Crescita migliore delle attese, debito pubblico in discesa e una spazio di oltre 10 miliardi di maggior deficit da utilizzare nella prossima manovra per sterilizzare l’aumento di Iva e accise previsto dalla clausole di salvaguardia. E’ la cornice tracciata dalla Nota di aggiornamento al Def approvata dal Consiglio dei ministri entro la quale si disegnerà la legge di Bilancio per il2018 inarrivo entro il 20 ottobre.
La manovra “certamente non sarà depressiva, non sarà un elemento di freno alla ripresa dell’economia”, ha commentato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, invitando a non “sperperare” o “buttare alle ortiche” quanto fatto finora, un percorso che “ha dato i suoi frutti” con numeri di crescita “più alti e stabili”.
Intanto, nel menù della prossima legge di Bilancio potrebbe rientrare la rottamazione delle cartelle bis. “E’ una delle misure che stiamo valutando”, ha riferito il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che non ha nascosto soddisfazione per i risultati della strategia di sostegno alla crescita e attenzione al consolidamento portata avanti negli ultimi tre anni alla guida del dicastero di via Venti Settembre.
Guardando ai numeri, l’aggiornamento del quadro prevede una crescita del Pil dell’1,5% quest’anno in rialzo rispetto all’1,1% stimato solo qualche mese fa con il Def di aprile. E le buone notizie proseguiranno anche nel 2017 e nel 2018 quando la crescita, contrariamente alle attese, non frenerà ma si confermerà all’1,5%. “E’ una previsione che forse qualcuno valuterà troppo ottimistica – ha detto il ministro – ma credo sia pienamente giustificata da politiche che si intendono mettere in atto”.
Cambia anche il deficit rispetto allo schema approvato in primavera. Il prossimo anno, grazie ai margini di manovra concessi all’Italia da Bruxelles, l’indebitamento salirà all’1,6% del Pil rispetto alle vecchie previsioni dell’1,2 per cento.
Rispetto invece al nuovo quadro tendenziale, cioè a politiche invariate, che fissa un deficit-Pil all’1%, si aprono spazi di maggior deficit di sei decimi di punto, 10,3 miliardi, che il governo conta di utilizzare per sterilizzare in parte le clausole di salvaguardia che altrimenti farebbero scattare un aumento dell’Iva e delle accise dal prossimo anno. “Le clausole di salvaguardia saranno totalmente eliminate”, ha assicurato Padoan.
Tuttavia, per il ministro queste risorse non saranno sufficienti a cancellare completamente gli incrementi di Iva e accise, intervento che costa complessivamente 10,3 miliardi. Gli ulteriori 5 miliardi andranno trovate altre coperture, così come per le misure espansive in cantiere.
Lo sconto sul disavanzo 2018 inevitabilmente sposta in avanti l’asticella del pareggio di bilancio che verrà raggiunto con un anno di ritardo, nel 2020 (con un obiettivo di deficit dello 0,2% e quindi un “sostanziale pareggio”) rispetto al 2019 quando il rapporto deficit-Pil scenderà allo 0,9%.
Ma una delle novità principali riguarda il vincolo più delicato della finanza pubblica, ossia il debito. Per il rapporto tra debito pubblico e Pil, secondo quanto certificato dalla revisione delle serie storiche dell’Istat, si è registrata, per la prima volta da sette anni di crescita ininterrotta, una riduzione nel 2015. Il trend in discesa riprenderà nel 2017 (quando si attesterà al 131,6% al netto del sostegno al sistema bancario) per proseguire costantemente in questa direzione negli anni successivi (130% nel 2019).
La Notadi aggiornamento, inoltre, certifica nero su bianco il cambio di strategia dell’esecutivo sulle privatizzazioni. Già ad aprile il target era stato ridotto e in quest’occasione i proventi che si prevede di incassare quest’anno vengono tagliati ulteriormente: dallo 0,3% (circa 5 miliardi) stimato nel Def di aprile si scende allo 0,2% (circa 3,5 miliardi) del Pil .
Alla Nota di aggiornamento è allegata anche la Relazione al Parlamento con la quale si chiede l’autorizzazione sullo scostamento sul piano di riduzione del deficit. Le Camere, secondo quanto prevedono i regolamenti, dovranno approvare l’autorizzazione a maggioranza assoluta l’autorizzazione. Un passaggio delicato che crea dei rischi soprattutto al Senato dove maggioranza assoluta vuol dire 161 voti. Il problema principale è adesso quello di frenare gli appetiti ed evitare che la manovra si gonfi di troppe rischieste pre-elettorali. “Un governo non teme il Parlamento, ma deve averne fiducia. Altrimenti non si lavora”, ha concluso Gentiloni.
Il lavoro vero e proprio sulla legge di Bilancio inizia adesso che la cornice è definita (la bozza di budget dovrà essere inviata alla Commissione europea entro il 15 ottobre), ma secondo quanto sottolineato da premier e ministro, “abbiamo margini molto più incoraggianti di quelli che si discutevano solo sei, sette mesi fa”. L’Italia, si legge nel comunicato finale del governo, “potrà adottare una manovra per il 2018 con caratteri espansivi e più marcati rispetto a quelli previsti nel Def di aprile, con conseguenti vantaggi per la crescita economica, l`occupazione e la lotta alle disuguaglianze”. In sostanza, “la strategia del sentiero stretto ha consentito al Paese, negli ultimi anni, di far ripartire il ciclo della crescita mantenendo al contempo alta la guardia sul versante del consolidamento dei conti pubblici”.
Tra i nodi in vista della messa a punto dalla manovra c’è il capitolo pensioni, su cui si annuncia un braccio di ferro con i sindacati. Alla domanda se fosse possibile ipotizzare uno stop dell`aumento dell`età pensionabile, Gentiloni ha assicurato che “ci sono dei margini per discutere” ma “non per fare un`operazione generalizzata”.
E.G.