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Home - Approfondimenti - Interviste - Elettrici, Testa (Flaei Cisl): vogliamo partecipare a questo futuro, ma occorre maggiore partecipazione

Elettrici, Testa (Flaei Cisl): vogliamo partecipare a questo futuro, ma occorre maggiore partecipazione

di Emanuele Ghiani
5 Novembre 2021
in Interviste
Testa (Flaei Cisl): nel settore elettrico serve una “scossa” verso la partecipazione

Il diario del lavoro ha intervistato il segretario generale della Flaei Cisl, Amedeo Testa, in merito alla situazione del comparto elettrico, anche in vista del Pnrr e delle nuove sfide che comporta. Per Testa, il settore elettrico è il più sensibile rispetto ad altri comparti per quanto riguarda il tema della formazione, data la mancanza di personale qualificato per i nuovi mestieri emergenti. Inoltre, il segretario ha sottolineato come il sindacato punti a una più forte partecipazione con le aziende per riuscire ad affrontare insieme le incognite del futuro.

Testa, in questo periodo quali sono le sfide che deve affrontare il vostro sindacato?

Tenendo presente che a breve dovremo rinnovare il contratto, che scadrà il 31 dicembre, in questo periodo la prima sfida è raggiungere gli obbiettivi fissati dal Pnrr e dal Fit for Fifty Five che investiranno pesantemente tutto il comparto elettrico, e saranno sfide positive ma anche potenzialmente molto negative, in particolare per quanto riguarda la transizione energetica. Il nostro settore è stato scelto per fornire l’energia del futuro, perché non si punterà sul petrolio ma su alternative sostenibili e rinnovabili. Quindi in futuro quasi tutto si poggerà sul vettore elettrico e dobbiamo essere pronti ad affrontare le nuove esigenze.

La seconda sfida?

L’articolo 177 del codice degli appalti. Stiamo attendendo la sentenza della Corte Costituzionale. Se la sentenza dovesse risultare negativa, per le aziende elettriche sarebbe un disastro, perché sarebbero costrette ad appaltare l’80% delle attività. Spero non succeda mai, ma in caso contrario come sindacato ci troveremo a gestire questa pesantissima situazione dal giorno dopo. A giorni sapremo, ma se le cose dovessero andar male, tale decisione, che abbiamo già avversato con uno sciopero generale, sarebbe simile ad una bomba di grande potenza per tutti i lavoratori coinvolti.

Sono o saranno sufficienti i lavoratori del vostro settore in vista dei fondi previsti dal Pnrr e quindi per fare fronte a un maggiore lavoro?

Assolutamente no. Il settore, dal mio punto di vista, ha già problemi di organico in maniera evidente. Teniamo conto che le aziende elettriche lavorano in regime di concessione e il concessionario ha degli obblighi importanti. Per ottemperare agli obblighi della concessione le aziende, soprattutto quelle grandi, dovrebbero avere a mio avviso molto più personale, soprattutto nella rete di distribuzione elettrica. Servono tutti: dai tecnici, operai e impiegati.

Questi lavoratori mancano rispetto ai futuri lavori legati al Pnrr oppure si riferisce al fatto che è già presente un problema di mancanza di personale?

Certamente da un punto di vista numerico mancavano ieri e mancano ora. Le aziende stanno lavorando con degli organici abbastanza all’osso. Per quanto riguarda invece il futuro, siccome ci sarà uno stravolgimento delle stesse mansioni, ci troviamo di fronte al problema della formazione. Non siamo in grado di quantificare ancora quanti lavoratori servano al settore elettrico, ma sicuramente abbiamo una idea precisa sulla qualità del lavoro che già da oggi si dovrebbe portare avanti.

La formazione, quindi, serve anche per risolvere il problema della scarsità di manodopera?

Si, avrà un ruolo fondamentale in tal senso. Le aziende, infatti, hanno difficoltà a reperire personale qualificato; quindi, è necessario un patto tra azienda e sindacati che si muova in tal senso. Serve un piano di formazione per anticipare i mestieri che serviranno. Una proposta forte, che stiamo proponendo in questo periodo alle aziende, è che il sindacato si candida per stare dentro questi processi di formazione, insieme alle aziende. Grazie alla contrattazione si deciderà quale sarà lo strumento più adatto per portare avanti questo percorso comune.

Un percorso simile alla formazione scuola lavoro.

Esatto, il modello è simile, anche se penso a cose più innovative ed efficaci. Si devono censire prima i mestieri che serviranno e saranno indispensabili per portare a compimento gli obbietti del Pnrr. Esistono già realtà del genere, ad esempio il protocollo in Enel sull’alternanza scuola-lavoro: gli studenti studiano sia a scuola che in azienda e successivamente vengono assunti coloro che Enel ritiene più bravi. Noi stiamo pensando a qualcosa di ancora più moderno in tal senso, mi viene in mente il modello del campus, gestito con la partecipazione delle parti sociali e grazie al quale le aziende del settore potrebbero preventivamente organizzarsi, spiegando quali saranno le loro esigenze in termini di manodopera da lì a 5 anni, per esempio, e fare una formazione mirata a quelle esigenze.

La mancanza di formazione è dovuta la maggior parte al fatto che in futuro, come spiegava, nasceranno nuovi mestieri e quindi serviranno nuove competenze, oppure il problema è già presente?

Era ed è ancora presente da molto tempo, e il motivo è semplice: per usare un eufemismo, le aziende nel tempo hanno “limato” troppo sul costo del lavoro, di conseguenza anche sulla formazione. E questo discorso non ha niente a che vedere con il Pnrr, è una mancanza strutturale del settore.

Ricapitolando, tra la mancanza in passato e oggi di personale e formazione, il Pnrr che chiede nuove competenze e lavoratori, il futuro chiede al settore sia qualità che quantità di manodopera. Si riuscirà ad affrontare queste sfide?

Si, se si affrontano insieme. Noi vogliamo partecipare a questo futuro, niente che riguarda noi può essere fatto senza di noi, felice slogan coniato dal sindacato europeo IndustriAll Europe. Il sindacato e le parti sociali hanno dato ulteriore prova della tenacia fin dall’inizio della pandemia, con i protocolli di sicurezza e decisioni forti come tenere i lavoratori non essenziali per i lavori operativi a casa al sicuro piuttosto che rischiare una catastrofe sanitaria, perché prima del lavoro viene la salute del lavoratore ed è bene sempre ricordarlo. Adesso è il momento di ricostruire. Abbiamo messo le mani nelle macerie, ora vogliamo e dobbiamo anche metterle nel futuro, non siamo per appaltare quest’onere e onore alle sole aziende.

In che senso intende la partecipazione?

In un momento straordinario, storico come questo, il sindacato vuole partecipare prima che l’azienda prenda le decisioni. In pratica non vogliamo più trovarci davanti al fatto compiuto e solo dopo aggiustare le decisioni prese dall’azienda, pratica che facciamo e anche bene dato l’alto livello di confronto con le imprese. Partecipare insomma all’origine delle decisioni e non solo dopo.

Emanuele Ghiani

Emanuele Ghiani

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Redattore de Il diario del lavoro.

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