Quella che si sta attraversando è una “fase complicata che ha il sapore di una sostanziale stagnazione” e in cui si sente “l’odore della recessione” e sono “ancora profonde” le “ferite” dopo aver registrato in questi anni un calo del 24% della produzione metalmeccanica rispetto ai livelli precrisi. Così il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, presentando la 149esima indagine congiunturale in cui si evidenzia che “la produzione industriale nella parte finale del 2018 ha evidenziato un significativo peggioramento dopo tre trimestri caratterizzati da una fase di sostanziale stagnazione”.
In particolare nel periodo ottobre-dicembre l’attività metalmeccanica ha registrato una caduta dell`1% rispetto al trimestre estivo e una variazione tendenziale ridottasi al +0,8% dopo un primo semestre dell`anno che evidenziava ancora tassi di crescita oscillanti intorno ai 4,5 punti percentuali.
Questo ultimo calo della produzione dell’industria metalmeccanica “pesa come un macigno – ha proseguito Franchi – e richiede un maggiore impegno. Noi faremo la nostra parte ma anche il governo dovrebbe farlo” perché “non possiamo permetterci di perdere lo zero virgola di produzione industriale” perché se continuasse questo trend l’impatto ci sarebbe pure “sul fronte dell’occupazione”.
Mediamente nel 2018 i volumi di produzione, grazie ai trascinamenti positivi acquisiti nell`ultima parte del 2017, sono risultati in crescita del 2,8%.
“Il significativo peggioramento dell`Industria metalmeccanica italiana – ha dichiarato Fabio Astori, vicepresidente di Federmeccanica – risulta in parte imputabile a un rallentamento della dinamica esportativa ma ancor più alla contrazione della domanda interna e in particolare di quella relativa agli investimenti in macchine e attrezzature di cui le imprese metalmeccaniche sono produttori quasi esclusivi. Gli attuali volumi di produzione sono, inoltre, inferiori del 23,5% rispetto al periodo pre-recessivo. Le imprese prevedono, inoltre, per la prima parte del 2019, una stagnazione dei volumi di produzione sia nel loro complesso sia per le quote da indirizzare ai mercati esteri”.
Le esportazioni metalmeccaniche, si spiega nel rapporto, hanno registrato nel corso dell`anno un significativo rallentamento con tassi tendenziali di crescita ridottisi dal +6,5% del quarto trimestre del 2017 al +0,8% dell`ultimo trimestre del 2018.
Mediamente nell`anno, le esportazioni metalmeccaniche sono cresciute del 2,5% rispetto all`anno precedente evidenziando una flessione dell`1,0% verso i paesi terzi e un incremento del 5,4% verso l`area comunitaria che sta però mostrando una dinamica dell`attività produttiva in contrazione che è stata particolarmente rilevante per la Germania verso cui esportiamo circa il 14% dei flussi di produzione indirizzati ai mercati esteri.
Nell`anno, le esportazioni metalmeccaniche sono state pari a 222 miliardi di euro, le importazioni hanno raggiunto i 170 miliardi con un saldo attivo pari a 52 miliardi confermandosi sugli stessi livelli del 2017.
Per quanto attiene le prospettive a breve, l`indagine Federmeccanica condotta presso un campione d`imprese associate, indicano una “sostanziale debolezza della congiuntura settoriale”. Prevale una diffusa valutazione di “eccedentarietà delle scorte di materie prime e di prodotti finiti rispetto ai volumi di produzione attesi”. Diminuiscono le consistenze del portafoglio ordini e peggiorano nel contempo i giudizi che le imprese esprimono sugli ordini acquisti.
In tema di Competenze, dalle indagini precedenti è risultato che il 48% delle aziende metalmeccaniche ha difficoltà a reperire personale specializzato. A questo si aggiunge il fatto che un`azienda su 5 si dichiara non soddisfatta delle competenze del personale assunto. Tutto ciò, sostiene Federmeccanica, evidenzia ancora una volta un marcato scollamento tra le conoscenze acquisite nel percorso di istruzione e le competenze che servono alle imprese.
“L`ultima legge di bilancio ha ridotto le ore di alternanza scuola lavoro portandole a 150 ore – ha commentato Astori – il 61% delle nostre imprese ritiene lo strumento non più efficace per consentire agli studenti di acquisire una formazione adeguata alle esigenze del mondo del lavoro. Per questo chiediamo la reintroduzione per gli istituti tecnici e professionali delle 400 ore di alternanza scuola lavoro e delle risorse per le scuole”.
TN