“Trentotto anni di contributi (e 62 anni di età) per accedere all’uscita a ‘quota 100’ per i prossimi tre anni, così come trentasei anni di contributi per accedere all’Ape Social sono traguardi irraggiungibili per il 99% degli operai edili italiani. Lo abbiamo denunciato con il Governo precedente e continuiamo a farlo con questo” è quanto afferma Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, che prosegue “Anzi, guardando alla platea di ‘quota 100’, di fatto ne restano fuori proprio coloro che svolgono lavori gravosi e discontinui, insieme a donne, giovani e lavoratori meridionali, cioè i più deboli”.
“Continuiamo a chiedere, insieme a CGIL, CISL e UIL una vera modifica della legge Fornero che permetta uscite flessibili senza penalizzazioni, riconoscendo che i lavori non sono tutti uguali. E non lo dice il sindacato “di parte” ma le statistiche ufficiali: chi svolge lavori gravosi ha un’aspettativa di vita inferiore fino a 7 anni rispetto ad un impiegato. Un operaio edile a 65 anni – continua Genovesi – ha mediamente tra i 27 ed i 31 anni di contributi, conosce il ricatto del lavoro nero ed è obbligato a stare sulle impalcature, a rischio della propria vita, fino quasi ai 70 anni. Molto più utile, invece di “quota 100″, sarebbe riconoscere la condizione di lavoratore gravoso con uscite flessibili o, se proprio si vuole avviare un cambio di tendenza, rifinanziare l’Ape Social (e non usare solo i residui 2018) garantendone l’accesso a chi ha almeno 30 anni di contributi o 63 di età, confermando come condizione solo gli ultimi 7 su 10 svolti in cantiere.”
Ed è per queste ragioni che nel recente Ccnl dell’edilizia “abbiamo creato un Fondo nazionale per il ricambio generazionale – prosegue Genovesi – perché è giusto che i nonni facciano i nonni ed i nipoti possano trovare un lavoro. Ma serve un chiaro cambio di rotta politico, oltre le esigenze elettorali ed oltre la propaganda in vista delle prossime elezioni europee. Anche per questo saremo in piazza il prossimo 9 Febbraio a Roma a sostegno della piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil e saremo per le vie di Roma, come sindacato unitario delle costruzioni, il prossimo 15 marzo per chiedere una politica di rilancio per il nostro settore e di tutela per i nostri lavoratori” conclude il leader degli edili Cgil.