Poco più di un anno fa a Latina moriva Satnam Singh, il bracciante agricolo orribilmente mutilato durante un turno di lavoro, che l’imprenditore agricolo presso cui era impiegato in nero, Antonello Lovato, ha abbandonato lungo la strada lasciandolo morire dissanguato. Per Lovato presentarsi in ospedale e salvargli la vita sarebbe equivalso ad ammettere la grave responsabilità di cui si era macchiato, ossia essere uno sfruttatore di manodopera, ma ora a pendergli sul capo è anche un’accusa di omicidio volontario nel processo che si è aperto lo scorso primo aprile. Una storia crudele, ma non isolata, che ha rimesso al centro del dibattito la mai estirpata piaga del caporalato che, piuttosto, sembra essere diventato un meccanismo strutturale soprattutto in settori come quello del lavoro agricolo. Ma proprio perché ormai radicato, occorre conoscere il problema per saperlo individuare e soprattutto contrastare: nelle sue origini, nelle sue evoluzioni, nelle sue modalità e connivenze. Crimini e caporali (Futura, 196 pagine, 15€) è un volume a cura di Stefano Becucci e Vincenzo Scalia che raccoglie interventi degli esperti in materia – sociologi, antropologi, criminologi, attivisti, sindacalisti, magistrati – con l’obiettivo di far luce sui numerosi aspetti che connotano il fenomeno.
Il caporalato è una regressione dei diritti dei lavoratori, che fa leva sullo stato di bisogno e vulnerabilità sociale di persone che approdano nel nostro Paese proprio per fuggire da condizioni insostenibili, e che affonda le sue radici nell’ormai consolidato processo di accumulazione flessibile favorito anche dalla deregolamentazione del mercato del lavoro nei suoi processi normativi. È l’altra faccia del capitalismo, del crescente bisogno di beni e servizi che, proporzionalmente, devono essere soddisfatti (just in time) attraverso il ribasso dei costi di produzione; è il prezzo che paghiamo per il benessere diffuso, per il raggiungimento della promessa ventilata dai promotori della globalizzazione selvaggia che, allo stato delle cose, ha prodotto tanto benefici per la parte fortunata del mondo quanto diseguaglianza e sfruttamento per chi è nato dalla parte sbagliata: “un amplissimo bacino di forza lavoro straniera che si trova in una posizione giuridica e sociale oggettivamente debole, facilmente ricattabile alle richieste dei caporali e imprenditori senza scrupoli”.Lo sfruttamento lavorativo dei migranti è, quindi, a tutti gli effetti funzionale agli odierni processi di accumulazione capitalistici.
Questa è una forma di razionalità distorta che richiede di essere smontata e per questo conosciuta fino in fondo, attraverso un processo di decostruzione che parte dalla conoscenza di ogni sua componente. L’obiettivo del volume, infatti, attraverso una pluralità di punti di vista, è quello di fornire gli strumenti concettuali che consentano di comprendere il caporalato, una bussola per orientarsi all’interno del fenomeno e, conseguentemente, contrastarlo. Il libro si compone di dieci capitoli articolati sostanzialmente in due sezioni: la prima delinea un quadro di sfondo, sotto il profilo giuridico ed economico, alla condizione degli stranieri non comunitari in Italia, mentre la seconda esamina del dettaglio le modalità di sfruttamento economico a cui essi sono sottoposti – il tutto corredato da un’ampia gamma di dati e infografiche che restituiscono plasticamente la dimensione del problema.
Evoluzione nel sistema normativo italiano della posizione del migrante economico, con le sue contraddizioni e regressioni interne che inaspriscono le condizioni di accesso ai diritti; le misure di contrasto al caporalato e allo sfruttamento, mai del tutto efficaci e in qualche modo asservite a logiche imprenditoriali il cui ribaltamento prevederebbe la sovversione del sistema, un focus sul settore agroalimentare, il più colpito da questa piaga, gli attori illeciti che si muovono nel panorama e la connivenza della criminalità organizzata, come nel caso della piana di Gioia Tauro. Questi e molti altri sono gli argomenti analizzati nel volume, che si conclude con il capitolo di Gessica Beneforti sull’azione del sindacato nel contrasto al caporalato nella regione Toscana, che esamina il fenomeno illustrando anche le azioni di contrasto messe in atto dal sindacato, avanzando una proposta di costruzione di reti territoriali di intervento «al fine di realizzare una piena ed efficace presa in carico integrata dei lavoratori e delle lavoratrici vittime di sfruttamento, capace di rispondere ai loro molteplici bisogni».
La tesi di fondo di Crimini e caporali è che «assieme al suo contrasto penale, la strategia vincente per superare la piaga del caporalato e dello sfruttamento economico consiste nel garantire l’effettiva titolarità di diritti a tutti coloro che oggi, più de facto che de iure, ne sono esclusi. Così, qualsiasi politica migratoria volta a ridurre i diritti individuali e a limitare la permanenza legale sul territorio nazionale finisce per riprodurre, con fatale ricorrenza, le condizioni affinché una quota consistente di popolazione straniera sia sottoposta allo sfruttamento lavorativo».
Elettra Raffaela Melucci

Titolo: Crimini e caporali. Lo sfruttamento nell’epoca del lavoro flessibile
Autore: AA.VV., a cura di Stefano Becucci e Vincenzo Scalia
Editore: Futura Editrice – Collana Saggi
Anno di pubblicazione: 2025
Pagine: 196 pp.
ISBN: 9788823025400
Prezzo: 15,00€


























