Dalla manifestazione dei lavoratori ex Ilva in corso a Roma si leva il grido di allarme per una situazione definita ormai ai limiti della sostenibilità. Servono un piano industriale, occupazionale e ambientale che finalmente siano realizzati, “invece ci rendiamo conto che c’è un gioco delle parti in corso tra il governo, la proprietà e il presidente di Acciaierie d’Italia. È ora di finirla, perché nel frattempo lo stabilimento sta andando in frantumi”. È quanto ha dichiarato il segretario generale della Fiom-Cgil, Michele De Palma, all’inizio della manifestazione organizzata per oggi a Roma dai sindacati dei metalmeccanici, prima di recarsi a Palazzo Chigi per il vertice convocato questa mattina sulle sorti degli stabilimenti italiani dell’ex Ilva.
De Palma ha ricordato che “i lavoratori sono in cassa integrazione e c’è il rischio per la salute e sicurezza delle persone. Oggi scioperiamo e manifestiamo per negoziare nei confronti del governo una soluzione che garantisca l’occupazione e la produzione in Italia. Ci aspettiamo che il governo ci dia delle risposte. L’ultima volta non ci hanno ascoltato. Ora abbiamo bisogno dei avere delle risposte, altrimenti le iniziative continueranno. Le decideremo insieme, non metto il carro davanti ai buoi. Voglio ascoltare cosa ci dicono e poi decideremo con i lavoratori. Servono soldi pubblici e privati per rilanciare gli impianti e gli stabilimenti e la manutenzione per salvaguardare la salute e sicurezza”.
Negli stabilimenti ex Ilva, rincara il leader della Uil, Rocco Palombella, “c’è una situazione talmente pesante che denunciamo da diversi anni: mancanza di prospettiva, cassa integrazione, infortuni che per fortuna fino a questo momento non hanno prodotto grandi guai, un livello produttivo bassissimo, non ci sono gli investimenti per l’ambiente”.
“Abbiamo aperto un’interlocuzione con il governo – ha proseguito – ogni volte ci vengono prospettate soluzioni, ma alla fine non c’è nessuna possibilità che ci metta nelle condizioni di immaginare qual è il futuro occupazionale e ambientale. Adesso abbiamo scoperto che c’è una una nuova trattativa e che c’è il rischio di fallimento. Riteniamo che fallimento, amministrazione straordinaria o liquidazione della società sarebbero drammatiche per i lavoratori e il Paese. Chiediamo la verità, il governo sa e non dice. Non ci fermeremo e continueremo a lottare”.
L’obiettivo, alla fine, resta uno solo, come spiega il segretario generale della Fim, Roberto Benaglia, prima di recarsi a Palazzo Chigi: “Salvare l’azienda, evitare la sua messa in liquidazione. Andiamo a Palazzo Chigi per dire che la trattativa c’è e che vogliamo garantire un futuro ai lavoratori di tutti gli stabilimenti e dell’indotto. Non siamo rassegnati, non è il momento di mollare”.
“Siamo al minimo storico della produzione di acciaio – aggiunge -. Il governo deve ricostruire le condizioni per dare un futuro industriale, occupazionale e ambientale. Dal governo ci aspettiamo risposte chiare”.
e.m.