Il governo di Israele ha approvato l’accordo con Hamas “per liberare tutti gli ostaggi dalla prigionia a Gaza”, che sono 48, di cui 20 vivi e 28 deceduti. Lo ha affermato l’Ufficio del Primo ministro, secondo quando riportato dal Times of Israel. Le Idf ora si ritireranno su nuove linee all’interno della Striscia di Gaza, dopodiché avrà inizio la finestra temporale di 72 ore che permetterà ad Hamas di rilasciare tutti gli ostaggi. L’operazione, infatti, è attesa tra il 13 e il 14 ottobre, come dichiarato da Dmitri Gendelman, consigliere dell’Ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in un messaggio pubblicato su Telegram.
Sempre il Times of Israel ha riportato che la maggior parte dei ministri della Knesset ha votato a favore dell’accordo, incluso il ministro Ofir Sofer del partito di estrema destra Sionismo Religioso del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, i cui altri ministri si sono opposti all’accordo, così come tutti i membri del partito ultranazionalista Otzma Yehudit.
Con l’approvazione dell’accordo da parte del governo israeliano entra in vigore il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Gli Stati uniti invieranno circa 200 militari in Israele per contribuire al monitoraggio e al sostegno dell’accordo, nell’ambito di una missione congiunta che coinvolgerà anche Paesi partner, organizzazioni non governative e attori del settore privato.
Ma nonostante il cessate il fuoco ufficialmente entrato in vigore dopo la mezzanotte, aerei da guerra israeliani avrebbero effettuato all’alba di oggi un bombardamento sulla città di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo sostiene l’agenzia palestinese Wafa. Secondo il corrispondente dell’agenzia, le forze israeliane hanno colpito con diversi proiettili di artiglieria l’area di Al-Katiba, nel centro di Khan Yunis, mentre droni militari sorvolavano la città. Fonti locali hanno inoltre segnalato un attacco aereo particolarmente violento che ha colpito il centro urbano nelle prime ore del mattino.
Restano dunque numerosi interrogativi sui prossimi passi, tra cui il disarmo di Hamas – che si sarebbe rifiutato -, il ritiro delle forze israeliane da Gaza e la formazione di un futuro governo locale.