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Home - I nuovi manager - Guerriero, meritocrazia e competitività

Guerriero, meritocrazia e competitività

14 Luglio 2010
in I nuovi manager

L’Italia ha assoluto bisogno di maggiore presenza, cultura e competenza manageriale nell’economia e nella società (visto che il rapporto dirigenti/dipendenti è da noi dell’1%, contro il 3% di Francia e Germania e il 6% di Inghilterra) per poter competere adeguatamente sui mercati globali e riprendere la strada della crescita. Ha bisogno che le Pmi, il tessuto portante dell’economia nazionale, capiscano che senza un’adeguata sinergia tra imprenditore e manager, tra imprenditorialità e  gestione manageriale non c’è futuro. Non a caso questo è quello che hanno fatto negli anni recenti i campioni del nostro capitalismo, quelle PMI che sono cresciute e diventate protagoniste sui mercati globali grazie al passo indietro della proprietà, all’inserimento di manager capaci e ad un sistema di governance che assicura la massima sinergia e il massimo contributo da parte di tutti gli attori.

Per fare questo c’è bisogno non solo di più aziende che capiscano l’importanza di avere un’efficiente ed efficace gestione manageriale e quindi più manager, ma anche di dirigenti scelti, valutati, promossi o licenziati sulla base delle loro performance, piuttosto che sulla fedeltà, sul rapporto con la proprietà. Perché il primo modello manageriale – come dimostra la ricerca effettuata nel 2008 da alcuni docenti della London School of Economics per la Fondazione Rodolfo De Benedetti diretta da Tito Boeri, alla quale ha collaborato anche Manageritalia – determina per le aziende una crescita delle vendite e dell’occupazione e un rendimento del capitale più alti di quello che si basa sulla fedeltà.

 

Solo così i dirigenti potranno esplicare appieno il loro ruolo e fornire il loro contributo, anche etico, in termini di sviluppo e crescita delle aziende e del sistema economico e sociale. Di questo management il Paese ha assoluto bisogno, ancor più in un frangente di crisi economica globale e di mercati che cambiano e decidono sempre più rapidamente e frequentemente chi, in termini di professionalità, aziende, settori e Stati, premiare e bocciare nella competizione per essere ai primi posti nella creazione di valore aggiunto. Uno scenario che ha portato a profondi cambiamenti anche nel mondo del lavoro, dove  vantaggi competitivi, professionalità e competenze si creano e/o distruggono in tempi brevissimi e questo ha modificato e modificherà sempre più il percorso professionale di tutti i lavoratori, ma soprattutto dei manager.

Proprio per questo il ruolo del sindacato dei dirigenti, delle loro Associazioni professionali, diviene oggi ancora più importante per supportarli e accompagnarli verso il futuro.

Un importante compito deve essere svolto al meglio muovendosi e innovando la funzione di rappresentanza, la contrattazione e la capacità di fornire servizi professionali. Ci vuole una maggiore capacità di dare voce al management presso politica, istituzioni e società, per dare finalmente anche nel nostro Paese una vera cittadinanza alla dirigenza e alla sua capacità di contribuire allo sviluppo economico e sociale. Con tale obiettivo da anni Manageritalia sviluppa iniziative a favore di un paese più meritocratico, equo e competitivo.

Bisogna poi continuare a innovare a livello contrattuale per garantire flessibilità, diritti e occupabilità. Il Contratto dirigenti del terziario ha già fatto tanto in quest’ottica negli ultimi anni: ha inserito la formazione continua (con la nascita del Centro Formazione del Terziario nel rinnovo contrattuale del 1992), l’outplacement (nel 1995), incentivi e sgravi per la nomina dei giovani dirigenti (2004) e per l’assunzione di dirigenti over 50 disoccupati (2008). Ha puntato nel contratto sulla retribuzione variabile legata ai risultati, perché diventi sempre più una consuetudine e un incentivo a premiare il merito e a favorire le produttività. Ha introdotto ulteriori garanzie per i dirigenti licenziati mantenendo attive, per i 12 mesi successivi alla perdita del posto, formazione e prestazioni dei Fondi contrattuali previdenziali, sanitari e assicurativi, proprio per permettere loro di gestire al meglio la ricerca di un nuovo incarico.

 

Il Contratto ha però anche un altro importantissimo compito quello di garantire con la sua diffusione e applicazione, non solo i diritti e doveri dei dirigenti, ma anche e soprattutto quella libertà professionale più propria di un sistema manageriale basato sulle performance piuttosto che sulla fiducia. Infatti, di fronte al proliferare di incarichi manageriali che le aziende preferiscono regolare con contratti liberoprofessionali o simili, è sotto gli occhi di tutti come venga fortemente diminuita la possibilità e capacità che il manager, se non adeguatamente supportato dal CCNL dirigenti, possa esplicare appieno il suo ruolo pretendendo delega, autonomia decisionale e operativa e di essere valutato sulle performance e non sulla fedeltà.

Ogni fuga da un corretto inquadramento del manager con il CCNL dirigenti – che da sempre prevede che il dirigente possa essere assunto anche a tempo determinato, licenziato e pagato con un’ampia parte di retribuzione variabile legata ai risultati raggiunti – collegandola a necessità di flessibilità, di abbattimento dei costi ecc., oltre che essere spesso contraria alla legge, suona come una scusa per avere campo libero e continuare a ragionare in termini di fedeltà. Il tutto a danno delle imprese, dell’economia e della società, oltre che dei manager stessi.

Rappresentare i dirigenti vuole anche dire operare per far sì che abbiano e mantengano nel tempo competenze, capacità e comportamenti ai massimi livelli di performance. Per questo, per i manager, per le aziende e per il sistema, abbiamo da alcuni anni introdotto servizi altamente professionali, che affiancandosi alla formazione continua e di qualità del CFMT, permettano ai manager di mantenere alto il loro valore in azienda e sul mercato. Coaching, consulenza di carriera e da ultimo Youmanager, il servizio di valutazione, certificazione e sviluppo dei profili manageriali (parallelo a quanto esistente da anni in Inghilterra e in linea con gli standard della UE) sono la nostra risposta all’evoluzione attuale e futura della figura dirigenziale.

Un modo per aiutare gli individui a gestire al meglio i sempre più frequenti up and down, le discontinuità, e le necessità di ricollocarsi, che sempre più spesso il mercato e il mondo del lavoro presentano. Anche le iniziative messe in campo da Manageritalia volte ad aiutare i dirigenti in difficoltà, finanziando appositi percorsi di consulenza/formazione e parallele integrazioni al costo del lavoro o al reddito, per aiutare le aziende in difficoltà a riprendersi senza privarsi delle indispensabili competenze manageriali e i dirigenti in mobilità a ricollocarsi sono un tassello di un sistema volto a supportare i dirigenti, ma anche il sistema.

E se vogliamo che i forti cambiamenti e gli sforzi messi in campo dai singoli e da chi li rappresenta siano un vantaggio per il Paese è sempre più necessario che tutti si rendano conto dell’indubbio ruolo che in un sistema economico e sociale avanzato i manager devono avere.

Lorenzo Guerriero, Presidente Manageritalia

 

 

 

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Il diario del lavoro apre un nuovo filone di discussione tra i propri lettori, questa volta sul ruolo dei dirigenti industriali, che hanno subito in questi anni una profonda trasformazione, scommettendo su nuovi valori fondanti il proprio ruolo nella società. Il primo a intervenire in questo forum è Giorgio Ambrogioni, presidente di Federmanager, il sindacato dei dirigenti di aziende industriali.

 

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