegano – [è] condizione (necessaria anche se non sufficiente) non soltanto per una più efficace partecipazione individuale al mondo economico e finanziario, ma anche per una più consapevole partecipazione dei cittadini alla vita democratica”, laddove “l’educazione in generale e quella civica in particolare, integrata con elementi di base di educazione economico-finanziaria, può indirizzare verso obiettivi di maggiore benessere comune».
Ed è intorno al paradigma di “ciclo di vita” formulato da Franco Modigliani, premio Nobel per l’economia, che si snoda tutta la trattazione. Alla base c’è il fondamentale concetto di scelta – di studio, di lavoro, di risparmio e del suo impiego, il debito, la casa, la pensione – e la dimensione temporale delle scelte diventa cruciale per tutti i possibili costi-benefici che ne derivano. Dall’indirizzo di queste scelte, poi, dipendono poi le risorse, presenti o future, il tutto commisurato alle aspettative che si hanno di sé (ma anche della società) nel lungo termine. Certo, ammettono Fornero e Lo Prete, non è facile districarsi in questa selva di decisioni, anche perché in prospettiva nulla è dato come certo né tantomeno come immutabile. Ma familiarizzare con la razionalità dell’economica potrà essere funzionale a una valutazione molto più oculata e meno dettata dall’istinto. Fondamentale in questo senso è l’istruzione, volano di crescita individuale e collettiva, la cui spesa non è mai un costo ma sempre un investimento. Sul punto, le due autrici insistono con costanza lungo tutta la trattazione, lasciandone emergere la centralità lungo tutto l’arco della vita (long-life learning): non solo scuola e università, ma anche essere in grado di sapersi riqualificare in un mercato del lavoro sempre più precario e frammentato.
Nell’analisi, di cui si segnala anche l’interessante disamina sul nodo pensioni curato – ça va sans dire – dall’ex ministra del Lavoro, Fornero e Lo Prete affrontano anche il tema dell’indipendenza economica delle donne, fonte di emancipazione e libertà. Pur lontane dalla segregazione cui sono state sottoposte e spezzata dalla “rivoluzione silenziosa” (Claudia Goldin) che ha visto le donne partecipare lentamente al mercato del lavoro, si evidenziano i cronici ritardi e il perdurare di gabbie culturali che impediscono lo sfondamento dell’opprimente tetto di cristallo. Anche in questo caso occorre consapevolezza nelle scelte che viene dalla conoscenza, soprattutto dall’alfabetizzazione economico-finanziaria, un obiettivo ancora tutto da perseguire: «Secondo un’indagine condotta nel 2014 su un campione di più di 140 Paesi nell’Unione Europea (UE) le donne alfabetizzate finanziariamente sono 45 su cento, mentre gli uomini alfabetizzati finanziariamente sono 53 su cento. Questo divario di genere assume valori molto diversi a seconda dei Paesi considerati […]. Nel mezzo dell’ipotetica figura che mette in riga i Paesi dal più eguale al più diseguale, troviamo Paesi meno diseguali come Slovacchia, Spagna, Svezia, Austria, mentre le differenze sono più marcate in Germania, Polonia, Italia e Lussemburgo. Osservando in particolare l’Italia, la differenza tra uomini e donne è di ben 15 punti percentuali: solo 37 donne su cento conoscono concetti base quali tassi di interesse, inflazione e diversificazione del rischio, a fronte di 45 uomini su cento».
Infine, ed estremamente attuale, un capitolo dedicato al ruolo dei cittadini come elettori nella selezione della classe politica. Anche in questo caso le categorie interpretative e conoscitive dell’economia sono utili per una scelta consapevole dei decisori cui si affida il mandato di governare il Paese, soprattutto per consolidare il rapporto di fiducia e controllo che lega elettori e politica. Nell’analisi sul tasso di astensionismo dalle urne che affligge il nostro Pese (e non solo) si rintraccia la principale causa nella disattesa di quel patto, ma anche nella asimmetria informativa: quando si riduce la fiducia tra le parti, si riducono le interazioni e gli scambi, venendo a creare una lacuna di conoscenze da parte degli elettori. In assenza di fiducia «potrebbero venire meno i presupposti alla base dell’incontro di domanda e offerta di politiche pubbliche e quindi del voto. Domanda e offerta, se troppo lontane, rischiano di non incontrarsi. L’astensionismo è un fenomeno complesso e riconducibile a una pluralità di fattori, dalla ricerca di forme di partecipazione civica alternative a quella elettorale, come l’associazionismo del terzo settore, ad una sempre maggiore distanza tra elettorato e agende politiche spesso difficili da comprendere o lontane dal sentire comune». Ma porre al centro del dibattito la condivisione «semplificherebbe il compito di raggiungere una scelta collettiva coerente con le scelte individuali». In definitiva, il tutto si riassume in un motto tanto celebre quanto dato per scontato: “Prima conoscere, poi discutere, poi deliberare”. Rinsaldare il legame con la politica e rinvigorire la democrazia passa anche attraverso la conoscenza dei meccanismi che regolano l’orientamento del decisore e che ci riguardano estremamente da vicino – l’impiego di risorse collettive, il funzionamento dei beni pubblici, la tassazione, il debito, al componente fiscale del patto sociale. Per una «partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale della comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri».
Elettra Raffaela Melucci

Titolo: Conoscere l’economia per scegliere meglio
Autore: Elsa Fornero, Anna Lo Prete
Editore: Laterza – Collana i Robinson
Anno di pubblicazione: 2025
Pagine: 168 pp.
ISBN: 978-88-581-5774-9
Prezzo: 16,00€


























