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Home - Approfondimenti - La nota - Governo, Regione Lazio e Anpal stanziano 15.000 euro a lavoratore per la ricollocazione dei 1666 licenziati Almaviva

Governo, Regione Lazio e Anpal stanziano 15.000 euro a lavoratore per la ricollocazione dei 1666 licenziati Almaviva

16 Febbraio 2017
in La nota
Governo, Regione Lazio e Anpal stanziano 15.000 euro a lavoratore per la ricollocazione dei 1666 licenziati Almaviva

Una cabina di regia formata da Regione Lazio, Anpal e Governo darà vita a delle misure importanti per la ricollocazione dei 1666 lavoratori di Almaviva licenziati a Roma lo scorso 23 dicembre. “L’obiettivo è quello di costruire percorsi di politiche attive del lavoro contemporaneamente all’erogazione degli ammortizzatori sociali previsti dalla legge” ha affermato il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti in apertura della conferenza stampa in Via Veneto 56. “Il Governo ha fatto di tutto perché non si arrivasse a questo triste epilogo. Abbiamo scelto la strada di organizzare più strumenti da mettere a disposizione per i lavoratori. Un atto – ha concluso Poletti – che ci sentiamo di fare per migliorare le condizioni di chi non è più occupato.”

Ma a spiegare in cosa consistono le misure è stato il Presidente dell’Anpal, Maurizio del Conte. Il primo incarico della nuova agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro, ha previsto prima di tutto uno studio approfondito del campione dei 1666 lavoratori Almaviva, delle loro competenze e dei percorsi di formazione dei singoli dipendenti. Lo studio è stato utile a capire le misure da mettere in campo che verteranno principalmente sulla ricollocazione dei lavoratori attraverso un percorso di accompagnamento e diverse risorse economiche. Si prevedono, quindi fino a 15 mila euro per l’accompagnamento al lavoro per ogni lavoratore costituiti da tre misure differenti. Sarà erogato un assegno di collocamento per un massimo di 5000 euro; un assegno di formazione per un massimo di 2000 euro e un bonus occupazionale per un massimo di 8000 euro, ovvero un incentivo per le imprese che decideranno di assumere attingendo dal bacino dei lavoratori Almaviva licenziati. I criteri di questa erogazioni non sono chiarissimi. E’ stato specificato solo che dipendono dal grado di formazione del lavoratore. Secondo lo studio Anpal la maggior parte dei dipendenti Almaviva detiene la terza media perciò i 15 mila euro verranno utilizzati nella loro interezza.

Fino a questo punto le risorse vengono destinate a tutti tranne che ai lavoratori, verrebbe da specificare. Senonche è previsto anche un incentivo di 18.000 euro per l’autoimprenditorialità di cui 15.000 per il capitale di avvio dell’attività e un massimo di 3.000 euro per il percorso di accompagnamento e formazione. Infine, è previsto un contributo di massimo 10.000 euro per il ricollocamento ai lavori di pubblica utilità per gli ex-dipendenti Almaviva che hanno superato i 60 anni di età. Anche Del Conte ha sottolineato che la cabina di regia “ha usato un approccio che punta alla domanda di lavoro e politiche attive a partire dalle imprese che possono assumere con un programma di scouting della domanda di lavoro e un raccordo tra domanda e professionalità. Il lavoratore è inserito in un percorso di accompagnamento che prevede formazione e riqualificazione – ha concluso”.

L’assegno di ricollocazione che partirà per tutti a livello nazionale il 1° Marzo, per quanto riguarda il caso di Almaviva sarà finanziato nello specifico da un fondo europeo per l’adeguamento alla globalizzazione. Fondi che normalmente sono difficilmente erogabili anche perché il processo risulta essere lento. Anpal anticiperà le risorse per poi recepirle in un secondo momento dal fondo stesso. Si avvieranno, inoltre, 5 sportelli a Roma e uno in ogni provincia del Lazio dedicati direttamente ai lavoratori coinvolti. Dal 6 al 24 marzo ci sarà la convocazione per gruppi di lavoratori presso la sede di Porta Futuro di Testaccio che illustrerà e orienterà alle misure adottate. Mentre dal 13 al 16 aprile la chiamata sarà diretta ad ogni singolo ex dipendente.

Il Presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti ha dichiarato che l’obiettivo delle misure intraprese è quello di “farsi carico di una condizione di disagio di una prospettiva di vita interrotta dalla perdita del posto di lavoro mettendo alla prova innovazioni legislative e politiche utilizzando in maniera innovativa le risorse europee. Quindi, non avverrà più come accadeva in passato per la cassa integrazione. Il soggetto non aspetterà passivo un lavoro ma si andrà oltre l’assistenza inserendo elementi di investimento che puntano alla costruzione di una prospettiva di vita”.

Il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda ha illustrato, invece, gli obiettivi del Governo anche sul lungo periodo e presuppone due fronti di intervento su tutto il settore dei call center. Il primo riguarda la legge di bilancio, il secondo una normativa che prevede il sanzionamento di chi non comunica la delocalizzazione fuori dall’Unione europea e il divieto delle gare d’appalto in base al costo del lavoro quindi all’offerta migliore nelle pubbliche amministrazioni. Per quanto riguarda le aziende, invece, Calenda ha dichiarato che si è avviata “una trattativa chiedendo uno sforzo di autoregolamentazione su due punti fondamentali: limitare in assoluto la delocalizzazione prevedendo un impegno in termini di percentuale anche nei paesi dell’Unione europea; prendere l’impegno di non partecipare gare al ribasso, prendendo in considerazione il costo del lavoro medio e non quello minimo”. Calenda ha tenuto a precisare che “si tratta di un documento di suggerimento da parte del Governo e non un’imposizione alle aziende”. Sembrerebbe un po’ poco se non fosse che già 12 aziende, secondo il Ministro, hanno acconsentito all’accordo. Calenda ritiene che “il settore del call center abbia bisogno di un livello di protezione superiore perché è la parte più esposta della catena del valore”, ecco perché considera il fondo europeo contro gli effetti della globalizzazione importantissimo: “abbiamo bisogno di una difesa molto molto forte del settore. Non può essere affidato solo alla variabile costo del lavoro e dumping sociale – ha concluso”.

Infine, la speranza di ricollocazione più concreta è stata una interlocuzione tra l’ad di Almaviva, Marco Tripi e lo stesso Ministro dello sviluppo economico. “Almaviva – ha dichiarato Calenda – è composta da due componenti: la società di call center che ha una situazione più difficile e un’altra società che lavora nell’informatica con una situazione molto diversa e che ha vinto delle gare di appalto importanti. Riteniamo che sia fortemente auspicabile che, se i corsi di formazione previsti oggi lavoreranno sulla riqualificazione di quelle competenze che sono necessarie per lo sviluppo della società che si occupa di informatica, ci sia una corsia preferenziale, ovviamente informale, di Almaviva su questi lavoratori. La società – ha concluso Calenda – ha dato questa disponibilità”.

I buoni propositi di queste misure fanno ben sperare sul futuro degli ex-lavoratori di Almaviva. La strada intrapresa dalla cabina di regia è molto più concreta del previsto ma molte variabili rimangono comunque sul piano dell’informalità e quindi dell’incertezza. Dalla conferenza stampa di oggi si evince che seguire le prossime tappe sarà fondamentale per osservare se le misure previste porteranno a dei risultati positivi. Intanto, a marzo, scadranno i termini anche per i lavoratori di Almaviva di Napoli e quello sarà il primo banco di prova per dare continuità al progetto di riforma del settore a livello nazionale. Staremo a vedere.

A.P.

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