Angem (Associazione Nazionale Ristorazione Collettiva e Servizi Vari) e ACI (Alleanza delle Cooperative Italiane) apprendono con disappunto dell’apertura dello stato di agitazione e la proclamazione di 16 ore di sciopero da parte dei sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs.
La parte datoriale ritiene inderogabile un Contratto nazionale della ristorazione che, a differenza del Contratto Collettivo Nazionale del Turismo del 20 febbraio 2010, realmente rappresenti le peculiarità tipiche di imprese che operano nel settore della Ristorazione collettiva, un comparto economico e sociale chiamato ad avere in modo crescente un ruolo fondamentale per la vita dei cittadini.
“Ma le nostre aziende stanno soffrendo soprattutto per il deterioramento del contesto macroeconomico, normativo e istituzionale che ha pesantemente penalizzato gli operatori con ripercussioni sui bilanci delle imprese e sui livelli occupazionali”, ha dichiarato Carlo Scarsciotti, Presidente Angem. “Basti pensare all’impatto negativo dell’applicazione dell’art 62 del Decreto Legge n. 1 del 2012 (il c.d. Decreto Liberalizzazioni), che ha imposto alle imprese del settore di pagare i fornitori di prodotti alimentari deperibili a 30 giorni, a 60 giorni il resto, malgrado i ritardi di pagamento dei clienti, che nel caso della Pubblica Amministrazione arrivano e a volte superano anche i due anni. O ai bandi di gara della PA, che spesso contengono richieste e obblighi a cui è sempre più difficile rispondere: dall’utilizzo di prodotti alimentari a maggior costo (biologico, filiera corta, tipicità locali) alla possibilità di scaricare gli investimenti fatti sui fornitori di servizi di ristorazione”.
“Il nuovo modello contrattuale proposto da Angem e ACI”, ha dichiarato Alberto Armuzzi, Presidente Legacoop Servizi Emilia Romagna , “prevede da un lato un percorso sperimentale di qualificazione delle imprese, basata su logiche premiali e incentivanti per un rilancio del settore, dall’altro una disciplina dei rapporti di lavoro basata sul concetto di flessibilità e produttività, coerente con le dinamiche operative del settore. Le aziende della Ristorazione collettiva hanno fatto fronte a tagli indiscriminati e lineari dei prezzi dei contratti con enti pubblici nel settore sanitario: siamo alla quarta spending review, continua Armuzzi.
Ultimo, in termini cronologici, la prossima scadenza dell’esonero del contributo previsto dalla legge n. 92/2012, in caso di licenziamenti di lavoratori effettuati in conseguenza di cambio di appalto, che se non reso stabile dalla prossima legge Finanziaria rischia di aggravare la già critica situazione per il comparto.”
Angem e ACI, hanno presentato una piattaforma innovativa, con l’intento di superare le logiche tradizionali legate esclusivamente a sterili discussioni su incrementi salariali per inaugurare una nuova stagione nelle relazioni industriali in coerenza con l’evoluzione del settore e la funzione sociale che rappresenta. Non sono condivisibili le istanze sindacali che, se applicate, renderebbero irreversibile una situazione già critica, di fatto peggiorando la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori, oltre allo stato delle aziende.
“Le imprese ritengono che le iniziative intraprese dalle Organizzazioni Sindacali siano gravi e ingiustificate ed auspicano un confronto costruttivo teso a contribuire al superamento della crisi e al rilancio dello sviluppo occupazionale, dando nel contempo al settore della Ristorazione collettiva la giusta collocazione e visibilità nell’economia del Paese”, ha concluso Scarsciotti.