Ogni tanto, anzi ogni tantissimo, spunta non si sa perché anche una buona notizia: per esempio la sentenza della Consulta che riconosce alle coppie lesbiche il diritto essere genitrici del figlio nato attraverso la procreazione assistita all’estero (pratica vietata in Italia). Non solo dunque alla madre biologica che ha fornito l’ovulo ma anche alla madre “intenzionale”, cioè alla compagna o fidanzata o moglie della prima madre. E’ una sentenza che ribalta la tesi delle destre, italiane e non, e che sancisce un diritto sacrosanto. Malgrado tutti coloro che sostengono che i genitori devono essere un uomo e una donna, da Matteo Salvini a Giorgia Meloni, fino al nuovo Papa Leone IX. Una piccola ma significativa crepa si è così aperta nel muro della propaganda a favore della famiglia tradizionale, adesso anche le coppie arcobaleno possono definirsi ed essere considerate famiglie a tutti gli effetti.
Ma si tratta di una goccia nell’oceano in un mondo che ci bombarda (non solo in senso metaforico) di notizie che peggio di così si muore (e anche questa non è una metafora): la peggiore di tutte, semmai si potesse stilare una classifica del genere, arriva a tutte le ore del giorno e della notte da Gaza. Dove orma i morti sono cinquanta-sessanta mila, forse più e tra loro oltre la metà sono bambini. E non c’è modo, almeno finora, di fermare il premier israeliano e il suo esercito. Netanyahu ha deciso e lo ha anche detto esplicitamente che i palestinesi devono scomparire – almeno dalla Striscia di Gaza – costi quel che costi. Una furia così non l’avevamo mai vista in questo secolo, tanto che ormai anche diversi paesi occidentali (non tutti però, Italia, Germania e Polonia non hanno aderito) hanno firmato un intesa per bloccare le esportazioni di armi verso Tel Aviv e hanno usato parole durissime contro il governo israeliano. Lo stesso Papa è intervenuto più volte per implorare la fine di una guerra che non si può chiamare genocidio ma che di questo si tratta. Purtroppo la fine di questa mattanza non appare vicina, e soprattutto non si capisce cosa intendano fare gli europei e gli altri Paesi del mondo per farla cessare. Qualcosa tuttavia dovranno fare, certo non aspettare un altro anno e mezzo assistendo inerti a qualcosa che non è più tollerabile.
E non è tollerabile nemmeno la guerra in Ucraina che ormai dura da oltre tre anni. Su questa però gli occidentali sono intervenuti e continuano a farlo, anche se spesso inutilmente e anche in maniera dannosa. In ogni caso se ne occupano, mandando armi e aiuti a Kiev ma senza aver mai fatto un serio tentativo di pacificazione. Ossia cercare in tutti i modi possibili di mettere intorno a un tavolo Putin e Zelensky affinché provino a mettersi d’accordo quanto meno su una tregua che poi possa diventare una pace. Ci ha provato Donald Trump, parlando al telefono due ore con il presidente russo ma neanche lui è riuscito a ottenere qualcosa di concreto. La guerra continua perché i russi non intendono firmare un tregua senza smettere di combattere mentre gli ucraini pretendono che il negoziato si apra solo quando le armi si fermeranno. E’ evidente che se nessuno dei due cambia opinione, non ci sarà alcun cessate il fuoco. Così come sarà molto difficile per Zelensky continuare a sostenere che i territori occupati dai russi devono tornare ucraini e per il suo nemico russo non è ormai possibile rinunciare a quegli stessi territori che ha conquistato con la forza delle armi.
Così non se ne esce né in Ucraina né a Gaza. Così continueranno a morire decine di migliaia di persone, soldati o civili che siano, mentre il resto del mondo sta a guardare, e quindi si rende complice di entrambi i massacri. E’ evidente che qualcuno deve cedere qualcosa, altrimenti non potrà esserci alcuna possibilità di pace.
Ma forse, chissà, è meno complicato arrivare a una trattativa tra Mosca e Kiev che tra Israele e i palestinesi. L’Europa e gli Stati uniti hanno più possibilità di convincere i due leader di Russia e Ucraina di quante ne abbiano nei confronti di Netanyahu. Il quale non si fermerà a meno che non venga estromesso dal governo: ma questa è una possibilità remota, soprattutto nel corso di una guerra. Eppure gli Stati uniti e tutta l’Europa avrebbero qualche carta da giocare, magari aiutando l’opposizione israeliana a liberarsi del loro attuale leader. Un’opposizione che esiste ed è anche piuttosto forte, ma che avrebbe bisogno di sentirsi protetta. In tutti i modi possibili, dalle sanzioni (non si capisce perché vengano promosse contro la Russia e non contro Israele) all’aiuto concreto, quindi anche economico, alle forze politiche civili che non ne possono più. E che non sopportano più di essere più considerati gli sterminatori di un popolo, loro che lo sterminio lo hanno subito più di ottant’anni fa.
Riccardo Barenghi