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Di Raimondo, la formazione permanente al centro del nuovo fondo bilaterale di Solidarietà delle Tlc

Tommaso Nutarelli
Maggio03/ 2022

Uno strumento aggiuntivo di supporto per un settore che ha sempre precorso le trasformazioni del mondo del lavoro. È questo lo scopo delineato da Laura Di Raimondo, direttrice di Asstel, l’Associazione di Confindustria che rappresenta la Filiera delle telecomunicazioni, sul nuovo Fondo bilaterale di solidarietà definito dall’Accordo sottoscritto coi sindacati del settore. 

Qual è stato il percorso che ha portato alla costituzione del fondo?

Il fondo è la risposta del settore delle Tlc di dotarsi di uno strumento aggiuntivo per affrontare, nel prossimo futuro, le sfide ampie e complesse che ci attendono. Nel contratto nazionale del 12 novembre 2020 è stato definito l’avviso comune, da parte di Asstel e i sindacati, dove si è definito lo schema e il perimetro del fondo. Il 14 aprile del 2021 avevamo portato questa iniziativa all’attenzione del Ministero del Lavoro; nei mesi successivi abbiamo  lavorato per la fase di costituzione e il 20 aprile 2022 abbiamo definito, con le organizzazioni sindacali l’Accordo di dettaglio trasmesso poi al ministero del Lavoro l’avvio della fase amministrativa. Siamo convinti che il Fondo di Solidarietà Bilaterale per la Filiera delle Telecomunicazioni può rappresentare una leva di risoluzione strutturale dei processi di trasformazione e transizione verso lo sviluppo tecnologico a beneficio di lavoratori e imprese, per la cui messa a regime sarebbe fondamentale, oltre al contributo di imprese e lavoratori, anche un supporto economico esterno, che ne acceleri la piena operatività soprattutto nella fase di avvio.

Per quali scenari è stato pensato il fondo?

Questo fondo sarà il primo dopo la riforma della normativa degli ammortizzatori sociali presente nella legge di Bilancio 2022. Il fondo risponde a una logica tailor made, per governare, attraverso strumenti ordinari e straordinari, il processo di rapida digitalizzazione che sta investendo il nostro settore. Le telecomunicazioni sono, da sempre, un grande laboratorio che anticipa le trasformazioni del mondo del lavoro. Consapevoli di questo, il nostro intento è quello di precorrere i fenomeni trasformativi attraverso la contrattazione d’anticipo, che ci permette di gestirli e non di subirli.

Con che strumenti governare questi fenomeni di trasformazione?

Siamo solo agli albori di cambiamenti epocali per il nostro settore. Nei prossimi anni assisteremo a un profondo ricambio generazionale. Un processo che dovrà essere gestito attraverso strumenti di sostegno al reddito, accompagnamento alla pensione e, soprattutto, formazione. Per i 200mila addetti del settore siamo passati da 5 giornate di formazione continua del 2020, alle 9 del 2021 con un trend analogo anche nei prossimi 4/5 anni, con percorsi di upskilling e reskilling. Ma il futuro si costruisce soprattutto nel mondo della formazione superiore, perché è lì che nascono i nuovi talenti e che vanno orientati attraverso un’alleanza educativa tra pubblico e privato. Oggi le sfide a cui la Filiera Tlc è chiamata a rispondere sono le stesse con cui il sistema Paese si sta misurando: formazione e transizione digitale, rappresentano l’azione fondamentale per il rilancio dell’Italia, I processi di trasformazione che ci attendono richiedono nuove conoscenze, competenze e investimenti sulla formazione permanente, quali fattori chiave per contribuire allo sviluppo economico e sociale, dotando soprattutto giovani delle skills necessarie, attraverso un dialogo costante con le Istituzioni scolastiche, accademiche e gli ITS, per essere pronti al mondo del lavoro di oggi e di domani.

Che futuro avrà lo smart working?

Il salto culturale più importante che bisogna fare quando si parla di smart working è non pensarlo più in una logica emergenziale ma strutturale dell’organizzazione del lavoro. È un mutamento sostanziale, che richiede un cambio di paradigma profondo e culturale, tanto ai capi del personale e ai lavoratori, verso una maggiore fiducia e responsabilità. Le nostre imprese vedono in maniera molto positiva il lavoro agile. Credo che non siano necessarie più leggi per regolarlo, ma che questo compito spetti alla contrattazione che possa porre in atto soluzioni “ibride” intelligenti e che individuino sempre l’equilibrio a somma positiva.

Siamo pronti avere successo con il Piano nazionale di ripresa e resilienza?

La filiera TLC è fortemente impegnata a sostenere lo sviluppo e l’utilizzo della rete e la digitalizzazione del Paese, a fianco del Governo e alla realizzazione del PNRR. Un aspetto chiave per la ripresa del settore passa da un rapporto di collaborazione, nel pieno rispetto dei ruoli e delle prerogative di ciascuno, tra tutti gli attori Istituzionali, allo scopo di creare un contesto favorevole ad investimenti e innovazione. Ovviamente dobbiamo tener sempre presente il fattore tempo che scandisce tutte le tappe del Piano di ripresa. Quindi uno snellimento della burocrazia è quanto mai essenziale. Le parti sociali sono pronte per gestire questo passaggio che non possiamo assolutamente disattendere. Siamo un paese che arranca nella produttività e nel digitale, e per recuperare terreno e creare nuovi modelli di business non possiamo fare a meno delle nuove competenze.

Tommaso Nutarelli

Tommaso Nutarelli

Redattore de Il diario del lavoro.

Redattore de Il diario del lavoro.