Produzione nazionale d’acciaio in calo del 4,5% nei primi otto mesi dell’anno a 15,4 milioni di tonnellate, con un andamento mensile che ha evidenziato un forte rallentamento nei mesi estivi. Il dato si confronta con il +1,9% realizzato nel 2018 e per fine anno non è atteso un miglioramento. Sulla produzione pesa, tra le altre cose, il momento non positivo dell’automotive, che rappresenta circa il 14% della domanda di prodotti siderurgici nazionali. L’Italia, secondo produttore europeo, è uscita dalla classifica della top10 mondiale, scendendo in 11esima posizione. La classifica è dominata dalla Cina che nel 2018 ha superato la soglia del 50% della produzione globale di acciaio (53,6%). Male anche la Germania, principale produttore europeo, che nei primi otto mesi del 2019 ha registrato una flessione della produzione del 4,4% rispetto a una media europea (Ue a 28) del -2,9% e rispetto a un tasso di crescita mondiale pari al +4,4%, trainata dalla performance della Cina (+9,1%).
“La siderurgia italiana è strutturalmente in buona salute ma sta vivendo un periodo un po’ complicato sia per quanto riguarda i volumi produttivi calati nei primi otto mesi dell’anno del 4,5% sia per la redditività frenata dai prezzi in calo – ha commentato il presidente di Federacciai, Alessandro Banzato, in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione – E l’Italia non è l’unico Paese in contrazione in Europa considerando che anche per le altre importanti siderurgie del vecchio continente come quella tedesca (-4,4%), francese (-2,2%) e polacca (-10%) il trend è negativo”. Banzato si è detto comunque fiducioso che nel corso del 2020 “si possa vedere un qualche miglioramento”.
“A preoccuparci in particolare”, ha sottolineato “è la grande difficoltà in cui si trova l’Europa che si deve dare una scossa.
L’industria siderurgica italiana ed europea hanno bisogno di crescita ma anche di essere salvaguardate dalle dinamiche distorsive e dalla concorrenza sleale che rischiano di rendere il nostro continente il punto di scarico della sovraccapacità produttiva che avanza inesorabilmente”. L’Ocse, ha proseguito Banzato, “stima un eccesso di produzione mondiale di acciaio pari a 550 milioni di tonnellate, ovvero più del triplo di quella che è stata la produzione dell’Unione europea nel 2018. Ma il problema è innanzitutto politico e attiene alla definizione di nuovi equilibri mondiali che alcuni vorrebbero costruire marginalizzando l’Europa. Per contrastare queste tentazioni ci vuole un’Europa coesa, autorevole, dinamica e capace di stimolare investimenti. E poiché non è immaginabile fare crescere il bilancio aumentando le attuali entrate si pone con sempre più forza e urgenza il tema degli Eurobond, l’unico strumento che può effettivamente rappresentare con efficacia un volano per la crescita”.
Più in generale al nuovo governo Banzato chiede di affrontare i problemi della crescita e dello sviluppo del Paese. “In questo momento – ha detto il presidente di Federacciai – abbiamo un disperato bisogno di politici che, dopo una lunga latitanza rispetto ai reali problemi dell’industria, abbiano la sensibilità e l’umiltà di vedere i problemi anche dal nostro punto di osservazione per avviare un confronto non ideologico, ma sano e costruttivo, che è l’unica strada per trovare le soluzioni che il Paese reale si aspetta da anni”. I temi prioritari sono 4: infrastrutture, industria 4.0, ambiente ed energia.
Per quanto riguarda le infrastrutture, “chiediamo non solo di partire senza ulteriori indugi con quanto è già cantierabile, ma anche di avere l`ambizione di lanciare, magari con il sostegno dell`Unione Europea, un grande progetto che coinvolga tutto il Paese senza lasciare nessuno indietro. Bisogna collegare meglio il Nord al Sud, l`Est all`Ovest, completare finalmente le grandi opere ma anche avviare un piano straordinario di medie e piccole opere non trascurando il consolidamento e miglioramento delle strutture esistenti consentendo la ripresa dei trasporti pesanti ed eccezionali. Un grande piano infrastrutturale sarebbe la giusta medicina sia per l`economia italiana e l`occupazione, che per i produttori siderurgici, che con i loro prodotti possono fornire tutti i materiali per le soluzioni infrastrutturali più moderne e sicure”.
Un altro “volano importantissimo” per la crescita è stato il programma Industria 4.0 “che ha dato un forte impulso agli investimenti e non solo nel nostro settore”. “Riteniamo necessario – ha detto Banzato – che il provvedimento venga rilanciato per dare ulteriore slancio agli investimenti e per agevolare il rafforzamento delle attività di formazione dei lavoratori a sostegno dell`implementazione non solo delle nuove tecnologie ma anche e soprattutto di un nuovo modo di lavorare. I primi segnali che il nuovo Governo ha mandato su questo punto fanno ben sperare”.
Per quanto riguarda l’ambiente, “auspichiamo un approccio concreto che sappia andare oltre l’orizzonte dei luoghi comuni e della ricerca del facile consenso. Noi siderurgici siamo come sempre pronti a fare la nostra parte e non ci tiriamo indietro rispetto alla continua ricerca delle migliori tecnologie che possono essere adottate nei nostri impianti. In cambio chiediamo regole certe e certezza del diritto”. Infine l`energia. “I siderurgici, e più in generale tutte le aziende ad alto consumo di energia, non hanno e non cercano sovvenzioni – ha sottolineato – chiedono semplicemente che l`energia elettrica e il gas abbiano in Italia un costo allineato a quello dei principali competitors europei. E per ottenere questi risultati tutte le aziende ad alto consumo di energia, con i siderurgici in prima fila, hanno sostenuto e sono in grado di sostenere importanti impegni sia dal punto di vista tecnologico che da quello degli investimenti”.
TN