Mancano ancora otto mesi alle elezioni europee ma la campagna elettorale è già cominciata, eccome se è cominciata. Non passa giorno, anzi non passa ora che qualche leader politico non si inventi un qualcosa che faccia notizia, clamore, che insomma attiri su di sé l’attenzione di giornali e televisioni. Il campione di questa gara a chi la spara più grossa tanto per cambiare è Matteo Salvini, seguito a ruota da Giorgia Meloni. Attualmente infatti la corsa verso il voto del giugno prossimo è riservata a questi due personaggi, entrambi al governo ma con ruoli molto diversi. Meloni è premier e dunque deve tener conto non solo del suo partito, ma anche di tutta la coalizione che la sostiene e soprattutto dell’Europa, almeno di quella Europa che ancora governa il nostro continente. Dunque, deve misurare le parole – e non sempre ci riesce – deve stare attenta a tutti quei poteri che magari non sono eletti da nessuno ma che contribuiscono a governare il Paese, come la finanza, le banche, le industrie, l’economia reale. Salvini invece è più libero si sparare le sue bordate, un giorno sui migranti, un altro sul ponte di Messina, un altro ancora ce lo dirà domani, anzi ce lo ha già detto quando ha invitato Marine Le Pen al raduno leghista di Pontida (mancavano solo i neonazisti tedeschi di Alternative fur Deutschland, ma prima o poi arriveranno anche loro): la sua Europa, l’Europa che vuole Salvini, è talmente di destra che neanche Meloni vuole o può starci dentro. Lei preferisce Orban, che probabilmente è un fascista ma forse non un nazista.
Insomma, già si capisce che sarà una campagna elettorale combattuta senza esclusione di colpi, soprattutto a destra, con il povero Tajani costretto a penosi distinguo per cercare di disegnare un profilo più moderato alla “sua” Forza Italia, sperando di riuscire in questo modo ad attirare qualche transfuga dalla moribonda Italia viva di Matteo Renzi o dalla compagine di Carlo Calenda che annaspa tra il 3 e il 4 per cento: un posticino al sole per chi lascia i due partiti del Terzo polo mai nato è assicurato nell’ex partito di Silvio Berlusconi.
Saranno quindi mesi durissimi, che costringeranno gli italiani a barcamenarsi tra una proposta più improbabile dell’altra, tra una fesseria come il blocco navale contro i migranti e una surreale idea del ponte sullo stretto che si dice ma non si farà mai. Ma in campagna elettorale tutto fa brodo, anche se il brodo non è commestibile.
Dall’altra parte c’è la sinistra, anzi ci sarebbe. Se non fosse che anche qui non si perde occasione per litigare, l’ultima uscita da segnalare è quella del leader dei Cinque stelle, Giuseppe Conte, che ha pensato bene di attaccare la leader del Pd Elly Schlein proprio sulla questione dei migranti: “Il Pd è per l’accoglienza indiscriminata, noi siamo per la terza via”. Che non si capisce bene quale sarebbe ma tanto è bastato alla segretaria dem per accusare Conte di parlare come Salvini.
Il problema, diciamocelo francamente, è che alle europee si vota con la legge proporzionale, dunque una testa un voto. Il che significa che tutto è lecito pur di prendere un voto in più degli altri, avversari o semi alleati che siano. I conti, come si dice si faranno alla fine, a urne chiuse si capirà cioè se a destra avrà vinto Salvini o Meloni e a sinistra Conte o Schlein. Ma è evidente che se il centrosinistra non sarà capace di marciare diviso per colpire unito, ovvero se non riuscirà a presentare una proposta condivisa da tutti i partiti di questa galassia e su questa cercare di prendere un voto in più della coalizione di destra, non avrà molta strada davanti a sé. Perché per quanto Salvini e Meloni e Tajani non abbiano le stesse identiche idee su alcune questioni politiche, hanno comunque la capacità e l’intelligenza di restare uniti. E questo per gli elettori è un valore da premiare. Tanto che se continua così, questa destra non solo ha buone probabilità di uscire dalle urne europee con una maggioranza schiacciante ma anche di vincere le prossime elezioni politiche. Lasciando la sinistra a “godersi” il panorama dalla finestra.
Riccardo Barenghi