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Home - Dal mondo - Inattiva - Divari tra gli Stati ridotti di un terzo – Adottato il 2° rapporto sulla coesione economica e sociale

Divari tra gli Stati ridotti di un terzo – Adottato il 2° rapporto sulla coesione economica e sociale

7 Aprile 2001
in Dal mondo - Inattiva

Raffaella Vitulano

Il Commissario Michel Barnier ha presentato al Parlamento europeo il Secondo rapporto sulla coesione economica e sociale, adottato il giorno stesso dalla Commissione conformemente al Trattato. Intitolato ‘Unità dell’Europa, solidarietà dei popoli, diversità dei territori’, il rapporto presenta un bilancio della politica di coesione attuata dal 1989 e imposta il dibattito sul futuro di questa politica nella prospettiva di un’Unione
allargata. 1- Il testo sottolinea che, a livello nazionale e regionale, la coesione è significativamente aumentata dalla fine degli anni ’80. I divari tra gli Stati membri si sono ridotti di un terzo e quelli tra le regioni di quasi un quinto. Nei tre Stati membri meno prosperi (Grecia, Spagna e Portogallo) il reddito pro capite è passato tra il 1988 e il 1999 dal 68% al 79% della media dell’Unione europea, mentre la convergenza verso la media comunitaria ha consentito all’Irlanda di uscire dal gruppo dei paesi cosiddetti ‘della coesione’. I paesi meno prosperi hanno inoltre potenziato le loro infrastrutture nei settori della comunicazione e delle telecomunicazioni.
2- Tuttavia, come ha sottolineato Michel Barnier, Commissario responsabile della politica regionale, all’interno della maggioranza degli Stati membri non si delinea una tendenza alla riduzione dei divari di sviluppo. Talvolta questi sono persino in aumento come dimostrano la sussistenza di consistenti sacche di disoccupazione in alcune regioni spagnole, italiane o nei dipartimenti francesi d’oltremare e il perdurare o l’aggravarsi dei divari regionali nei settori della ricerca, dell’innovazione, dell’istruzione e della formazione.


La coesione in 27 ______________________________________________________
1- Il rapporto sulla coesione economica e sociale estende la sua analisi ai paesi candidati. ‘Per nessuno degli allargamenti precedenti abbiamo dovuto affrontare un tale aumento delle differenze di sviluppo’, ha dichiarato
Michel Barnier. Le prospettive si possono sintetizzare nel seguente modo: la superficie e la popolazione dell’Unione aumenteranno di un terzo, mentre il Prodotto Interno Lordo della nuova compagine aumenterebbe soltanto del 5%.
2- Il rapporto prospetta una ripartizione dell’Unione allargata in tre gruppi di Stati aventi livelli di sviluppo equivalenti: un primo gruppo formato dai dodici Stati più prosperi (con PIL attualmente uguale o superiore alla media comunitaria); un secondo costituito dai tre paesi detti ‘della coesione’ (Spagna, Grecia, Portogallo) e da una serie di paesi candidati (Cipro, Malta, Slovenia, Repubblica ceca) con PIL prossimo all’80% della media comunitaria; infine, un terzo gruppo composto dagli altri candidati, ossia otto Stati che formano il 16% circa della popolazione dell’Unione allargata, con reddito di circa il 40% della media comunitaria.

Una legittimità confermata dall’allargamento
______________________________________________________


1- La sfida dell’allargamento porta ad aprire nuove piste di riflessione e di azione, di cui è ricco il Secondo rapporto sulla coesione. Pur senza formulare proposte concrete, che saranno fatte nel terzo rapporto previsto per il 2004, il rapporto individua alcune basi, indispensabili per il dibattito che la Commissione intende avviare.
2- Una questione cruciale è quella del criterio fondamentale per l’ orientamento della politica regionale. Secondo Michel Barnier, ‘il criterio per stabilire l’ammissibilità deve rimanere quello del PIL pro capite, criterio semplice e trasparente’. Tuttavia, con l’inserimento dei candidati all’adesione, si verificherebbe, per un semplice effetto aritmetico, la diminuzione del PIL medio dell’Unione, e quindi una discesa verso il basso del termine di riferimento della politica regionale. A parità di condizioni, regioni oggi ammesse a fruire dell’obiettivo 1, sarebbero escluse
dall’intervento comunitario in un’Europa ampliata.
3- Al di là della questione dei finanziamenti, il Commissario ha sottolineato che la politica regionale dovrà, con ogni probabilità, imperniare il quadro d’intervento sul suo reale valore aggiunto e sull’efficacia della gestione finanziaria.
4- Michel Barnier ha infine esortato i deputati europei ad animare il dibattito sui futuri orientamenti delle politiche comunitarie che hanno incidenza sulla coesione. Un momento chiave sarà costituito dal forum sulla coesione, che si terrà a Bruxelles il 21 e 22 maggio.

Il testo dell’intervento del Commissario, il rapporto, i relativi allegati
statistici e le raccomandazioni per il futuro sono disponibili sul sito
Inforegio: http://www.inforegio.cec.eu.int





Il Commissario Michel Barnier ha presentato al Parlamento europeo il Secondo rapporto sulla coesione economica e sociale, adottato il giorno stesso dalla Commissione conformemente al Trattato. Intitolato ‘Unità dell’Europa, solidarietà dei popoli, diversità dei territori’, il rapporto presenta un bilancio della politica di coesione attuata dal 1989 e imposta il dibattito sul futuro di questa politica nella prospettiva di un’Unione
allargata.


1- Il testo sottolinea che, a livello nazionale e regionale, la coesione è significativamente aumentata dalla fine degli anni ’80. I divari tra gli Stati membri si sono ridotti di un terzo e quelli tra le regioni di quasi un quinto. Nei tre Stati membri meno prosperi (Grecia, Spagna e Portogallo) il reddito pro capite è passato tra il 1988 e il 1999 dal 68% al 79% della media dell’Unione europea, mentre la convergenza verso la media comunitaria ha consentito all’Irlanda di uscire dal gruppo dei paesi cosiddetti ‘della coesione’. I paesi meno prosperi hanno inoltre potenziato le loro infrastrutture nei settori della comunicazione e delle telecomunicazioni.
2- Tuttavia, come ha sottolineato Michel Barnier, Commissario responsabile della politica regionale, all’interno della maggioranza degli Stati membri non si delinea una tendenza alla riduzione dei divari di sviluppo. Talvolta questi sono persino in aumento come dimostrano la sussistenza di consistenti sacche di disoccupazione in alcune regioni spagnole, italiane o nei dipartimenti francesi d’oltremare e il perdurare o l’aggravarsi dei divari regionali nei settori della ricerca, dell’innovazione, dell’istruzione e della formazione.


La coesione in 27


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1- Il rapporto sulla coesione economica e sociale estende la sua analisi ai paesi candidati. ‘Per nessuno degli allargamenti precedenti abbiamo dovuto affrontare un tale aumento delle differenze di sviluppo’, ha dichiarato
Michel Barnier. Le prospettive si possono sintetizzare nel seguente modo: la superficie e la popolazione dell’Unione aumenteranno di un terzo, mentre il Prodotto Interno Lordo della nuova compagine aumenterebbe soltanto del 5%.
2- Il rapporto prospetta una ripartizione dell’Unione allargata in tre gruppi di Stati aventi livelli di sviluppo equivalenti: un primo gruppo formato dai dodici Stati più prosperi (con PIL attualmente uguale o superiore alla media comunitaria); un secondo costituito dai tre paesi detti ‘della coesione’ (Spagna, Grecia, Portogallo) e da una serie di paesi candidati (Cipro, Malta, Slovenia, Repubblica ceca) con PIL prossimo all’80% della media comunitaria; infine, un terzo gruppo composto dagli altri candidati, ossia otto Stati che formano il 16% circa della popolazione dell’Unione allargata, con reddito di circa il 40% della media comunitaria.

Una legittimità confermata dall’allargamento


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1- La sfida dell’allargamento porta ad aprire nuove piste di riflessione e di azione, di cui è ricco il Secondo rapporto sulla coesione. Pur senza formulare proposte concrete, che saranno fatte nel terzo rapporto previsto per il 2004, il rapporto individua alcune basi, indispensabili per il dibattito che la Commissione intende avviare.
2- Una questione cruciale è quella del criterio fondamentale per l’ orientamento della politica regionale. Secondo Michel Barnier, ‘il criterio per stabilire l’ammissibilità deve rimanere quello del PIL pro capite, criterio semplice e trasparente’. Tuttavia, con l’inserimento dei candidati all’adesione, si verificherebbe, per un semplice effetto aritmetico, la diminuzione del PIL medio dell’Unione, e quindi una discesa verso il basso del termine di riferimento della politica regionale. A parità di condizioni, regioni oggi ammesse a fruire dell’obiettivo 1, sarebbero escluse
dall’intervento comunitario in un’Europa ampliata.
3- Al di là della questione dei finanziamenti, il Commissario ha sottolineato che la politica regionale dovrà, con ogni probabilità, imperniare il quadro d’intervento sul suo reale valore aggiunto e sull’efficacia della gestione finanziaria.
4- Michel Barnier ha infine esortato i deputati europei ad animare il dibattito sui futuri orientamenti delle politiche comunitarie che hanno incidenza sulla coesione. Un momento chiave sarà costituito dal forum sulla coesione, che si terrà a Bruxelles il 21 e 22 maggio.

Il testo dell’intervento del Commissario, il rapporto, i relativi allegati
statistici e le raccomandazioni per il futuro sono disponibili sul sito
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