Battute finali per il processo a Torino a Erri De Luca, lo scrittore partenopeo accusato di istigazione a delinquere per essersi detto a favore dei sabotaggi in Val Susa contro la Torino-Lione. Oggi, intorno alle ore 13, è attesa la sentenza: l’accusa, sostenuta dai pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, ha chiesto 8 mesi di reclusione.
“Considero questa aula un avamposto affacciato sul nostro immediato futuro”, ha detto lo scrittore che stamane in aula rilascerà dichiarazioni spontanee.
Molti gli intellettuali, da Wim Wenders a Roberto Adagiano, che si sono schierati contro il processo che è diventato quasi un simbolo della libertà di espressione. La vicenda giudiziaria ha avuto molta eco oltralpe in Francia, dove De Luca e’ molto apprezzato. “Per i francesi è completamente incomprensibile che uno scrittore sua incriminato per le sue opinioni. Per loro è come se stessimo parlando di un paese remoto nel tempo”, ha commentato De Luca.
In Italia invece per lo scrittore “ci stiamo abituando ad una deriva, ad una perdita di consistenza civile. ma forse questa aula è un punto di resistenza”.
“Confermo la mia convinzione che la linea di sedicente alta velocità in Val Susa va ostacolata, impedita, intralciata, dunque sabotata per la legittima difesa della salute, del suolo, dell’aria, dell’acqua di una comunità minacciata. La mia parola contraria sussiste e aspetto di sapere se costituisce reato”, ha affermato lo scrittore prima dell’inizio del processo.
De Luca ha detto di non volere le attenuanti generiche e di aver impedito “ai miei difensori di presentare istanza di incostituzionalità del capo di accusa” che se accolta “avrebbe fermato questo processo, trasferito gli atti nelle stanze di una Corte costituzionale sovraccarica di lavoro, che si sarebbe pronunciata nell’arco di anni”.
Lo scrittore, che ha presenziato a tutte le fasi del processo, ha esordito dicendo che sarebbe stato presente in quest’aula “anche se non fossi io lo scrittore incriminato per istigazione”.
“Sono incriminato per aver usato il verbo sabotare. Lo considero nobile e democratico” ha proseguito lo scrittore, perché pronunciato da persone come Gandhi e Mandela. “Difendo l’uso legittimo del verbo sabotare nel suo significato più efficace e ampio. Sono disposto a subire condanna penale per il suo impiego ma non a farmi censurare o ridurre la lingua italiana” ha concluso De Luca.