Il Consiglio costituzionale francese prenderà le sue decisioni sulla riforma delle pensioni il 14 aprile. Lo ha annunciato oggi in un comunicato. I saggi prenderanno “due decisioni”: una sulla costituzionalità del disegno di legge approvato in Parlamento dopo il ricorso al 49.3, e l’altra sull’ammissibilità della richiesta di referendum di iniziativa condivisa (Rip) lanciata dalla sinistra per contestare la riforma. La premier Elisabeth Borne si era rivolta direttamente il 21 marzo al Consiglio costituzionale per un esame del testo che alza l’età pensionabile da 62 a 64 anni. I deputati di sinistra e quelli di Rn hanno presentato ricorso ciascuno per impugnare la riforma, e altrettanto hanno fatto i senatori di sinistra.
Intanto Laurent Berger, capo del primo sindacato di Francia, la Cfdt, protagonista dell’opposizione, in un’intervista a Repubblica continua a chiedere al presidente Emmanuel Macron di non promulgare la riforma delle pensioni, ma finora il suo appello continua a essere inascoltato dall’Eliseo: “Il conflitto è iniziato sulle pensioni, è stato gestito male dal punto di vista parlamentare e si sta trasformando in una crisi democratica. Dobbiamo fare una pausa. Macron deve sospendere temporaneamente la legge e ridiscuterla in un processo di mediazione. Oggi c’è una tensione enorme, e se la legge viene promulgata, questa tensione si trasformerà in risentimento. Avete visto la proiezione di seggi in caso di scioglimento del parlamento e nuove elezioni? Le Pen avrebbe il doppio di deputati. La verità è che l’estrema destra se ne frega delle pensioni e della crisi sociale, ma per andare al potere userà due trampolini già usati in altri paesi: la sfiducia nelle istituzioni e il risentimento. Il tutto condito da un comportamento abbastanza neutro all`interno dell`Assemblée Nationale, per conquistare una forma di rispettabilità”.
Secondo Bergere “lavorare di più si fa aumentando il periodo di contributivo. Alcune riforme ci sono già state. Dal 2003 il periodo contributivo per i dipendenti pubblici è passato da 37,5 a 43 anni. È dal 1998 che diciamo che l’età è il criterio più stupido di tutti. Ciò che conta in un sistema a ripartizione è quanto qualcuno deve alla collettività, quanti anni di contributi ha versato. Credo che Macron stia praticando una forma di populismo light, ovvero rifiutare i corpi intermedi visti come ostacoli al governo. Non vuole nessuno tra lui e il popolo: anche questo è populismo”, conclude Berger.
e.m.