Arrivano i dettagli sulla stretta sui voucher nel testo unico preparato dalla relatrice in commissione Lavoro della Camera, Patrizia Maestri. Lo strumento dovrebbe essere concesso, oltreché alle famiglie, anche alle aziende senza dipendenti. Si punta poi a stabilire un massimo di 2-3mila euro di spesa che l’azienda può impiegare in voucher su più lavoratori in un anno. E’ quanto ha anticipato la stessa relatrice, spiegando che nella bozza si definisce che i voucher possano essere utilizzati solo dalle imprese con zero dipendenti, aggiungendo dei limiti per far sì che siano veramente solo per il lavoro occasionale, in linea con la normativa del 2003 (Legge Biagi), a cui si ispira peraltro il progetto di legge presentato da Cesare Damiano (Pd).
Per quanto riguarda i tetti massimi, con la legge vigente un collaboratore può effettuare prestazioni di lavoro accessorio sino a percepire, complessivamente e dalla totalità dei suoi committenti, nel corso dell’anno solare, una somma non superiore a 7mila euro; ma se il committente è un’impresa o un professionista, la somma massima che il collaboratore può ricevere da ciascun committente non deve superare i 2mila euro, mentre l’impresa può assumere un numero di lavoratori occasionali teoricamente infinito.
Con la proposta illustrata da Maestri, invece, la somma massima che un lavoratore potrebbe percepire in un anno per lavoro accessorio scenderebbe da 7mila euro a 5mila euro, ma soprattutto ciascuna impresa potrebbe servirsi di lavoro accessorio fino a un massimo 2-3mila euro complessivamente nell’anno. Quanto all’ipotesi che il governo vari un decreto legge, la Maestri ha affermato: “ci sarà un confronto con il governo che ha sempre detto che nell’affrontare questo tema avrebbe tenuto conto del lavoro parlamentare. Deciderà il governo se assumere il testo e fare un decreto o privilegiare la strada parlamentare” . A sua volta, il presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, ha ribadito: “quello che ci interessa sono i contenuti e un decreto legge sui nostri contenuti ci sta bene ma poi deve essere convertito”. Per Damiano, il valore dei voucher per le imprese, che comunque saranno solo quelle con titolare e senza dipendenti, potrebbe salire da 10 a 15 euro lordi. Per le famiglie, ha spiegato Damiano (Pd), il valore del voucher resterebbe come è attualmente, cioè 10 euro lordi.
Si continuerà comunque a trattare in queste ore, tra i gruppi e con l’esecutivo, in vista della chiusura di un testo che possa essere depositato durante il comitato ristretto della commissione Lavoro previsto per domani pomeriggio. Il percorso, però, non e’ liscio ne’ privo di ostacoli. Il presidente della Commissione Lavoro del senato, Maurizio Sacconi, ha gia’ dichiarato la sua opposizione: “Si conferma l’intenzione del governo di contraddire se stesso azzerando di fatto l’impiego dei voucher. L’opportunismo da congresso Pd e la paura dell’ipotesi referendaria stanno inducendo la scientifica programmazione di vecchio e nuovo sommerso”.
“Limitare i voucher alle famiglie –insiste Sacconi- significa cancellare il 98% degli utilizzi. Proibire alle imprese di ricorrervi, anche se con l’eccezione di quelle senza dipendenti, significa lasciare molti spezzoni lavorativi senza uno strumento di regolarizzazione, posto che i contratti di lavoro intermittente rimangono di fatto impraticabili. Per fortuna il bicameralismo è ancora perfetto per cui al Senato avremo modo di partire da un principio di realtà e di verificare in conseguenza ciò che accadrebbe con questa soluzione tutta politicista. Concorrerò a questo obiettivo con un disegno di legge sui voucher e sulla responsabilità solidale negli appalti, che depositerò entro la settimana, in modo da evitare l’ennesima deriva ideologica in materia di lavoro”.
Ma non e’ il solo ostacolo. La nuova normativa, infatti, dovra’ trovare anche il gradimento della Cgil, che in queste settimane ha intensificato la campagna elettorale per il referendum e preme ogni giorno perche’ il governo fissi la data della convocazione della consultazione popolare. In quanto promotrice del referendum, la Cgil dovra’ essere consultata dalla Cassazione per verificare se si ritenga soddisfatta o meno della soluzione legislativa. Un giudizio non vincolante (l’ultima parrola spetta ai giudici) ma comunque pesante nella decisione finale su chiamare o meno gli italiani alle urne.