Da cosa si può iniziare per limitare il problema?
In primo luogo occorre preoccuparsi di diffondere una maggiore cultura della sicurezza, se ne dovrebbe parlare già nella scuola primaria per farne comprendere la serietà. Occorrerebbero maggiori risorse anche su questo fronte e un maggiore impegno da parte delle istituzioni. Nel nostro settore i Comitati tecnici paritetici per la prevenzione degli infortuni, in ogni provincia, operano da anni per la formazione, informazione e per il supporto tecnico, ma i risultati non sono ancora sufficienti.
E sul fronte dei rapporti di lavoro?
La regolarità del rapporto di lavoro rappresenta uno strumento essenziale, è infatti provato che dove questa è maggiore, minori sono gli infortuni. Le regole sulla sicurezza in Italia ci sono e sono adeguate. Il nostro quadro di riferimento legislativo è tra i più adeguati a livello europeo.
In particolare?
La legge 30 aiuta la regolarità dei rapporti di lavoro laddove, ad esempio, prevede che l’assunzione di un lavoratore avvenga il giorno precedente a quello di inizio effettivo dell’attività. Questo permette di scongiurare tutti quei casi in cui solo al momento di un infortunio il datore di lavoro si trovava costretto a denunciare un proprio lavoratore. Altro strumento, introdotto dalla Legge 30, importante per la stessa finalità, è il Documento unico di regolarità contributiva (Durc)
In che modo può aiutare il Durc?
Contrastando il lavoro irregolare, nel settore delle costruzioni c’è un’ampia fascia di lavoratori che non esiste ufficialmente, molti sono dei “fantasmi”. Per ricevere il Durc, necessario alle imprese per partecipare a gare per lavori pubblici o privati, i datori di lavoro devono dichiarare il numero di addetti e iscrivere questi, in maniera contestuale, a Inps, Inail e Casse edili. Una sperimentazione condotta, prima a Perugia e poi in altre province italiane, sull’utilizzo del Durc ha dato buoni risultati sul fronte del contrasto al lavoro irregolare. Con un accordo sottoscritto tra Regione, amministrazioni locali, Feneal, Filca, Fillea, Ance, associazioni del mondo dell’artigianato si è deciso di attivare il Durc, grazie a questo le iscrizioni alle casse edili sono aumentate del 30-40% e si sono avuti risultati anche contro l’evasione fiscale. Ora il sindacato intende procedere nel rafforzamento del concetto di regolarità affiancandovi quello della congruità contributiva, ovvero la regolarità provata dalla congruità tra costo della manodopera e dei materiali per la realizzazione di un’opera.
Il subappalto è una pratica che limita la sicurezza?
Il subappalto non è un problema di per sé, ma di sicuro può comportare dei rischi quando se ne fa un uso eccessivo. La prassi dei ribassi anomali, ad esempio, comporta necessariamente che le risorse stanziate per un’opera vengano ridotte al massimo e per far fronte alle spese solitamente si sceglie di ricorrere al lavoro nero e di utilizzare prodotti di scarsa qualità: in queste circostanze l’aspetto sicurezza è l’elemento di maggiore preoccupazione. Esistono regole per cui in sede di ideazione e progettazione dell’appalto debbono essere specificati i costi per la sicurezza, che non sono soggetti a ribasso. Ma il problema resta lo stesso: le regole devono essere applicate. Tempo fa l’Autorità di vigilanza sui lavori pubblici giudicò illeciti gli appalti assegnati a progetti che non avevano previsti questi costi o che li avevano calcolati non in modo congruo. Il risultato? I lavori sono stati comunque realizzati
A proposito di norme, cosa pensa del Testo unico?
Non abbiamo più le certezze di prima. Il riordino delle norme sulla sicurezza è un fatto positivo, ma nella stesura del Testo il Governo ha completamente ignorato il rapporto con le parti sociali e gli operatori, ha calpestato la concertazione e quindi ha ritenuto di procedere unilateralmente. Ne è una dimostrazione anche il fatto che le osservazioni mosse da Cgil, Cisl e Uil attendono ancora una risposta.
Una contrarietà quindi nel metodo?
Sì, ma anche nel merito. Sono diversi gli aspetti che ci preoccupano, molti dei quali sono stati evidenziati anche dalle Regioni in Conferenza Unificata. Tra le critiche, ad esempio, il ruolo affidato agli enti bilaterali: come Feneal-Uil riteniamo positivo l’intervento sociale sulla sicurezza attraverso la bilateralità, ma è necessario precisare il ruolo dei Ctp per evitare di stravolgere i compiti che le parti sociali di settore hanno loro assegnato con la contrattazione.
Il Testo unico, poi, tende a indebolire il ruolo del delegato alla sicurezza, non prende in considerazione alcuni tipi di rapporto di lavoro, quelli più nuovi, limitando così la propria efficacia.
Nel mondo delle costruzioni come gestite il tema della sicurezza?
Ci sono tre enti bilaterali, le casse edili (si occupano di regolarità del rapporto di lavoro, attuazione politiche contrattuali), le scuole edili (si occupano di formazione professionale per i lavoratori), i comitati tecnici per la prevenzione degli infortuni (che si occupano di formazione e informazione verso i lavoratori e di consulenza e supporto tecnico verso le imprese). A livello nazionale l’intervento è coordinato da altri tre enti: le casse edili nazionali, il Formedil e la Commissione nazionale dei Centri tecnici per la prevenzione. Questi organismi sono fondamentali per la disciplina della sicurezza, perché provvedono all’omogeneità di tutti gli aspetti che possono interessare il lavoro: procedure, prodotti, materiali didattici e formativi, formazione dei tecnici. Questa finalità diventa un traguardo importante soprattutto in un settore come l’edilizia fortemente caratterizzato dalla mobilità. Tra le attività della Commissione nazionale c’è in programma anche l’attivazione di incontri a carattere interregionale e interprovinciali che facilitino la conoscenza delle diverse realtà sul territorio nazionale e lo scambio di buone prassi. Un momento di confronto quest’anno si svolgerà in occasione della quarta Conferenza annuale della Commissione in programma per il 30 giugno e 1 luglio prossimi, a Palermo.
Pensa sia necessaria l’istituzione di un Commissione parlamentare d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro e le morti bianche votata dal Senato?
E’ utile. Offriamo la massima disponibilità per arrivare a fare chiarezza sugli accadimenti di tanti “misteri”. Anche perché il fenomeno è ancora troppo diffuso. Le stime, di sicuro condotte con la massima serietà, non possono essere considerate certe. I dati elaborati dall’Inail si basano sul numero degli infortuni denunciati, notoriamente sottostimati rispetto a quelli effettivi visto il tasso elevato di lavoro nero. Sono troppi gli infortuni che non vengono denunciati. Il settore delle costruzioni conta oltre 600 mila lavoratori autonomi (dati Istat): se un infortunio riguarda questi soggetti è ben difficile che venga denunciato, al più viene dichiarata una malattia, che comporta oneri molto più esigui per le imprese.

























